LA CUCINA ITALIANA 1938

1° Settembre 1938-XVI v v v w i w i \ w w v w v v v ^^ p a g > 15 . CUC INA I T A L I ANA C O N S I G L I A K O S E T T A Folco e Maria Teresa sono stati con- temporaneamente ammalati e per qual- che giorno hanno dato a Rosetta preoc- cupazioni e da fare : specialmente Fol co che avrebbe voluto la mammina tut- ta per sè, cucita, come suol dirsi, al suo letto. Ora stanno megl io tutti e due, ma, do- po tanto strapazzo e tanto sacrifizio, la mia povera Rosetta è affranta. Approf i t to di un momento i li cui i bimbi riposano per indurla a venire a prendere una boccata d'aria in giardino'. — Andi amo, Rosetta, contentami. La- sceremo in camera l 'Assunta che farà buona guardia. Mi segue. Dopo aver .fatto un giro at- torno alle aiuole, vorrebbe rientrare in casa. La trattengo: — Sii buona. Siediti un pochino sotto la pergola. Si lascia cadere in atto di abbandono sopra una panchina. Poi esclama: •— Come sono sfinita! La conforto : •— Non può essere diversamente. Sen. za dormire, senza mangiare. .. Rassicura- t i ; presto riprenderai le forze. I bimbi si possono dire guariti; Fra poco li ri- vedrai fiorenti e l ieti. Sospira : — Lo spero. Ma, anche quando sa- ranno del tutto ristabi l iti, qui — e si mette la destra sul cuore — mi resterà un'ansia che prima non conoscevo. -— E' un'ansia comune a tutte le mam. me che hanno trepidato per la salute de» loro figlioli. — Ho vent icinque anni soltanto e mi sembra di essere già vecchia. Mol to più vecchia di certe donne che, per quanto maggiori di me, portano in giro baldan- zosamente la loro spensieratezza ! — Qualche volta è una. spensieratez- za fittizia; un atteggiamento prego per far colpo sul la gente. —• Dianzi •— prosegue Rosetta — ho visto la signorina che sta nel la palaz- zina di faccia. Tornava dal bagno. Era sola. Aveva un paio di pantaloni di stof- fa lucente « chiaro di luna », una ca- nottiera scol latissima, i l viso dipinto e quel l ' ar ia spavalda che sembra direi: <t La vita è bel la e me la godo! ». Eppure quel la ragazza ha già passato la tren- l ina! Sono rimasta a guararla fino a che non è entrata in casa. T i confesso che l ' ho invidiata. — Per i pantaloni chiaro di luna? Rosetta scuote i l capo. <—> L ' ho invidiata. .: «— O hai creduto d ' inv idi ar l a! . .. — . .. per quel la spavalderia che mi è parsa l 'espressione di un bisogno d' indi- pendenza ribel le al le costrizioni di coi sostituibi le presso di l oro! Riconosci, dunque, che l ' af fet to di madre è i l più urgente, i l p iù impel lente bisogno del- l 'anima tua. .. E ringrazia i l Cielo che, concedendoti due bei figliuolini, ti ha dato i l modo di appagarlo, questo bi- sogno; ringrazialo, pur sapendo che an- che a te incombe, come a tutte le mam- me, la fatale necessità di trepidare e, qualche volta, sof f r i re. E non ti fare i l lusioni sul lo spirito d' indipendenza o- stentato in pubbl ico dalle donne eman- cipate. Già io non credo che in Italia ci aiano donne emancipate nel vero senso del la parola. Credo che in fondo le don. ne d' oggi siano quel le d ' i e r i; con in , più, soltanto, una maggiore consape- volezza del diritto che anche le donne hanno a guadagnarsi la vi ta: ma sopra- tutto con un maggior senso di civismo, una maggiore partecipazione alla vita nazionale. Ved i . Se domani la si- gnorina della palazzina di faccia tro- vasse un marito d' idee un po ' retrogra- de, sarebbe lieta di sacri f icargli i pan- taloni « chiaro di luna » e di abdicare alla spavalderia nella quale hai creduto di scorgere la prova evidente di un in- sopprimibi le bisogno d' indipendenza. E, una vòlta al governo del la sua nuova casa, non esiterebbe a compromettere la morbidezza del le be l le manine f ra i ci- menti cul inari, nel desiderio di amman- ni re per il marito qualche piatto fuori del l 'ordinar io. Saprebbe essere anche una buona mamma; una mamma del- l ' Ital ia d ' ogg i; capace, si, di fare dei propri figli, dedicandosi ad essi con un attaccamento attivo ed ardito, dei veri «ragazzi di Mus so l i n i «; ma al tempo stesso orgogl iosa di sentire in sè quél f ervore di passione, che, in ogni epoca, ha portato, anche nel le donne p iù sem- pl i c i , l ' amor» di madre ad al tezze su- b l imi . Cosi almeno credo e «perei, Roset ta; perchè mi fa bene credere e sperare che in tutte le donne, anche sotto un appa- rente bisogno di emancipazione, possa nascondersi quel lo «tesso spirito di ma- ternità che è i l più v i vo, i l più impel- lente bisogno del l 'anima tua, e che ofa sta per spingerti con irresistibile bramo- sia verso i l Ietto dei tuoi bambini. Guar. da! Ecco l 'Assunta, Essi ti rec lamano! Va i . . . Rosetta si alza di scatto. Si precipita verso casa con l ' impeto d'una cerbiarta in fuga. Le di co: — Piano, benedetta, figlinola!... Ma godo tiel vederla correre cosi. Fr ida C R I S I siamo prigioniere" noi povere « piccole borghesi » educate da genitori di vecchio stampo e perciò infarci te di scrupoli e di pregiudizi; Le prendo i l volto f ra le mani e la costringo a guardarmi negli occhi: — Sei sincera? Scuote i l capo. — Sragiono ; lo so ! Compat iscimi. So. no stata tanto in péna! E nemmeno ora La madre riesco a tranqui l l izzarmi. Ho paura che ai bimbi ritorni la febbre . .. — Ma no ! . . . — Quando penso a quali dolori può (andare incontro una mamma, mi spa- vento. E al lora invidio le donne che non hanno figlinoli. Ora sotto io che scuoto la testa. —- Sei in mala f ede verso te «essa, bambina mia. Espr imi, quasi, il deside- rio di evadere dalla tua personalità di 'mamma amorosa, è tutto i l tuo essere vibra di passione materna, ansiosa di de- dizione. Ti sei allontanata or ora dal letto dei tuoi bambini e già ti struggi di tornare a vigi larne i l sonno! — È vero. 1— Anche per pochi istanti ti credi in- (Roma, Gal i. naz. d'arte mod. Fùt. Alinoti).

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