LA CUCINA ITALIANA 1938

LA CUCTNA ITALIANA GENNAIO 1938-XVI LA POSTA DI NINA Questa volta 1 • spazio mi manca, anche più '""el solito: e io debbo ri- mandare al prossimo numero la trat- tazione del problemea. delle domesti che, che ci ha Procurato una impor tante lettera l i una delle più simpa tiche istituzioni femminil 5 italiane do vutà all'iniziativa privata: parlo del l 'Unione Femminile di Milano. Mi ri farò, Direttrice » spazio permetten dolo, al prossimo numero. Ricambio óra gli auguri a quelle innumerevoli care lettrici che hanno voluto ricor ; darsi di Nina, e formulando 1 più lieti voti per loro e per le loro fa miglie... passo all'ordine del giorno • -, Umbra, Gubbio. — El la mi chiede degli indirizzi che Le faccio spedire privatamente. Quanto all'indice, glie l o faccio mandare f ra pochi giorni ; Ella no' devo spendere nulla. L' im portante, per noi, è che ci conservi la sua buona amicizia. Abbonata di Siracusa-. — Veramen- te l a risposta avrebbe dovuto darla la signora Frida, non perchè essa ai - sia specializzata... in cipolle, ma per che poche signore sanno aggiungere come lei. alla squisita arte lettera- ria, una così preziosa competenza in tutte le cose familiari, e nella, dlfflci le arte della cucina casalinga. Ma poiché Ella, si è rivolta a me, con tanta cortesia, invado il campo della collega. Le cipolle di cui mi parla io non so come s' chiamano. Le ho bat tezzate « l e cipolle della signora A- , malia » ed ecco perchè. Ogni volta che passavo vicino alla casa della signora Amalia, una mia gentile conoscente, un aroma delizio so si sprigionava dalla, finestra aper ta di cucina e colpiva le mie narici stuzzicandomi l'appetito. Feci una volta capol ino in quella casa e do- mandai spiegazioni. Le passo a Lei. Si toglie il primo strato a delle bel- le cipolle fonde, rosse, di media gros- sezza. Si fanno cuocere intiere a fuo c o lento, ricoperte d'acqua, un po d'olio, un bicchiere di vino, sale e pepe. Occorre lasciare consumare !1 liquido finché non si sia formato ur sugo denso e saporoso. Sono squisite Franca dì, Viareggio. Piccola bimba capricciosa, eccoti la ricetta dei muscoli ripieni: Ingredienti: carne, due etti; mu scoli da un chilo e mezzo a due eh) li, aglio, pepolino, prezzemolo, pepe un uovo, formaggio grattugiato, sa le ed un pochino di pane grattato Pestare la carne, e amalgamare i' tutto. Pulire attentamente i muscol' dal di fuori. Aprirli con un coltelle senza staccare le due parti e riem pirli con l ' impasto suddetto, rlcon giungendoli e legandoli con filo blan co, Cuocerli nella salsa seguente:, a- glio e prezzemoli, tritati fini, con pe- perone o pepe a piecere. Quando i muscoli hann rosolato aggiungere mezzo bicchiere di vino. Appena es- so sarà ritirato mettere nel tegame pomodoro passato, oppure salsa di pomodoro stemperata in acqua o in brodo. Lasciarvi cuocere i muscoli per una buona mezz'ora. Pellicano. — Il nome è poco sim- patico, ma. se è vero che il Pel l icano come dice la favola, si apre il petto a colpi di becco per nutrire i suo' piccoli, il pensiero- è squisitamente gentile. E che cosa siamo del resto noi, mamme, se non degli esseri pronti a dare fin l'ultima goccia d' sangue per 1 nostri figliuoli? Mi è un po' difficile dare dei consigli come quello che mi richiede: prima. di tut to perchè non posso formulare dei giudizi per Istituti o scuole private, secondariamente perchè, anche essen do in grado di giudicare, non potrei farlo su un giornale. Ma Le dico sin- ceramente che se avessi un bambi no piccolo lo manderei alle scuole e- iementari, con molta fede e con mol- ta letizia. Ella non ha un'idea de' arogresso che si è fatto, nel campo lidattico. Anche li. come in tantissi- me altre cose, l'Italia è alla testa Ielle nazioni civili. I maestri e le maestre delle nostre icuole pubblbiche meritano la rico -ìoscenza e l 'ammirazione degli ita- iani, per la fed-ì, K pazienza, l 'amo -e che portano neP'esercizio del loro •obilissimo ministero. BaV.eiha, Tivoli. — Le dirò. Finr a poco tempo fa c -edevo che le Heche. le quali sono quelle piccoii.s sime anguille, quasi delle larve, che si pescano in queste notti d' inverno alle foci dei fiumi e dei canali, so d attutto in Toscana, fossero delle anguille appena nate, che scendesse -o sul filo della corrente. Un libro, che h'j letto ha rivoluzionato le mie con vinzioni. Ncr. c'è, pare, animale più misterioso dell'anguilla, della quale redo che nessuno sia mai riuscito vedere le ueva. E' Un animale che viene da loi l tanir infinite: quelle 'arve che si pescano ora sono - , 'unque, degli adulti. La loro cresci ta è molto lenta. Se vuole. Le de scriverò un giorno la vita di questo animale. Comunq , le cieche sì fan no a Pisa, a Livorno, e su tutto il 'itorale Cabronico, con acqua, olio, salvia, aglio, in un tegame: si cuocio- no rapidamente, sì servono calde, con 1el parmigiano grattugiato. Renate bucini fa dire al popolano pisano ih e esalta le bellezze del monumenti e in. genere dell'Arte, italiana: O le cèe, sema giusti, 'un enno bonef to sentisse alla sarvia, } enno un in- Icanto Antinea. — Il caf fè è una bevanda di uso ormai non solo comune, ma universale e popolare in tutto il mondo. Sebbene la pianta sia originaria dell' Abissinia, scientificamente si chiama « Coffea Arabi ca' perchè è dall'Arabia che si è introdotto l'uso del caf fè comi bibita, verso il 1400. Probabilmente è apparso nello Ye- men. Intorno al 1600 gli olandesi ne coltivarono abbastanza, a Batavia; in seguito fu portata in America da Dedieux che la coltivò alla Martini- ca da dove fu diffusa prima nelle Antille e poi nell 'America Meridio- i-iale. E' una pianta che fruttifica soltan- to nei paesi caldi. La scoperta delle sue qualità ec- citanti, come accade spesso, avvenne per puro caso. Si racconta che un pastore arabo portasse a pascolare le sue capre in luoghi dove abbon- dava questa pianta e che le capre iopo aver mangiato dei chicchi di questo arbusto, fossero più eccitate. Il pastore che lo notò volle sincerar- cene e fece delle prove. Fu dunque iagli arabi che avvenne la diffusio- ne della bibita che nel 1400 divenne assolutamente comune in tutta l'A- rabia.. La prima volta che sì bevve una tazza di caffè in Europa fu nel 1515 e precisamente a Venezia. Le prime botteghe di caf fè che esìstet- tero furono aperte a Costantinopoli a dopo ve ne furono presto in tutto ; 1 mondo. Il caffè è un tonico del cuore e dei nervi; usarne è bene, a- ^usarne è pericoloso (anche per la tasca). Per chi non tollera l'uso del caffè, o per chi lo trova troppo co- stoso, è consigliabile il più innocente dei succedanei: l 'orzo. Abbrustolito ^ene, e da poco, l'orzo conserva un a.roma che lo fa simile al caffè Nel 'atte, la somiglianza è quasi perfet- ta. Le buone massaie hanno sempre •in barattolo d'orzo a disposizione. E ora che ho fatto questo sfog- lio di erudizione a buon mercato (in realtà le notizie mi sono state ofr- nite da -una nostra gentile collabo- ratrice, che proprio in questi giorni espone a Roma, alla Barcaccia, delle sellissìme sculture testificanti di un nobile ingegno e di una fresca eru- lizione) mi consentano (e tnnumére- 'oli lettrici che mi hanno rivolto do- mande di... levar la seduta- Ai prossimo numerò. N I NA

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