LA CUCINA ITALIANA 1937

26 LA CUCINA I TAL I ANA 1" Di c embre 1937-XV.T, La merenda di Gigino Piccolo e insieme grande problema, è per le mamme quello della merenda dei propri bambini, poiché si cade troppo facilmente nella monotonia. Cile la merenda sia necessaria non è da dimostrare; il bambino non può stare, nel periodo più delicata dell'ac- crescimento che è proprio quello della prima infanzia (dalla nascita a quat- tro anni) senza prender cibo per mol- te are. La merenda facilmente può in- fluire sull'appetito, diminuendoloper- chè poco variata; evitino le mamme il solito caffè e latte col solieto savoiar- do. Meglio abituare il bambino a poco a poco all'alimentazione dell'adulto, sarà ginnastica utile per il suo app<v- rato digerente. Come già dai quattor- dici mesi possiamo dare al. bambino la prima pìccola pasta asciutta dì ca- pelli d'angelo glutinati secondo il pa- rere di un grande pediatra, l'Allarià, che consiglia tutto questo per abitua- re al-più presto il bambino alla ali- mentazione dell'adulto, così possiamo, a poco a poco, concedere al bambino la merenduola col pan biscotto e i se- guenti c'impanatici: miele, miele e ri- cotta; marmellata, -aariata a seconda dei giorni, una carotina rossa, ad e- sempio, condita con maionese o altra salsa e mille altri companatici. Gigino (cominciamo a parlare di Gigino che AVEET AMBIEI NT DA SISTEMEAR ? OSAET PAVIMIENT DI LINOLMEU l " ' | SOC D E L L I N O L E U M MILANO • VIA M, MELLONI N 28 STABILIMENTO A MARNI iBBbrUl ormai mangia tutto.) volle una volta un carciofino sott'olio, schiacciato e aperto messo a guisa di rosa, (così di- ceva lui) su una fetta di pan biscotto. Poi un giorno,.a Villa Borghese, volle la fettina di pan biscotto col marrone condito tagliato a fettine e coperto con quella panna montata che a Ro- ma si chiama « Chantilly » (Ha una curiosa storia la «Chantilly »: la intro- dussero a Roma alcuni ufficiali fran- cesi ed ebbe, dapprima, il nome di crema all'uso di Chantilly). Poi un giorno ha voluto un bacio; lì per lì il babbo credette si trattasse di un bpcio non commestibile; quando Gigi- no soggiunse che voleva la carta d'ar- gento per farne una stellina da mette- re in fronte al somarello che a Villa Borghese l'aveva portato poco prima a passeggio, il babbo comprese. E il « bacio » fu acquistato ; l'igieni- sta amico del babbo rassicurò sulla digeribilità da parte dello stomaco di Gigino. Gigino assaporò il cioccolato, le noci e le mandorle che compongono il « bacio »,- poi una parte di « bacio » cadde. in terra e il somarello (ormai Gigino era smontalo) abituato dai bimbi a mangiare di tutto, lo raccolse destramente e continuò la sua strada quale « trapelo » del minuscolo omni- bus che incrocia nei pressi di Piazza di Siena. Non ci furono pianti; Gigino si la- mentò un po' e disse: ti Ma chi glielo ha insegnato a mangiare il mio. bacio, al somarello ? ». Questa è autentica. Ormai Gigino sa che il giovedì e la (lomenica la sua merenda è costituita da un bacio e da una fetta di pan biscotto. L'igienista dice che l'una razione completa dove entrano grassi proteine e idrati di carbonio. (Non spaventatevi delle parole difficili: sap- piate, lettrici, che tutti questi tre ele- menti fondamentali debbono entrare in un'alimentazione razionale). Per l'apporto dì vitamine che com- pleta la razione suddescritta si dà a Gigino un'arancia, un mandarino, o quando non si trovano agrumi, del succo di pomodoro, preparato all'ame- ricana- Gigino aspetta ora, dopo il bacio, l'arancia. G. A. •La manutenzión dei pavimi ent di Linoleum 1) - Spazzatura giornaliera. — Al la pulizia quot idiana si provvede a- spartando la polvere con una sco- pa a setole non rigide. Se il locale è in comuni cazione diretta con l 'e- sterno e mol to frequentato, si può eseguire la spazzatura giornal iera con uno strof inacc io umido, oppure con segatura umida; in tal caso però oc cor re dar la cera al pavi- mento più sovente. Do:p 0 la puli- tura, si strof ina la superf icie del l inoleum c on un cenc io di lana a- sciutto, in maniera da ridare al l inoleum la lucentezza primitiva. 3) - Per pulire il pavipiento di lìv,0' leum. — Quando il pavimento c o- mincia ad apparire alquanto su- dicio, lo si pul isca c on segatura leg- germente imbevuta di surrogato di acquaragia. 3), - L'applica£ione della cera. — Ad intervalli di qualche sett imana o più, secondo il transito a cui è sogget to il pavimento, dopo averlo pulito, c ome si è detto, g i ova dare al l inoleum un pò di cera in pasta oppure liquida, pre f erendo le qua- lità per pavimenti di linoleum, che si trovano in commer c i o. La cera va data in pochi ss ima quantità e dopo aver la stesa, si strof ina il pa- vimento con un panno di lana. 4) - Sottopiedi per mobili. — E ' op- portuno che le sedie e i mobi li pesanti o c on piedi sottili siano provvisti di sottopiedi di feltro, o di ebanite ( che si trovano in ven- dita presso i rivenditori di l ino- l eum) oppure che il piede dei mo- bili sia ad estremi tà arrotondata- s i - Raccomandazioni: Non lavare mai il pavimento c on acqua, spe- cialmente se a get to; Non usare pagl ia di ferro, nè pomi ce, nè pol- veri abrasive, nè prodotti da smac- chiare del Commerc io; Non usare olio di lino, nè petrol io,. nè altre sostanze grasse; Non usare soda nè varechina o altre sostanze al- cal ine caust i che; Per la ceratura si dia la preferenza a una buona qualità di cera da pavimenti dei tipi in commerc i o, oppure a cera preparata con ceresina sciolta in acquaragia o su G surrogato. D i f f o n d e te « La Cucina Italiana » ^ CG£ . . ^ " " v / ' [ pRouanaiTAUAtin 1 . 142 C o m p a g n i a G e n e r a h B ! 1 h t t r i c i t A - [ W i u a n O „

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