LA CUCINA ITALIANA 1937

n 1» Febbraio 1937-XV " ^ LA CUCINA ITALIANA Questione di stilcJ Non sono medico, ma c'è un'igiene della cucina che conosciamo tutti. C'è, direi, un modo di mangiare che fa parte della nostra buona educazione e, un poco, delle nostre abitudini di frugalità. Non sono, queste, l'ultimo vanto della nostra gente parsimonio- sa. E avevo voglia di dire: casta. Perchè c'è anche ima castità della mensa. La parola ha qui un senso di moderazione e non va presa alla let- tera. Non si deve digiunare; ma si deve mangiare quel tanto che basti senza mai eccedere, oltre che per la nostra salute, per non dare a noi stessi la sensazione bestiale che vi- viamo per mangiare. Questo senso della misura non esclude le pietanze delicate, i boccon- cini, le raffinatezze della cucina, an- che se io creda che la cucina debba esser fatta sopratutto di sane, sem- plici, saporose pietanze. Importa dun- que che la tavola non si trasformi in una mangiatoia. Fatte queste premesse, veniamo, si- gnora, al contenuto della sita lettera. Le dirò subito che riducendo al mi- nimo le portate del pranzo di cui mi scìive, Ella ha fatto molto bene. Se- nonchè, al posto di quel pasticcio di verdure con regaglie, io avrei servito del pesce in bianco. Non eran neces- sari nè lo stracotto nè il fritto che i suoi ospiti le avevan servito l'estate scorsa in quella loro superba villa settecentesca della Cavar,gna: basta- va, dopo quello sformato, l'arrosto che trovo tuttavia complicato. Era inutile, secondo me, aggiungere al pollo quei due rocchi di carne di cui uno, — ahi- mè! — di maiale. Io non ho, per il maiale, molte simpatie: trovo, in ogni modo, che cotesto genere d'arrosto non può essere mescolato con altre carni. Il porco va mangiato a sè: ha, direi, un suo particolare carattere che gli va mantenuto. Era dunque inutile aggiungere al pollo e alla bianca delicata vitellina di latte, anche il magro di maiale. Mi rendo conto delle sue preoccupa- zioni, ch'ella, del resto, giustifica, sen- za che ce ne fosse bisogno, ma son pregiudizi che van superati. I suoi ospiti della Cavargna le di- cevan, lassù, che a tavola s'ha da mangiare f Lo penso anch'io. Ma c'è una. misura: c'è, anche nel mangiare, uno stile. E' la sobrietà di cui parla- vamo in principio. Lasci andare, se crede, le mie pre- messe: dimentichi pure, se vuole, quel mio mangiar casto, che pctWeobe far credere a una mensa inconsistente, senza una saporita minestra o un ar- rosto che la profumino, ch'è quanto dire senza gioia. Non si crucci: se dopo l'arrosto Ella ha poi fatto servire uno zabaione e ha illuminato la mensa di frutta, non poteva e non doveva fare di più sen- za correre il pericolo di avvicinare sè e i suoi ospiti alla scampagnata del Fucini. Nè critico qui i suoi amici che con quel pranzo copioso le avevano fatto festa. E' un modo come un altro di accogliere gli ospiti con gentilezza. Ma non è stata Ella certo meno gen- tile di loro se li ha accolti nella sua casa senza sparo di castagnole: im- portava soltanto che l'accoglienza fos- se aperta e cordiale e desse loro la, Impressione che non avevan cagiona- to trambusto. Conservi il suo stile: i suoi ospiti, del resto, non ignorano che la vita in città ha un suo ritmo necessariamen- te diverso- Mi scrive, vede, un'altra signora, qualcosa di simile. Ospite in una villa dei dintorni di Roma le è stato ser- vito questo pranzo che fa paura: XJna tazza di brodo - Ravioli con la ricot- ta - Dentice lesso - Fritto di carciofi, cervello e schienali - Capretto alla cacciatora - Cinghiale - Fagiani arro- sto - Torta di mele - Dolciumi - Frut- ta - Caffè - Liquori. Il mio anfitrione — soggiunge — era raggiante : godeva. Non ho mai veduto un uomo così contento, e ho pensato — poiché non potevo suppor- re che volesse sfamarmi o stordir- mi — ch'egli abbia voluto dimostrar- mi in quel modo la sua contentezza. Questo è, nient'altro. E importa sopratutto che la signora sia viva. S- P- Leggete sempre: LA VOCE D'ITALIA E' direatt da VIRGOINI GAYÀD E ' l ' edi z ione pol i t ica domen i ca le del GIORNALE D'ITALIA con ami p servi iz deall noett dei saba, to da tuett le cap- i tail dle moond Pei vostri capelli La natura dei capello varia da indi- viduo ad individuo e un sol prodotto non può riuscire efficace nella tota- lità. dei casi. La serie dei prodotti al SUCCO DI URT ICA o f f re un quadro completo di preparazioni per la cura della capigliatura. O SUCCO DI URT ICA — La lozione già tanto ben conosc iuta per la sua reale efficacia nel combat tere il pru- rito e la f or f ora, arrestare la caduta, favor i re la ricrescita del capel lo. — FLACONE L. 15. SUCCO DI URTICA ASTRINGEN- TE — Ha le medesime proprietà della preparazione base, ma contenendo ia maggior copia elementi antisettici e tonici, deve usarsi da coloro che ab- biano capelli mol to grassi • e untuosi. - FLACONE L. 18. -ì» OLIO RICINO AL SUCCO D I UR- TICA — Le eminenti proprietà del- l'Olio di Ri c ino si associano all 'azione del Succo di Urtica. Da usarsi da co- loro che hanno i capelli mol to opachi, aridi e polverosi. Gradevolmente pro- fumato. '— F L ACONE L. 15. O OLIO MALLO DI NOCE S. U. — Pure ot t imo contro l 'aridità del cuoio capelluto. Ammorbidi sce i capelli: raf- forza il colore, stimola l 'azione nu- tritizia sulle radici. Completa la cura del Succo di Urtica. — F L ACONE L. 10. O SUCCO DI URTICA AUREO — Ristoratore del capel lo; da usarsi da coloro che hanno capelli biondi o bian- chi, per mantenere intatta la colora- zione naturale del capello. I capelli biondi acquistano un maggior risalto e quelli bianchi si mantengono can- didi. — F L ACONE L. 18. SUCCO DI URTICA HENNÈ — Lozione ricolorante, vegetalo, assolu- tamente innocua. Ra f f o r za il capel lo e con l 'uso quotidiano si può raggiun- gere una tonal ità bruna. — FLACO- NE L. 18. Spedizione f ranco dì porto e imballo. A richiesta viene inviato gratuitar mente l 'opuscolo E B F .il l R A G AI Z Z O N (Casella. Postale N. 22) CALOLZ IOCORTE (Be rgamo)

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=