LA CUCINA ITALIANA 1938
1« Settembre I938-XV1 \vvvxvv\vvvyv\vvvvvv^^ Pag. 3 - L A CUC INA I TAL I ANA Parliamo de, nostri germe di questa virtù che sarà loro tanto utile nella vita, perchè un uomo senza ardire, senza coraggio sarà serr.pre un es- sere inferiore. Non vi pare? Cerchiamo di fare quanto è possibile, perchè i nostri bambini crescano sani c robusti e. .. buoni. In un albergo di montagna ho visto preparare creme di cereali ed erbaggi, per i bambini che erano là in pensione, con tanta accuratezza, con tanta atten- zione, che ho finito per trovarmi tutte le mattine in cucina quando la proprietaria dell'albergo andava in persona a sorve- gliare il pasto dei suoi piccoli ospiti. V i descriverò come ho visto preparare il passato di carote che io ho assaggiato e che trovai proprio ott imo: Le carote le lessavano e poi le tene- vano una mezzoretta in acqua fresca, scolate bene le passavano da un passa- tutto assai fine. Preparavamo poi una balsamella coni io grammi di burro (circa un cucchiaino colmo) un cucchiaio raso di farina e 50 grammi di latte. Mettevano il burro a sciogliere e appena smetteva di fare la schiuma aggiungevano la farina e le facevano prendere un color nocciola chiaro, aggiungevano il latte caldo e in- fine le carote e zucchero o sale a seconda del gusto dei piccini. Prima di ritirarlo dal fuoco, se sembrava troppo sodo, ag- giungevano un po' d'acqua; levato dal fuoco prendevano una frusta e sbatte- vano ben bene tutto il composto che di- ventava più liscio e più soffice. Le creme di cereali (orzo, riso, avena, grano) le facevano così: Per ogni "ioo grammi di liquido cal- colavano da 12-15 grammi d! farina. In genere adoperavano metà acqua e metà latte e aumentavano le dosi a seconda dell 'età. Stemperavano la farina con una piccola quantità d'acqua a freddo, quan- do era ben sfatta la versavano nell'altra quantità d'acqua che intanto avevano ri- scaldata e facevano bollire piano per ol- tre un quarto d'ora aggiungendo verso l 'ultimo il latte a poco a poco. Ritirata dal fuoco mettevano il sale o lo zucche- ro e sbattevano colla frusta per rendere la crema più spumosa e liscia. Ave Long! Quale gioia mig l iore, per una mamma, del la preparazione del Jiasto per la sua creatura ? I l bimbo eorride* la colazione lo tenta..1 L'altro giorno, leggendo un giornaletto di provincia, un modesto giornaletto, dove però si trova sempre qualche cosa di bello e di buono, fui colpita da una frase che esprimeva un; pensiero tanto giusto: « La famiglia è come i fiori di serra, bisogna proteggerla dai geli e dai solleo- ni : ci vuole il calore giusto del dovere e dell 'affetto, perchè sia nido felice ». È tanto giusto e tanto vero questo; non vi pare? Osservo spesso madri, nonni, zie, od altre persone che stanno intorno ai bam- bini guastare le buone tendenze di que- sti, per un eccessivo, malinteso affetto : altre, ma queste sono in minor numero, che per una rigidezza eccessiva ne atro- fizzano i buoni germi. Il compito del buon: educatore è vasto e delicato e deve cominciare appena si hanno le prime manifestazioni di volontà nel bambino; volontà che va lasciata li- bera, ma non assecondata troppo. Bisogna tenere sempre presente che sino dai primi mesi di vita esiste nel bambino una psiche, limitata sì, ma vera; che più tardi sarà più manifesta attra- verso il linguaggio. È importante rispet- tare sino dall'inizio questa psiche; dol- cemente guidarla ed educarla sulla base delle buone regole sociali ed igieniche. Quelli che stanno intorno ai bambini de- vono capire profondamente tali norme e cercare di applicarle con ordine e con ferma e dolce perseveranza. Ma non si esageri però: qualche volta ho osservato delle rigide e compassate governanti stra- niere, applicare con troppa pedanteria precetti eccessivamente rigorosi di scuo- le o libri troppo unilaterali, ottenendo ri- sultati diametralmente opposti a quelli che volevano conseguire. Sono persuasa ¿he le straniere spesso non siano adatte a sorvegliare i nostri l'alimentazione secondo gli usi e i bi- sogni loro, mentre la diversità del clima deve avere una grande influenza sul cri- terio da seguire nella somministrazione e distribuzione dei cibi, ¡nei vari pasti. An- che per l'educazione le ritengo qualche volta dannose, perchè il carattere della nostra razza £ più emotivo, forse più sensibile; non può, non deve essere gui- dato e costretto da mano pesante che non può conoscere nè sospettare la dif- ferenza che esiste tra la nostra psiche e la loro. Bisogna evitare, dicevo, l'eccessivo ri- gore, ma anche quella dannosa tolleran- za che deriva da un malinteso amor ma- terno. Una mammina intelligente deve anche evitare, con latto e delicatezza, le manifestazioni di eccessiva tenerezza di chi abitualmente avvicina il bambino ciò che può formare intorno a lui un am- biente dannoso per la sua educazione. Cercate che il bambino non prenda l'a- bitudine, come qualche volta avviene, di picchiare neppure i suoi giocattoli, meno che mai poi le persone e le bestie. Ci sono dei bambini che hanno lo spi- rito di contraddizione e oppongono il loro « no » a qualunque cosa s' invitino a fare; altri che fanno le bizze per ogni picco- lezza che non vada loro a genio. La vio- lenza, l'ostinatezza, il sentimento ecces- sivo di proprietà, son tutte cattive ten- denze che vanno combattute e corrette sino dall'inizio. È molto importante che i bambini non si avvezzino paurosi; anzi si deve far il possibile per svegliare in loro il senso del
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