LA CUCINA ITALIANA 1938
GIUGNO 1938-XVI 5 Ingeànuit e poaesi dle poopol rueral In ognuna delle nostre regioni il maggio viene cantato e festeggiato nelle più svariate maniere. Salutare maggio vuol dire saluta- re la buona stagione che t oma a fare i campi biondi di messi e le piante cariche di frutta e di fiori. Salutare maggio vuol dire innal- zare a Dio un inno di ringraziamen- to per le benedizioni che Egli con- cede agli uomini di buona volontà. E specialmente nelle campagne si improvvisano feste rustiche, balli al- l'aperto, rappresentazioni primitive piene di suggestiva poesia. * * * Queste rappresentazioni general- mente, si danno in qualche aia sa- pientemente tr,asformata in palco- scenico rusticano. Poche tavole, pochi tralci di ver- de, qualche tendone rosso gallonato d'oro, ma sopratutto e da per tutto fiori... fiori... fiori! Festoni di rose, arcate di rose, tral- ci di rose, addolcite dal gliòine, in- trecciato con l'acacia. I contadiài arrivano su i tradizio- nali carri, ai quali sono aggiogati i candidi tbuoi. Poi, nel silenzio e nell'attenzione generale, lo spettacolo Incomincia. Una delle commedie più facilmen- te scelte è la Ginevra degli Almieri perchè il contadino — buono e sem- pre gentile d'animo e di modi — si commuove alle vicende pietose di amori contrastati, di persecuzioni ti- ranniche, di drammi a lieto fine. II libretto è spesso opera di un qualche poeta improvvisatore, conta- dino anoh'egli; e le scene non vi sono, come non vi sono divisioni di atti, effetti coreografici, equilibri di arte più o meno primitivi. I mascherati si mettono tutti in un gruppo, accanto a una fanfare tta e aspettano tranquillamente il loro tur- no. Le trombe incominciano un moti- vo di otto battute, che si ripete o- gni due strofe, e che sarà sempre quello, per tutta la durata del... poe- ma. II primo a farsi alla ribalta è il poeta, o chi per esso, il quale, do- po aver fatto un giro a passo di marcia, canta una ottava che ha lo scopo di spiegare l 'argomento. Ma il suo — come quello di tutti gli ar- tisti — non è un canto, bensì una melopea sul genere di antifona chie- sastica, gridata a squarciagola, con grandi gesti delle mani enormi, in- cipriate per la circostanza. Dopo di lui viene il così detto fra- schiere, armato di un vero alberello poiché deve rappresentare la prima^ vera, e ci avverte che il dramma è « vero s vissuto », capace di far pian- gere. Quindi incomincia la sfilata dei per- sonaggi. Si fa avanti l'innamorato, il quale grida, con quanto fiato ha in gola, una dichiarazione destinata alla sua bella che non è presente, ma che entrerà più tardi. Terminata la sua parte ed esegui' to il balletto, si ritira a sua volta c allora arriva il babbo e dice che non è contento di questo matrimonio, e farà sposare sua figlia a un giovane suo amico. Sulla ribalta non sì avanza più di un artista alla volta. Così finisce il primo atto, e di que- sto ci eavverte il fraschiere che ora grida: — Attenti, miei signori, siamo alle nozze! Con l 'uomo che Ginevra non ama, questo s'intende. Basta una sestina a spiegarci che le nozze sono avvenute, che la spo- sa si ammala di passione e sta per monire. Infatti ci eravamo accorti che un dramma si preparava, perchè fin dallo sposalizio, alla giovane era sta- ta messa dietro, e ben salda, una sedia. E le cose progrediscono alla spic- cia. Non appena l'evviva delle nozze si è perduto nell'aria Ginevra esce in questo grido; >— Sono da dura febbre consuma- ta; aiuto, genti, mi sento morire... Piomba sulla sedia provvidenziale, e non se ne parla più! Ma al nuovo squillo della fanfara torna il primo innamorato, e si met- te a strillare che è perchìato la tomba della sua bella. Non ha finito di dir questo, che subito Ginevra si alza e urla, come uiia ossessa, che è stata sepolta vi- va, ma che ora è felice, perchè sarà sempre col suo primo e solo amore!,, Come si vede, una cosa molto sem- plice e... tutta alla luce del giorno, senza complicazioni, lacrime e truc- chi scenici. Si piange, si ama, si muore ballan- do sempre, e parlando uno alla vol- ta, col naso in aria. In quanto ai versi, non merita di parlarne. Tutto ingenuo, primitivo, facile, nel concetto dell'ignoto poeta, che forse ha maturato il suo dramma nel- la siesta tra i solchi lavorati. Vi basti sentire come la mamma si esprime quando vede la figlia, già morta e sepolta, in carrozza col suo amato. Il poeta non si scompone a trovare rime di forza e di dolore capaci di dipingere lo stato di animo dì quella donna. A suo parere, le strofe che seguo- no bastano a dimostrarci i molte- plici sentimenti che dovevano atta- nagliare quel cuore di madre. — La mia figliola, da due mesi morta, - mi sembra in cocchio, là col Rondinelli... - Che forse come Lazzaro è risorta ? - Che razza dì miracoli son quell'i 1 Poi, un tratto gentile. Il poeta non sì ore una corona di rose e di alloro; ed agli artisti, una, bandiera-ricordo dipinta o ri- camata dai contadini stessi, o da qualche popolana. F. Di Danae rustiche all'aperto
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