LA CUCINA ITALIANA 1938

LA CUCINA ITALIANA - Pag. 6 1° Luglio 1938-XVI Stamattina quando Rosetta è venuta a darmi il buongiorno (Folco e Maria Teresa dormivano ancora) io scrivevo già al mio tavolo da lavoro, tutto in- gombro della corrispondenza (questo mese pletorica) delle abbonale. i— A chi scrivi? — mi ha domandato. •—• Scrivo ad una mamma, una mam- mina giovane come te e come te inna- morata dei suoi figliuoletti, che in una lettera molto interessante protesta... — Contro chi? — ...contro due medici americani, rei dì avere affacciato l'ipotesi che l ' i- stinto materno possa dipendere da un ormone emesso dalla ghiandola ipo- fisi... — . ,. ossia da un piccolo organo, ciondolante, sorretto da un peduncolo, dalla base del nostro cervello. Rosetta sgrana gli occhi. Il suo bel vi si no ha preso un'espressione di stupo. re così comico, che non ho potuto fare a meno di ridere. Poi ho ripreso: — Fino ad ora l'istinto materno era considerato come un valore puramente spirituale. Ci pareva che fosse cosa più del cielo che della terra e che avvin- cesse l'anima femminile con legami di una forza soprannaturale. Ed ecco ora che i due scienziati transoceanici ci vengono a parlare di ghiandole e di or- moni con una terminologia difficile che a noi mamme fanno l'effetto di conta- minare quel po' di cielo che portiamo nell'anima. In questo senso la mamma alla quale sto scrivendo, protesta. •— E con ragione! — E, protestando, rivendica per l ' i- stinto materno il diritto di non essere profanato dalle ricerche scientifiche, e di esser lasciato entro i l limite sacro dei valori sentimentali. — Faccia sapere alla sua amica abbo- nata che Rosetta è solidale con lei nel- la protesta. •— Fortunatamente, proseguo, le espe- rienze fatte in proposito dai due medi- ci americani hanno avuto esito nega» tivo. Pare che, appena rivolta lo loro attenzione alla ghiandola pituitaria, i due medici, di comune accordo, abbia- no creduto opportuno estirparla... — A una donna? •— No, cara; non ti allarmare. L'e- sperienza è stata fatta su alcuni topi di quaranta giorni. Le femmine, non es- sendo mai state con dei topolini appena nati, non potevano ancora avere preso abitudini materne. Si trattava di constatare come si sarebbero comportate quando fossero stati loro affidati dei piccoli rosicanti. — E che cosa accadde? , -— Un fatto semplicissimo. Quindici giorni dopo l'estirpazione della famosa ghiandola, le femmine furono messe in una gabbia dove si trovavano alcuni topolini di sei giorni. •— Ebbene? — Esse cominciarono subito a fare le « mamme » con tanto amore e giu- dizio che i due medici rimasero —• come si dice a Firenze — con tanto di naso ! Più mamme di così quelle brave be- stiole non avrebbero potuto essere. L' i- stinto materno si era sviluppato in loro spontaneamente, irresistibilmente, per una fatale, ineluttabile necessità. Altro che ipofisi e ghiandola pituitaria. Rosetta ha storto la bocca in una espressione di disgusto: •— Che cosa vuole che ne sappiano, i dottori, dell'istinto materno ! Scom- metto che una dottoressa che avesse avuto dei figliuoli e li avesse amati, co- me io amo i miei, quell'esperienza non l'avrebbe tentata. L'istinto materno, ap- punto, l'avrebbe avvertita che quella prova sarebbe stata inutile. Una ghian- dola! Mi vien da ridere! Questa tene- rezza vigile che provo per i miei bam- bini ; questo bisogno di proteggerli, di difenderli dai pericoli della vita, di farli crescere sani, forti, di educarli al bene, e di assicurare il loro avvenire, dovrebbero essere subordinati all'attivi- tà di una ghiandola a secrezione inter- na, come una qualsiasi banale funzione fisiologica? Questa necessità di vivere per le mie creature, tutta per loro, in- differente a ciò che non li riguarda; la gioia che provo quando li bacio, gioia così grande che l'anima deve di- latarsi, gonfiarsi per contenerla tutta... Che cos'è un ormone di fronte al di- vino tormento d'amore che una madre reca in sè ? Gli scienziati sfoghino in tutt'altro campo il loro bisogno d'indagine, ma l'istinto materno, non cerchino, no, di localizzarlo in un punto o nell'altro del nostro organismo. Lo lascino stare do- v'è sempre stato, dacché mondo è mon- do, ossia fra i valori dello spirito, co- me la bontà, l 'amore, la fede, ma più in alto di essi... Perchè la bontà può inacidirsi, la fiamma d'amore può spen- gersi, la fede vacillare; ma l'istinto ma. terno è un dono che Dio ha fatto alla donna perchè lo tenga in sè come un fuoco sacro che si estinguerà soltanto al suo ultimo respiro! Frida La donna pella più sacra delle sue funzioni

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