LA CUCINA ITALIANA 1938
A P R I LE 1938-XVI L A CUC I NA I TA L I ANA 5. La donna nel mito Poiché i mi tologi dicono che gran parte dell'antica, s a p i e ns civi le e po- litica è riposta nelle al legorie, le qua- li spesso appaiono, se mal presentate, oscure e s l r - iw, non è spio per vani- tà di sesso che le donne debbono r |i e _ vsu-e come nel mito la donna r i ful ga per grandi vi rtù divine ed umane. Lft j mi tologia serba davvero alla cogni- zione nostra orme di sapienza delle prirne genti, sicché il suo studio è u- tiìe a tutti non escluse je dpijne, i cui contributi alla vi ta sociale, dalle epo- che vetustissime in poi sono stati sempre eminenti. Impor tante è la parte della donna nella mi tologia egiziana. La ni i tojpgja degli Egi zi comprende nel mito solare Iside, mogl ie del re Osiride; la distingue col nome di Dea universale, Madre di tutte le cose, e la rappresenta in sembianze di donna, con ii simbolo delle fasi lunari, col sìstro nella mano destra e un vaso nella sinistra: tere simbol i: dei moti della luna, del moto di tutte le cose e della fecondi tà niliaca. In" altre raf- figurazioni ha in capo un velo mosso dal vento, e la sfera terrestre, o i leo- ni, sotto i piedi; oppure con le ali, la faret ra a tergo, un corno dell'ab- bondanza nella mano sinistra, e nella destra un piccolo trono con sopra lo scettro di Osiride. In certe medagl ie antiche sorregge una nave, per denp- tare i servigi da lei resi alla naviga- zione. essendo attribuita alla Dea egi- zia J'invenziqne della vela. Perc iò ogni anno, in primavera, le si dedicava, carne a regina dei mar 5 , una bella na- ve cpstruitae apposta, su la cui vela erano scritti a egrandi lettere i voti d. ! naviganti, I sacerdoti, detti Isjadi. si votavano al celibato e alla povertà; cantavano al matt ino le lodi della Dea, e la se- ra ne adoravano in piedi la statua- l i suo culto- si di f fuse presto in Gre- cia, in Ital ia, nelle Gallie e anche in Germania. Posi dicevano di Iside molti libri di mi tologia. G. Prampol ini ( « La mit-o logia nella vi ta dei popoli », Mi lano, Hoepli 19371, che ha portato Contri- buti nuovi e originali di studio e di interpretazione alla mi tologia tradi- zionale, aggiunge che }1 papiro esi- stente a y -ino nel Museo di Ant i- chità, la presenta c.ome una donna accorta, astuta ohe garegg iò col ma- rito Osiride in popolarità e fuori d ' E - gitto fu i4enti f lcata con moel t divin- i tà femmini li J Greci la dissero peme t ra, Hera, Selene, ed anche Af rodi te, conservan- dole i caratteri che le acquistarono la simpatia di tanti popol i: il grande a- rnore per il mar i to e per il figlio; per cui è innalzata a simbolo delia, mnslic e ¿el la madre esemp^r e. Cosi è rima? sta una delle figure pi umane del Panr theon d'Egitto, Pluta reo la esalta come savia re- gina dalle spiccate vi rtù domestiche, che avrebbe istruito le donne di Eg i t- to a e macinare il grano, a filare e a tessere, nonché il modo di guarire le guarire le malattie. Cibele, mogl ie di Saturno e madre di molti P e i , detta Tel l i fs perchè pre- siedeva alla terrò come Saturno al Cielo, fu immaginata in sembianze di donna veneranda e forte, con in ca- po un a ghirlanda di quercia e una corona di torri merlate che restarono poi come simbolo civico araldico. La chiave nella mano destra simboleggia i tesori Che la terra racchiude; il car- ro con i leoni è l 'emblema 4eHa ter- ra equilibrata nell 'aria per il proprio peso, e le vesti di color verde alludo- no alla vegetazione che ne adorna la superficie. Le posero anche ai piedi un t impano pieno d'aria, simbolo de' venti e delle procelle. Da C}bele e Sfi-tufìO nacque Cerere, Che fu adorata quale Dea del l 'agricol- tura e 1 iù specialmente delle messi. Bella di viso, robusta di membra e pon vesti leggerissime, è coronata di spighe e di papaver i; il suo seno tùr- gido di latte l 'addita nutrice del ge- nere umano. Tiene nella mano destra una falcet ta e nella sinistra una fiac- cola. Le feste di Cerere, dette Eleu- sine, celebrate ogni cinque anni nel più profondo segreto, ed erano tra l e solennità greche più celebri e più mi- steriose. Occorrerebbe un lungo stu- dio per illustrare adeguatamente i Significati riposti dei miti Eleusini: Peme t ra rappresenterebbe la Ter ra Madre secondo l 'opinione degli anti- chi e secondo quella di molti moder- ni (Cfr- 0- Meautis; Matprnité, Lea Caheirs Roraands). Era (Giunone) pure figlia di Sa- turno e Cihele è la regina degli Dei, essendo mogl ie di Zeus (Gi ° ye ). I l genti lesimo greco-romano rappre- sentò in lei la più alta espressione delia nobiàlt f emmin;i l e la veneòr pro- trettrice del matrimonio e Dea della maternità. I l suo culto ebbe origine in Argo, e perciò eha si chiamava ( 'Arg i va; la sua statua, f ormata da Pol icleteo in oro e avor io come il Giove di Fidia, e di eguale bellezza, splendeva nel- l 'Ereó, suo tempio edificato nel V se- colo avanti Cristo. La Dea romana Giunone, si identi- fica con la Era dei greci. Secondo ¡a Teologia di Esiodo, dal cervel lo di Zeus balzò, armata, Miner- va (Pal lade-Atene ). Mentre ella così nasceva, tremò la terar ed u' soie in- terruppe il suo corso, pe i tà bellicosa, ìpa anche della pace, della saggezza e della prudenza; rappresenta la luce g l ' i n t e l l e t to chi guida gli uomini, ed è detta da Omero la ponsìgHatrice. Ad Atene, nel mito, sei deve l'inse- gnamento ad aggiogare i caval li 8 ad usare i cocchi in battagl ia; l'in- venzione della tromba di guerra e del flauto, il favore alla cultura e 11 ri trovamento delle cose più utili alla vi ta; l 'aratro, il telaio, le arti e l ' in- dustria, o i di remmo anche la tecni- ca- Col nome di Atene, I gea puri f ica l 'aria, disperde i germi contagiosi e protegge la salute pubblica. Un'altra donna del mi to astrale è Ar temide (Di ana) figlia di Zeus e so- rella di Apol lo; divinità della luce lu- nare, come Apol lo è della luce sola- re. Cacciatrice ardimentosa, non vuol, rivali in questa sua passione; Dea della cestita protegge le giovani fino al matr imonio; ama Je Muse ed il canto. Ebbe templi in Roma, sui la- go di Nemi e nel Tuscolo; la celebrò in un Carme ( X X X I V ) Catullo, in un'ode ( XX I> Orazio- Mol te sono le deità minori che rap- presentano pregi e vi rtù femmini l i. Di due miti f e mm i ni i l si atetribuisce la orazione a castigo del l 'umanità: uno è quello di "Venere, l 'altro è quel- lo di Pandora, un po' meno noto del pripio. Pandora non è una Dea, è la prima donna che Zeus mandò su la Terra come Un flagel lo. Cosi dice Esiodo « s i cché l 'origine del sesso f emmi n i l e' è attribuita alla malevolenza divina » (Prampol ini op. cit. ). Model lata da Efeso, Con argi l la ed ¡»equa, una fanciulla, teutete le divi- nietà maggiori le fecero ciascuna un dono particolare- Pal lade le donò la saggezza, Venere la beltà, Apol lo J'ar- ete rpuslpfOe. Mercur io l 'eloquenza e la chjamareono Pandora, Giove le re- galo un 73.se chiuso da recare a Pro- meteo copie u n dono (M tutti gli Dei. Prometeo, diffidando, respinse Pan- dora; ma suo f ratel lo Epinaeteo, me- no accorto, l'accolse e la sposò. Esio- do insinua che ella è la rovina dei gtpere umano « perchè da lei nasco- no le donne-femmine, qualificato una maledizione ». Pandora alzò i} coperchio del vaso e ne lasciò sfuggi re tutti i mali che si sparsero su la Ter ra; sola, nel fon- do, rimase la speranza! Ne l la magni f ica opera del Pram- polini questi mi ti sono esposti quasi talati in f orma di f ferente, correggen- do spesso e completando sempre in modo ammi revole, altri l ibri di mito- logia. I lettori vedranno quanto l'ope- ra stessa aggiunga con ricchezza di r i fer imenti e di illustrazioni, le let- trici apprezzeranno come i. miti f em- minili siano degni di esser conosciuti in tutte le loro part icolari tà e si per- suaderanno che un'opera come quel- la del Prampol ini è utile in ogni ca- sa per tutti i componenti della f a- migl ia. E . R Q L W
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