LA CUCINA ITALIANA 1938
4 14. CVCWA ITALIANA APRI LE 193S-XVI Per la sua creatura Povera e triste cosa, questa sua vi- ta di. volontaria reclusa nella casa dove sta a servire: riflette accorata Marta, nell'angolo più buio della cu- cina. Ora che ha adempiuto, scrupo- losa e sagace, ogni sua mansione,. e giacché i signori sono usciti a pas- seggio, ama perdersi con le sue dolo- rose memorie. Così, sempre, le acca- de sorprendersi. Le su e ferite sono recenti, e le piaghe stentano a chiu- dersi. Son trascorsi appena due anni da che perdette il marito, ed è da ciuel tragico giorno ch'ella va vivendo il suo tremendo dramma quotidiano. Nel silenzio, nella sua spirituale soli- Nel silenzio , nella sua spirituale soli- tudine, non rallegrata dal raggio del- la gaia vivacità della sua piccola Or- sola, che una volta al ir»ese, ora: quando le permettono di visitarla al Convitto. Una fan.ciujjina, Orsola, di otto anni, mingherlina e scialba: tut- ta suo padre. Povera piccola: quan- ta pena il giorno che si decise a quel passo! Aveva lottato, strenuamente, contro tutto e tutti: contro i lagnino- si consigli della gente che non ha cuore, e contro le avversità econo- miche, per non staccarsela dal seno, Ja sua bambina. Poi, aveva ceduto: vinta, quasi persuasa... E che può una povera donna debole e sola, senza una fonte onesta di guadagno, abbandona- ta, tìnanche dagli stretti parenti (va' a credere nei parenti, che ti fuggono ap- pena ti sanno in disgrazia!) cóntro la sei'ie inesorabile delie necessità u- mane? E aveva condotto sua figlia al collegio, in fondo, anche per il suo bgne. Dopo avere assistito, impotente, al rapido dissolversi dei pòchi rispar- mi, s'era privata delle sue vesti mi- gliori, e dei piccoli gioielli, per sop- perire alle prime necessità; ed in se- guito, atterrita dall'incubo dell'av- venire, aveva venduto tutta la sup- pellettile del suo agiato quartierino di sposa, e con quel denaro aveva pagato i primi sei mesi di retta per la sua piccina. E s'er a offerta come dome- stica. Non le restavan altre probabili- tà, ormai, per campare ancora quella sua vita martoriata; e poi c'era di mezzo il benessere della sua Orsola. E non aveva esitato. * • * Lì, in quella grande casa di nuovi ricchi, era stata accolta con favore, per la sua virtù remissiva e per le sue doti di massaia volenterosa. Ben co- strutta e nella forza dei suoi trent'an- ni, a Marta non pesan davvero le gra- vi fatiche; e poi, nella dedizione as- soluta con la quale adempie la sua opera, essa trova fonte di energia inesausta. Una dedizione alla sua atti- viti. che trae origine dalla gratitu- dine per il lavoro, anche se contem- pli, questo, l'oscuro ed umiliante al-, tributo di serva: ama ¡1 suo lavoro che gli procura la sua indipendenza. E può dirsi quasi felice; ogni volta che le indirizzano parole tTi elogio, i signori. Di rado, forse, che è gente, questa, che non rinuncia alle sue pre- rogative nei confronti della dipenden- te: autoritari, d'iin'autorità tutta su- perficie, — che vibra sempre in essi il senso dell'umana considerazione — voglion mantenute le distanze. Il pa- drone, il cavaliere, uomo di niez^a età, Piccolino e panciuto; salito in alto, si mormora, per il flusso di fortunose speculazioni. Uomo di buona pasta, in fqndo, posa tranquillo sulle sue gras- se rendite. La signora, una rubiconda provin- ciale dall'età imprecisabile, che sente necessità ancora di offrire il tè alle amiche una volta la settimana: per lamentare la sua emicrania e per pa- lesare il suo amore per l'arte, sfocian- do, quindi, negl'innocenti pettegolezzi di prammatica. L'erede: la signorina Pia, una don- zella che riassume l'Otto e il Novecen- to con i suoi certi 23 anni: romantica e sportiva; rivoluzionaria in materia Diffondete « La Cucina Italiana » di acconciature; fumatrice insaziabi- le e verseggiatrice imperdonabile: u- na moderna parodia della Sand. Tre persone, tre « tipi » sì lontani § diversi tra loro, che dominano, ognu- no alla propria maniera, nella gran- de casa che riflette, nell'ammobilia- mento sfarzoso, lo spirito eteroclito e variamente assimilatore dei padroni- E Marta sa destreggiarsi onorevol- mente — il pensiero all'avvenire del- la sua bimba — tra queste strane per- sone. Dove si va di meglio? Può sem- pre capitare il peggio... — si consola. Il mondo ha tante insidie! E poi, ora che.è trascorso il periodo di tirocinio, e che conosce quasi nell'intimo i tre diversi caratteri, il suo imbarazzo è scemato: la cosa è ben diversa. E nelle sue giornate deserte di gioia, giunge ancora, talvolta, pallido spraz- zo di felicità per la sua anima in lutto, un sorriso e una parola di com- piacenza delle signore. * * * Si scote, Marta, dal sup mesto rac- coglimento. Le ombre della sera scen- don tranquille ed ella sj avvede di aver consumato, senza volerlo, così, come sempre, il suo pomeriggiq do- menicale di « libertà ». Tra poco tor- neranno i padroni... Ed ha tempo appena di finir quel pensiero, che un rumore concitato di voci riecheggiante dalle ultime stanze, l'avverte che la triade sta rincasando. Ma è un ritorno d'inferno, stasera. Un clamoroso alterco s'è acceso tra i due coniugi a proposito di un concerto mal eseguito (così sentenzia, motteg- giante, (i cavaliere) da un piani- sta celebre e indiscutibile (così pre- tende, energica, la signora). Ed a Marta giunge, soffocato, il suòno di pai-ole roventi e di epiteti volgari scambiati tra i due contendenti e do- minato dalla nota acuta e stridula del- la signorina Pia, affannata a metter pace. Poi, d'improvviso, la bufera re- sta ed un silenzio pieno incombe sulla casa- Ma è calma precaria; e Marta ben lo sa: conosce d'esperienza a che portan questi improvvisi armistizi. Ed ecco, dopo un piccolo tempo, conge- stionata e iraconda, l a signora piom- bare in cucina; e per delle inezie risi- bili aggredir la donna e deprezzarne l'opera sua con un'insolenza quasi malvagia, come a finir il duello in- terrotto di là. E « voi siete una fan- nullone una buona a nulla con quella vostra aria infingarda; e peccate an- che in fatto di pulizia, se volete sa- perlo... » sono il meno cattivo che possa cader sulle curve spalle di Mar- ta, mutola e astratta, sotto il gran- dinare irruente delle offese... Po', come Dio vuole, anche questo ultimo episodio del piccolo dramma h a termine. E più tardi, all'indirizzo della donna giunge qualche buona pa- rola 4ella signorina, quest'oggi in apo- stolato di bene: « N on ve la prendete, Marta.... ». Prendersela? E di che? Sciocchez- ze, sciocchezze: la signora è sì buo- na... Domani, vorrà chiederle scusa, n'è sicura... Ma, del resto, potrebbero anche picchiarla: ella non proteste- rebbe certo. E' rassegnata al giogo della sua sventura, orinai: ed ha im- parato a prendere tutto il male e quel poco di bene che le dona la vita colla triste filosofia appresa dal dolore. E poi, in fondo alla sua disgrazia, c'è pure, sempre, un po' di luce: la sua piccola Orsola cli'è tutto il sole della sua vita. Quella sua fragi le creatura cui dgve pensare a proteggere e gui- dare; e per cui questo suo lungo pa- tire n o n è per lei che un m.ez?p fe- condo per poterla aniaer d} più. E adesso ama vederla già grande, una signorina e s p l e t a e disinvolta, a- dornata di studi e fresca di graf ia: una dolce figliola che non abbia e lamentarsi di lei, di sua madre; e Che possa affrontar sicura la vitft (e questo è un sogno che culla in segre- to) col suo prezioso diploma di ma- gistero. E gli occhi le lucono, ora, di una consolazione perfetta. CJSSABE M A N C I N I
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