LA CUCINA ITALIANA 1938

10 I /A CUCINA ITALIANA MAGGIO 1938-XVI CONSIGLI A ROSETTA . Maria Teresa!. —, Con questo bel .nome da cui sembra irradiarsi, die- tra :la scorta della, .storia, una luce L .di.; regalità, non intendo > rievocare • la flgw.a. ;4i -.qualche , magni f ica so- vrana che un, giorno dettò leggi al suo. popolo. La ì faria" Teresa di cui sto per 'parlarvi è una bella pupetta che riposa nella culla, in un sonno innocente, vjgilato dagli affetti più teneri e più forti. E' la sorellina di Folco, nata diciotto giorni or ' sono. . Rosetta, che avrebbe preferito un nomino agile e breve, si prova qual- che volta a chiamarla- Maritò; ma Cochì non tollera abbreviazioni per il, bel nome, sonoro, che alla luce del- la fede, aureola dì mistica dolcezza la bionda testolina della sua bimba. Maria Teresa è una magni f ica pu- pa. Pesa kg. 3,800 (un bel peso per una, f emmi na !) È' rosea e paffuta. E' buona. Non piange mai. Qualche volta ci si prova. Torce la bocchina, manda un lieve vagito... e subito si rasserena e si addormenta senza bi- sogno che la mamma la. culli o le metta in bocca un esoso succino di gomma o un pezzetto di tela pie- na di zucchero., abitudini una più brutta dell 'altra e del 'tutto contrarie al benessere di una creatura. In questo, Rosetta non ha bisogno di consigl i. Xon è una di quelle mamme pietose che al primo strillo del pupo si af frettano a porgergli il Seno per acquietarlo e anche per risparmiare a sè stesse la porta di sentirlo piàngere. E così gli alterano 0 gli interrompono la digestione già abbastanza faticosa per il suo debo- le stomaco. L'al levamento di Maria Terese. si è iniziato nella più scru- polosa osservanza delle esigenze igie- niche della piccina. Perc iò essa pro- spera. Comincia già ad aumentare di peso. Stamani la bilancia ha re- gistrato duecentodieci grammi più della settimana scorsa. E questo progressivo accrescimento è la pro- va che. il latte .della, mamma è suffi- ciente ai bisogni della bambina. Roset ta è felice. Per quanto non volesse confessarlo, si struggeva di !j,vere una bambina. Ed ora che il Signore gliel'ha concessa, è in esta- si davanti a lei. Deposto il dolce fardel lo che l 'opprimeva,, la cara donnina ha ritrovato, con la snellez- za della linea, quell'aria birichina cha tanto la illeggiadrisce. Ride e canta; ed è una gioia sentirla gor- gheggiare là' canzone della, sua ma- terna felicità. Con quanto orgógl io là madre nu- trice mostra la sua bella bambocc io allo conoscenti òhe vengono a farle visite.! Si duole soltanto di non po- terla fare ammirare dallo zio Anto- nio a cui un fur ibondo accesso di gotta ha impedito fino ad ora di venire a baciare la neonata. Ma ap- pena avrà superato la crisi, lo ve- dremo arrivare con la vecchia auto- mobile carica di ogni ben di Dio. Intanto, per mezzo del telefono, il vecchio s ' informa quotidianamente della, salute di Roset ta e della bim- ba e partecipa ad ogni più piccolo avvenimento della vita fami l iare dei suoi nipoti. Ed ha un pensiero per tutti : — ' Ha mangiato con appetito Ro - setta? — Mi raccomando che non prenda f resco! — Badate che Fol- co non s' ingelosisca di Maria Teresa! Questo pericolo è stato preveduto ed al lontanato dai genitori c o n / u na tattica abile che ha portato il pic- colo a vedere nella sorellina, una creatura debole, bisognosa — nien- temeno — della sua protezione. E lui prende sul serio la parte del protettore. Resta a lungo a guarda- re la pupa addormentata nella cul- la e non manca mai dì serbarle una parte, della sua merenda. E solo quando la mamma gli ha ripetuto che dovrà passare molto tempo pri- ma, che la pupa sia in grado di di- videre con lui i biscotti e le fettine di pane imburrato, Fol co si decide a mangiarli. In, questo cl ima di pace, di tene- rezza e d' intesa familiare, Maria Te- resa ha iniziato il suo cammino nel- la vita. Tutto intorno a lei è luce, siorriso, dolcezza, amorosa trepida- zione. E, quando dorme nella culla, con la bocchina semichiusa e, sul volto, quell 'espressione di serenità che caratterizza i lattanti ben tenuti e regolarmente • alimentati, si ha la impressione che in questi suoi pri- mi paàsl nell'esistenza la sorellina di Fol co procedo, sopra una via lu- minosa e cosparsa di fiori. LA MANO SINISTRA. Abbonata Napoletana. — La sua domanda: — (Che cosa c' impedisce di usare la mano sinistra al pari della destra?) —• me la sono rivolta spesso anch' io nel tempo che un' in- fezione abbastanza seria immobiliz- zava la mia. mano destra. Mentre bighellonavo da una stanza all 'altra con quei povero arto « impacchetta- to » nella garza e nel cotone idro- filo, mi dicevo: — Giacche delle ma- ni ne abbiamo due, fatte a perfet- ta somiglianza l'una dall'altra, non sarebbe bene, abituarsi fino da pic- coli ad adoperarle ugualmente per gli usi più indispensabili della vita, in modo che se la destra colpita da infermità, "non potesse servirci, la, sinistra fosse in grado di sostituirlo in tutto e per tutto? Qualche volta, nell 'ansia di sfug- gire alla ¿orzata* inazione, tentavo dì adoperar« penna,., ago,., forbici, col- itene con la mano sinistra, ma con esito) ahimè! disastroso. E' , un fatto che i soggetti usi a servirsi con la stessa disinvoltura di ambedue le mani sono rari. O si fa tutto con la destra, o si. fa tutto con là sinistra. Ma in genere è la destra che si "sobbarca, in qualsiasi lavoro, la parte più gravosa. Secon- do un vecchio detto, « La dritta è serva della mancina ». Esser mancini è quasi un segno di inferiorità. La vista d'una donna che cuce con la mano sinistra, pure a- vendo la destra valida, desta in noi un senso di sorpresa non scevra, di. pena. Un bambino che protende la sinistra verso la chi cca desiderata, viene esortato a non ripetere un at- to contrario alle regole della, buona, creanza. Certe donne del popolo di- cono in piena convinzione: — La mano sinistra è del Dia- volo! Quasi la Chiesa avesse stigmatiz- zato l'uso della mano sinistra.... La Chiesa non ha mai legi ferato in quanto riguarda l 'uso della dritta e della manc ina; ha soltanto pre- scritto di adoperare la destra nel faro il segno della Croce « a meno che essa non sia impedita ». Non ci può essere dunque nessuna ragione di scrupolo, cara Signora, nel l 'af fermàre la verità che rendono così interessante la sua lettera. Ma la ri forma a cui mira la sua, tesi non è certo delle più attuabili! Con- tro di essa sta un'abitudine nata, credo, all'alba dei tempi e dietro al- la quale si nasconde un pregiudizio profondamente radicato nell 'animo umano. Un giorno, forse, nella sua vertiginosa corsa verso le possibi- lità più impensate, l 'uomo vorrà fa- re anche della sua mano sinistra un fattore di attiyità. Ma quel giorno, Signora mia, nè Lei, nè io, ci sare- mo più! F r i da l i Un'amica di tutte Hil jjjjj le sere: l'ottima | | | | C r e ma " G i o c o n d a l " | | C R E M A jj-fs 1GI0C0NDALI È! L A N E M I C A ili'li | | D E L LE RUGHE | |

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