LA CUCINA ITALIANA 1938
GIUGNO 193S-XVI L CUCINA ITALIANA CONSIGLI A ROSETTA Superstizioni Rosetta, parla di sogni e di segni forieri di guai con una signora che è venuta a farle visita. Ed io sto a sentir,e. Lo sunto di questa colorita conversazione l'ha dato un mazzoli- no di fiori, offerto a Folco, al Gior- dino pubblico, da una vecchia signo- ra che passeggiava al rezzo degli al- beri di un viale. Per quanto gentile, l 'offerta della sconosciuta vegliarda ha scombusso- lato l'Assunta. Non si danno fiori ai bambini: « Portano male ». Perciò la ragazza, dopo avere pronunziato sul mazzolino non so quale scongiuro, lo ha pestato ben bene coi piedi. Ed ora è convinta che, senza il suo in- tervento, a Folco sarebbe capitato qualche malanno serio. Anche la signora « in visita » lo cre- de. Rosetta è tra il si e. il no. Da qualche tempo mi sono accorta che la. mia vicina sta diventando un po' superstiziosa. Nello smisurato af- fetto che porta ai figliuoletti, trepi- da sempre per essi: e, per ansia di difenderli, porge l 'orecchio, sentinella vigile e appassionata, a tutte le voci annunzianti eventualità contrarie al loro benessere. Io la rimprovero. So — e per prova! — che l'affetto ( di una madre è un cielo purissimo sul quale le apprensioni passano di frequente, come sciami di farfalle ne- re. I mali che minacciano l'infanzia sono tanti! E solo all'idea che uno di essi possa colpire e — ahimè! — travolgere un piccolo essere adorato, un cuore di madre sussulta. Ma che questo istintivo e indefinito moto di sgomento debba cangiarsi in un'at- tesa spasmodica solo perchè qualcu- no ha offerto ad una creaturina no- stra un mazzolino di fiori o perchè la tale o tal'aitra immagine è pnssata nei sogni confusi del nostro riposo notturno, mi sembra una probabili- tà improbabile e addirittura illogica. Così dico Rosetta tutte le volte che me ne capita l 'occasione, ed ora ripeto alla signora « in visita » quan- d'essa, rivolgendosi a me direttamen- te, mi costringe a prendere parte al- la discussione. La signora racconta che una volta, essendole entrato in casa un gatto ne- ro, il suo figliuolo si ammalò e stette a lungo tra la vita e la morte! —• Per colpà del gatto?! Lei si stringe nelle spalle: Non po- trebbe dirlo con certezza; ma un gat- to nero che entra in casa « porta ma- le » questo è certo! Che disdetta per un gatto, avere il pelo nero! Mi diceva giorni sono un autista di piazza che, se uno di questi tenebro- si animali attraversasse la strada di- nanzi alla sua macchina in moto, gli accadrebbe certo una * disgrazia: a meno chè non gli riuscisse di costrin- gere il gatto, magari a forza di sas- sate, a riattraversare la strada in senso inverso. Un'altro autista, se la notte sogna carne cruda, l'indomani non si mette in viaggio con la macchina per tutto l'oro del mondo. E la signora, quando glielo raccon- ta, gli dà ragione. Carne cruda vista in sogno è un annunzio di sventura. E così si dica del polli e degli uccel- li. Penne, pene! Di questo lei ha a- vuto le prove. Una notte del mese scorso sua sorella sognò dì avere in càsa 'una pollastra. La mattina quan- do si svegliò si domandò tutta sgo- genta: — Che diamine mi capiterà? — Poche ore dopo, un telegramma le annunziava la morte del gènero. Nelli'mpossibilità di stabilire un pa- rallelo f ra una : pollastra e l'irrepara- bile,-ini l imito-a guardare la mia in- terlocutrice. E' una donna sulla cin- quantina, intelligente, colta, di spiri- to vivace, che parla con molta com- petenza di musica, di letteratura, ed anche di politica. Insomma, una spe- cie di superdonna. • Eppure, eccola lì, oppressa da quello stesso bagaglio di pregiudizi che l'Assunta porta coli tanta disinvoltura sulle robuste spal- le di montanara, apparentemente rin- civilita! La signora, un po' a disagio sotto il mio sguardo, mi domanda; — Lei non crede agli avvertimenti dei sogni? La risposta è spontanea: — No! Ho questa fortuna. Perchè io considero una fortuna poter man- tenere la senenità dello spirito nono- stante gli annunzi ferali ricevuti in sogno dai polli morti o vivi, e tanti segni, forieri di sventura (sale spar- so sulla tovaglia, olio versato, gatti neri, cavalli bianchi, acqua limpida, donne gobbe, pane arrovesciato, galli che cantano da galline, specchi rotti, serpi, mosconi, ragni... e la lista po- trebbe continuare chi sa quanto!) che alterano, per molta, gente l'ar- monia della vita quotidiana. — E non solo della gente del po- polo! — osser,va. la signora un po' picca-ta — ma anche uomini di talen- to, che si sono sciupati la vista sui libri, hanno le mie convinzioni. — Al- tro che! Ne conosco anch'io, non du- biti persone di condizione sociale ab- bastanza elevata, che ,alla vista di un gatto nero o di una povera gob- bina, si sentono nelle ossa il gelo del raccapriccio, quasi che il futuro affermasse già su di essi, per mezzo di quelle disgraziate forme, il diritto di farli soffrire. La paura dell'ignoto la preoccupa- zione del domani, immediato o lon- tano, ma sempre incerto ed oscuro, sospirano in tutti i cuori, per una legge di ansietà alla quale nessuno può sottrarsi. Chi è che non doman- da quanto l'anima è sola — soecum sola! — con un senso di angoscia: —- Dove vado? —- Quali sventure mi si preparano ? E il futuro in quei momenti appa- re come un piano arido e brullo in cui il dolore avanza senza che f or- za umana possa accelerare od arre- starne il passo. Altri invece si sfor- zano di scorgere far sè e il futuro le misteriose staffette della sventura, per contrastare loro il passo e difen- dersi dalla loro nefasta influenza, sia che la difesa consista nel prendere a sassate un povero gatto nero, sia. nel colpestare un mazzolino di fiiori e- salante col suo profumo l'essenza di- vina. della primavera. Ma questa ne- cessità di stare di continuo in ve- detta pei vicoli ciechi della super- stizione, stanca, avvilisce, disanima... Ec co perchè vorrei che Rosetta e tutte le sue sorelline ideali, che mi dimostrano un po' d'affetto, imparas- sero a guardare verso il futuro dal mio stesso « punto di vista » ossia con una serenità di animo,, mai alterata da esosi pregiudizi e da chimerici ti- mori. Stiamo in guardia, particolarmente noi mamme, pronte a. dare tutto di noi stesse per il bene dei nostri fi- gliuoli, contro i malanni che, lottano strenuamente, con intelligenza e spi- rito di sacrificio, si possono vincere o allontanare. Gli altri, quelli che si colpiscono per ineluttabile crudeltà di eventi, sopportiamoli coraggiosa- mente, senza infierire, — anche per rispetto alla nostra stessa umanità — contro chi non è e non può es- serne causa... * * * Si capisce che queste cose non 4e ho dette tutte d'un fiato. La Signo- ra ha fatto le sue brave obiezioni, con un'aria un tantino aggressiva, più che mai persuada della fondatez- za delle proprie convinzioni. Il mio scetticismo, cui dava il significato di biasimo, evidentemente l ' irritava: e non potrei giurare che non avesse u- na gran voglia di farmi le corna... Per scaramanzia! FRIDA L e A m i c h e d e l l a C U C I N A c i - p r o c u r i n o ¡1 u © v e a b b © ini a t ©
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