LA CUCINA ITALIANA 1938

MAGGIO 1838-XVI XiA CUCINA ITALIANA 27 La civiltà e la tavola In un'epoca lontana e imprecisabile l 'uomo, già vecchio di generazioni vis sute volle, mangiando, non solo cal- mare il suo. sano appetito, ma anche appagare pienamente il senso del gu- sto; gli alimenti divennero più vari e più raffinati, e sorse a poco a poco l'arte di prepararli. Pure da tempo indefinito ebbe vita l'uso di riunirsi in molti, ogni tanto, ad una stessa mensa per celebrare, tra le pietanze ed il vino, ogni ceri- monia ogni fausta, data, ogni lieto evento familiare o pubblico. Scusa eccellente per giustificare la gioia del- la tavola, il godimento del gusto, e favorire l'intemperanza dei ghiottoni. L'uso delle ruinioni a tavola è ri- masto, ma è talmente modificato da farci sembrare inverosimili le descri- zioni di alcuni banchetti, che storici e poeti immortalarono e che il pennello di celebri artisti magistralmente ri- trasse. Fantastici i racconti orientali, di u- si anche anteriori all'era cristiana: in Cina, in Persia, in India si adoprava- no piatti d'oro, venivano servite in- numerevoli portate, di singolare com- posizione e vini prelibati, tra il pro- fumo dell'incenso e dei fiori, mentre compagnie di comici tenevano allegri centinaia di banchettanti. Incredibile il lusso dei Greci, ai qua- li non furono inferiori i Romani fino dai tempi della repubblica. Quantità enormi di vivande venivano consuma- te; - l 'arte del cucinare, del presentare i cibi era delle più sapienti e bizzar- re. Il pranzo dei Romani era diviso in tre parti: antipasti, (gustatio) nume- rosissimi. pranzo propriamente detto di almeno otto portate, e alla fine, (bellaria). confetti, dolci e frutta sva- riatissime. Danze, suoni, canti accompagnava- no questi banchetti, che diventavano grandiosi spettacoli dove trionfavano la. bellezza, la voluttà e tutti i vizi dell'epoca Per tanti secoli la vita de- gli schiavi poteva dipendere dalle con- dizioni di minore o maggiore gras- sezza di certi animali destinati alla mensa, le morene, per esempio; Io sperpero dei cibi peggiorava le condi- zioni delle classi povere, e il vino con- duceva ai più tristi spettacoli: risse, duelli ed anche la morte di alcuni commensali. La ripienezza eccessiva dello stomaco aveva conseguenze an t - igieniche e repugnanti, vere sfide morali alle turbe degli accattoni e de- gli affamati che pullulavano nei pres- si delle sontuose dimore. La religione cristiana moderò l'uso di tali conviti, e con l e - «agapi sacre » lo ricondusse a maggior purezza e idealità. Anche i Galli e i Franchi ban- chettavano senza alcuna raffinatezza, man con eccessivo scialo di carni e di vino. Il Medioevo non solo mantenne, ma sviluppò quest'uso tra i signori del tempo in Italia e fuori. Qualche cosa suscita in noi un sen- so di disgusto: il pensiero che per tanti secoli l 'uomo mangiò ignorando l'uso della posata ormai indispensabile al decoro di ogni mensa, anche mode- stissima. , Le abluzioni alle" mani in acqua odorosa, il cambio dei tovaglio- li ad ogni pietanza, le ciotole di fari- na e la mollica di pane per detergere le dita, attenuavano, ma non toglie- vano l'inciviltà dell'atto che portava con le dita il cibo alla bocca. La posata da tavola è ormai così familiare da non destare in noi nessu- na curiosità. Eppure anch'essa ha una storia che segue da vicino il progres- so del genere umano. (Continua). VIRGINIA OTT C OM P I E TARE E R I TORNARE NON PIÙ TARDI o e i _ a . o u i s i o t a g l i a n d o Cognom« Cilié... Provino« t _ FE . E S T R A T T O C O M P O S T O C O N C E N T R A T O A B A S E V E G E T A L E Per lo m i n e s l ra saporita, c o m e c o n d i m e n to nelle vivanti® P R O D O T TO A U T A R C H I CO OTT IMO PER QUALITA SQUI S I TO PER GUSTO ECONOMICO PER PREZZO Comp.DtaiianaXiQl)igS.CLTììiiano

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