LA CUCINA ITALIANA 1938

Ottobre 1938-XVI twvvwvvvvi/wvvvvvvvvvvwvvw»^^ Pag. 29 • L A CUCINA ITALIANA! ' Lo novel lo del la "Cucina I tal iana" li M 1 M C C» IDIEIL1L"A\M€IEIE Che cosa accadesse tra quei due fino dal primo incontro, nessuno lo seppe mai e, meno di tutti, se ne resero conto loro stessi! Forse fu solo una delle infinite sorprese che la natura si compiace di fare agli uomini, unicamente per raggiungere i suoi eterni, imperscrutabili fini, allean- dosi amore e voluttà! Il fatto che meravigliò parenti, amici, e ammiratori, destando commenti viva- cissimi, fu quello di vedere un'intelli- gente dottoressa in lettere, scrittrice ri- nomata più che. per il merito de* suoi la- vori, per l'audacia delle idee innovatrici, rientrare nei ranghi della normalità e, come cosa più naturale del mondo, fidan- zarsi, sposarsi, sottostando ad ogni uso, ad ogni cerimonia, proprio come tutte le altre... E per di più, capitolare con uno sconosciuto venuto da lontaio a portar- le una cosa insignificante per parte di un'amica comune, uomo ignorante di let- teratura, dedito unicamente ad un florido commercio! Sembrava che le poche frasi di Mario Ferrandi avessero avuto il po- tere di spazzare in un soffio uno strato d'idee che nascondevano l'essenza vera della donna, da lei stessa ignorata! I più intimi ebbero l'audacia di do- mandare proprio a lei il perchè del fatto inatteso e non ebbero in risposta che un luminoso sorriso accompagnato da una pa- rola dubitativa: •— Chissà!... Uno dei soliti ben informati le ripetè un discorso della futura suocera il quale riassumeva il dubbio di tutu: le poche attitudini della scrittrice per la casa e la famiglia, per la vita ordinata e regolare. Vero o no che quest'idea fosse stata espressa dalla madre di Mario, Elda non si scosse e continuò a sorridere, guardan- do davanti sè, come se lei sola vedesse qualche cosa di 'grandemente bello e de- siderabile! La giovane letterata, celebre per la mo- dernità dei suoi proposti, obbedì al re- moto precetto evangelico: lasciò la sua casa, la città, le proprie abitudini per se- guire in un lontano paese l'uomo che amava. Ma quello che portò con sè fu il culto dello studio che unicamente aveva riem- pito la sua gioventù, il bagaglio impo- nente di cognizioni che le aveva dato abi- tudini singolari e formato il carattere di donna indipendente, lasciandola all'oscuro delle cose pratiche, nell'ignoranza com- pleta di tanti modesti segreti che ren- dono riposante e piacevole la dimora co- niugale. Fin dall'inizio della vita a due, gli or- dini dati da Elda alla servitù non avevano la dovuta chiarezza e di conseguenza la necessaria esecuzione; ne derivavano rim- ... sorridente e stupito davanti ai cibi preparati con le mie mani proveri, urti, licenziamenti, tanto che si sparse una voce nei mercati e nelle bot- teghe che qualificò casa Ferrandi « sala d'aspetto » per i domestici in attesa di un buon impiego. Di frequente accadeva che la lettura di un libro facesse dimenticare alla padrona di casa un lavoro necessario, o che il de- siderio di trasfondere sulla carta la ric- chezza di tante sensazioni nuove, di co- . inimicare al pubblico idee e pensieri l'as- sorbisse, secondo l'abitùdine del passato, senza misura di tempo, provocando mol- teplici perturbazioni in famiglia. Il marito, un bravo figliolo minore a lei di pochi anni, sorpreso che nella sua vita di lavoro ci fosse stata questa radiosa parentesi, ancora meravigliato dell'impre- veduto consenso, rapito nella gioia del desiderio soddisfatto, era orgoglioso della graziosa moglie che sapeva a sè intellet- tualmente superiore; sentiva, è vero, un disagio per le piccole cose della loro vita in comune, ma preferiva il silenzio ad una parola che potesse appena suonare biasimo o rimprovero alle orecchie di lei. Non chiedeva alla moglie le minute e indispensabili Cure per la sua roba, e cer- cava fuori di casa chi gli riparasse un punto scucito, chi gli riattaccasse un bot- tone; preferiva mangiare contro voglia piuttosto che confessare la sua avversione per le vivande mal cucinate o sgradevoli; aveva imparato ad esercitare la pazienza ingannando in qualche modo l'attesa, quando, tornato a casa, trovava la tavola ancora sparecchiata e il desinare non an- cora pronto. Cose di una certa entità, ma che non turbavano ancora il tenero idillio. Dopo i primi mesi, Elda constatò con dolore, che sempre più spesso il marito, adducendo come scusa il lavoro, non tor- nava a casa all'ora della colazione. Da prima fu delusa, poi triste... e la solitudine le suggerì pensieri di gelosia e immagmi d'inganni e tradimenti che la fecero soffrire... La tenerezza del marito calmava di quando in quando l'inquietudine del so- spetto, ma questo tornava presto a pun- gerla e si fece poi così tormentoso che una mattina, dopo la solita telefonata' di affettuosa giustificazione, Elda decise al- l'improvviso di vivere nell: realtà l 'av- ventura della moglie tradita da lei stessa descritta nei racconti immaginari. Si vestì di scuro, abolì ogni cosa che potesse pre- starsi al riconoscimento e andò ad appo- starsi presso il banco per spiare l'uscita del marito. Ecco comparire Mario svelto e gaio, ed ella cauta seguirlo evitando abilmente di perderlo di vista nella fol 'i delle vie. Egli entra in un noto locale e Elda trattiene a stento l'impeto del dolore, ac- cresciuto dalle immagini dell'accesa fan- tasia. Le circostanze sono propizie: nel limite delle porte spalancate sono state formate, per la stagione calda, odorose siepi di arboscelli fioriti in vaso; il posto, evi- dentemente preferito dal m-nto, è presso un ampio ingresso ornato anch'esso di piante in fiore; assoluta è la noncuranza di lui per il movimento della strada... Seduto davanti alla tovaglia candida attor- niato da camerieri premurosi, egli sceglie con grande attenzione nella lista delle vi- vande. È solo, ma tra poco un altro co- perto gli sarà messo vicino, una dònna arriverà, sorridendo trionfante, per pren- dere posto accanto a luil Nell'attesa di vedere la temuta rivale, Elda sente caldo e irruente il tormento della gelosia; per non esse;e rotata ogni tanto si allontana, ma subito torna a in- dagare, a dare occhiate furenti attraverso

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