LA CUCINA ITALIANA 1937

12 JJi CUCINA ITALIANA 1 " Febbraio 1937-XV C o n s i g l i a H o s e ï i a Amore alla terra Son venuta a dare il buongiorno a Roset ta che iersera , - a fatto l i - torno dal Chianti col marito ed il pupo. Fo l co dorme placidamente nel suo lettino. Mentre gli sfioro con le lab- bra una manina che esce, tepida e rosea, dalla rimboccatura, Roset ta mi di ce in un tono indefinibile: — Le presento l 'erede dello zio! .. E s i ccome l ' interrogo con lo sguar- do tra perplessa ed incuriosita, mi racconta che due giorni f a lo zio, dopo aver chiamato lei e Cochi nel suo studio annunziò loro di aver le- gato con disposizione testamentaria tutte le proprie sostanze, al bisn-ipo- tino adorato. La cara donnina prosegue: •— Fu un momento d'angoscìà, per noi. L' idea della fine, evocata da quel vecchio cadente ci dava un senso di raccapriccio. Ci si sforzava di devia- re il discorso verso un argomento meno penoso: ma non ci fu possibile. Lo zio aveva uno scopo da raggiun- gere. Voleva da noi una promessa... - - Quale? Voleva che c ' impegnassimo di ri- tirarci a vivere nella sua villa il gior- no — son parole sue — che il Si- gnore si degnerà di chiamarlo a sè. Su questa promessa egli basa la spe- ranza che Fo l co si attacchi alla terra dove lui è nato ed invecchiato, e l 'ami c ome l'ha amata lui ed ancora l 'ama sul limite della vita. — E loro promi sero? — Il rispetto per la volontà dello zio e l'interesse del nostro piccino ce lo imponevano. Ora, però, consi- derando l 'eventualità di dover man- tenere l ' impegno preso, provo una stretta al cuore. — E Cochi è sgomento? — Nemmeno per sogno. Lui ci sì è trovato subito bene, lassù. Sempre in giro col fattore, sempre a chiac- chierare coi contadini... Par lava di semente, di concimi e di bestiami con una disinvoltura stupefacente. Io, in- vece, mi annoiavo tanto. Ero come un pesce fuor d'acqua. — Sfido io! Una donna attiva a star senza far nulla si annoia! Ma, quando lei fosse entrata con doveri e diritti precisi nella sua veste di pa- drona di casa ed avesse modo di e- spl icare in tante occupazioni, in tante piccole iniziative, quella buona volon- tà della quale ha dato prova conti- nua in questi due anni di vita ma- trimoniale. vedrebbe le cose sotto un altro aspetto. Roset ta ne dubita. — Le assicuro — riprendo con slan- cio — che non avrebbe il tempo di annoiarsi. La direzione della casa — non di un guscio di noce come que- sta, ma di una vasta abitazione con gli annessi e connessi, ed in ogni angolo della quale dovesse arrivare l ' occhio vigile della massaia — l 'ob- bl igo di presiedere alle tante faccen- de che in campagna si ripetono di anno in anno, in un ciclo subordi- nato all 'alternarsi delle stagioni: un cumulo, insomma, di piccole e grandi responsabilità strette l 'una all 'altra senza respiro... O Roset ta! Tutto que- sto non le sembra suff iciente a col- mare le giornate anche della più so- lerte padrona di casa? Roset ta non sembra disposta a ri- credersi. — Non potrà negarmi — dice — che in campagna non ci si sente iso- lati dal resto del mondo? ! .. — Un tempo si — ribatto — ed io, che in campagna ho trascorso i più begli anni della giovinezza, ne so qualcosa! Pensi, Roset ta! Una casa a metà costa... Vigneti ed uliveti a perdita d'occhio. .. Solitudine e silen- zio! Nelle sere" d'estate l 'unico svago era di stare in giardino a sentir cantare i grilli ed a scrutare il cielo stellato: meravigl ioso libro chiuso, il cui mi- j stero il nostro spirito avrebbe voluto penetrare. D' inverno, si fantasticava accanto alla stufa cogli occhi fissi sulla fiamma guizzante e scoppiettali te. Fuori, neve, pioggia, il sibilo si- nistro della tramontana: dentro, una pace sonnolenta materiata di malin- conia. DIABETICI Il Laboratorio Chimico Gugliel- mo Senepa, che da molti anni pre- para Discoidi di saccarina, oramai da tutti preferita per la pronta so- lubilità e la accurata preparazione, comunica che ha messo in vendica flaconcini doppi, contenenti 200 di- scoidi, che si vendono in ogni far- macia al prezzr di L. 7,50 il flaco- ne. Naturalmente, l'acquisto deve essere, come sempre, presocritto medico. Leggete IL GIORNALI DELLA DOMENICA Un senso di isolamento ci oppri- meva. Privi di Ofcji mezzo di comu- nicazione anche col paesetti più vi- cini, si aveva davvero la sensazione di essere tagliati Via dal resto del mondo. Si viveva in un torpore da cui solo il ritorno della primavera, con la rinascita della natura, poteva toglierci. E con quanta gioia si se- guiva il risveglio della vita nei cam- pi! Il biancospino sulla siepe, i fiori del mandorlo, le prime gemme nella vigna... E, a mano a mano, verde di fogl ie tenerelle, biancore di usignoli sugli olivi, pro fumo di uva in fiore e gorgheggi di capinere. Insomma — concludo sottraendomi alla suggestio- ne delle reminiscenze — tutto ciò che in epoca meno remota, qualcuno ha definito « il vecchio attrezzalo della primavera! — Lei, Roset ta — riprendo dopo una breve pausa — quando fosse di- ventata la bionda castellana del feu- do del Grevigiano. .. Roset ta congiunge le mani con ge- sto significativo, — Pregherò Iddio che ciò avvenga il più tardi possibile*. — Lei, proseguo, non avrà nessuna lunga costrizione da sopportare. Còl telefono che di giorno e di notte ci permette di udire la voce degli amici più lontani: con l 'automobile che, di- vorando le distanze, abol isce: con la radio che ci fa vibrare in casa tutti gli echi della vita, come si può sentirsi isólati? Roset ta sorride. — A sentirla si direbbe che quel telefono e quell 'automobile fossero già in funzione! — Il giorno che il suo Cochi doves- se stabilirsi nella villa dello zio non mancherebbe, da quel l 'uomo prat ico che è, di trasformarla in una resi- denza rispondente a tutte le esigen- ze della modernità. Ed in una casa ridente e comoda, e col legata con o- gni possibile mezzo di comunicazione coi centri abitati, nè suo mar i to nè lei Rosetta, avrebbero ragiona di a- mareggiarsi la vita con la nostalgia della città! Io, figliuola, le predico per un fu- turo più o meno lontano, giorni tanto sereni f ra le sue galline, i suoi coni- gli, i suoi villici che avranno tutti qualcosa da dire alla « signora pa- drona! ». — Speriamo che lo zio campi cento anni ancora! — Speriamolo — dico —. E la spe- ranza è sincera. Mi pesa già sul- l 'anima il timore di vedere allonta- narsi da me questa soave amichetta e questo pupo che ormai occupano tanto posto nella mia Vi ta! FRIDA

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