LA CUCINA ITALIANA 1938
I o Novembre 1938-XVII ivvvmyaaaaa/wv/wvwvaaa/vv^ Pfg- H • LA CUCINA I TAL I ANA € O I § I & L I A R O S E T T A Rosetta e Cochi sono andati al cine- matografo. , Un avvenimento! . .. Ci eravamo trovati d'accordo, Cochi ed io, per indurre Rosetta a distrarsi un poco dalle sue materne, assillanti apprensioni. E i l cinematografo, sor- gente inesauribile di vibranti sensazio- ni visive, auditive ed emotive, rappre- sentava per Cochi — tifosetto della pel- licola — lo svago più adatto per eserci- tare sulla mente di una moglie un'azio- ne diretta ed efficace. Ma ce ne sono volute, preghiere, per vincere la mala voglia di Rosetta! Ella non sapeva risolversi ad allonta- narsi, sia pure per breve tempo, dai suoi piccol i; nè la promessa da me fattale di rimanere con loro durante la sua assenza, bastava a persuaderla! Ma, quando in uno dei nostri cine- matografi, è stata « programmata » una pellicola in cui l 'arte italiana si affer- ma, con potenza realistica rara e ma- teriata di poesia, le preghiere di Cochi si sono fatte tanto insistenti che Roset- ta ha finito per acconsetire. E così, stasera, dopo che Maria Te- resa, sazia di latte materno, si è addor- mentata — Folco dormiva già da un pezzo — Rosetta si è messa in ghin- gheri e se ne è andata con il marito, non senza avermi rivolto Dio sa quante raccomandazioni, anche in vista delle meno probabili eventualità. Ho accompagnato i due sposi alla porta di casa e sono rimasta a guar- darli, mentre si allontanavano a brac- ' cetto, stretti l 'uno all 'altra, come in una ripresa di luna di miele. A un certo punto Rosetta si è voltata e mi ha fatto un cenno di saluto che ho ricambiato con slancio. Tradotti in pa- role i due gesti avrebbero significato: — Ti raccomando i bambini! — Stai tranquilla e divertiti! Quando la coppia è sparita all 'angolo della via, ho chiuso la porta e sono venuta in camera per incominciare pres- so i bambini la mia scrupolosa sorve- glianza. Adagiata nella soffice profondità di una poltrona, penso a Rosetta. Mi do- mando che impressione proverà nel tro- varsi, dopo tanto tempo, fuori di casa ad un'ora così insolita; nel sentirsi at- torno quel fremito soffocato di vita che forma la particolare atmosfera di una sala cinematografica affollata. • Anch' io provo un certo stupore nel- l'essere qui, senza di lei, vicino ai suoi bimbi addormentati. Al mio affetto per essi si unisce ora un senso di incon- sueta responsabilità. Un timore mi si affaccia alla mente. Se i piccoli si sve- gliassero. Se Folco reclamasse la mam- ma con una delle sue bizze. .. di gran marca, sarei buona a calmarlo!?. Mi alzo e mi avvicino al letto dove il pupo riposa. Mi chino su di lui e gli sfioro con mano lieve la fronte. È Tre- scai come fresco è il suo alito fra le labbra socchiuse. Il respiro è regolare... Poiché nulla turba il suo sonno, Fol- co non si sveglierà. Così rassicurata mi lascio andare giù 4i nuovo nell 'accogliente profondità della poltrona e torno a fantasticare di Rosetta, di cui mi pare di sentirmi attorno il pensiero vigi le. È la prima volta che ella si allontana dai suoi bambini: e forse, pur subendo la suggestione della fantasiosa irrealtà dello schermo, e delle tenui melodie che la commentano, avvertirà in sè, co- me un lieve malessere, il rammarico di averli lasciati. C'è in questa piccola borghese, cre- sciuta in pieno sviluppo novecentistico, una sensibilità pavida che, portandola un po' fuori della sua epoca, l 'avvicina alla mia: allo scorcio di quel monoto- no e ahimè! tanto deriso ottocento, nel quale una donna si credeva nata solo per prendere marito e dedicarsi esclu- sivamente al ruolo della madre di fa- migl ia. Compito nobilissimo, ma inte- so allora con criteri troppo rigidi e perciò paralizzanti talvolta le forze spi- rituali vitalissime che, liberamente esplicate, avrebbero potuto essere fe- conde di bene nel campo sociale e cau- sa di soddisfazioni legittime per quel le donne alle quali il matrimonio non aveva recato la felicità attesa: timide donne che, tutte chiuse nella loro fem- minilità, potevano consolarsi soltanto divorando i romanzi pieni di compli- cazioni psicologiche, come quelli del sig. Paolo Bourget. Qualche volta ne parlo con Rosetta, e le parlo in tono di ammirazione quasi ingenua della femminilità di avanguar- dia, — atlete, « campionesse » o « can- noniere » uguali e non di rado superio- ri al l 'uomo, per resistenza fisica e, ardi- mento, nei radi cimenti sportivi: don- ne pilote di vel ivol i, donne fuochiste sui treni, donne poliziotte. .. — Noi due — le dico — al termine della nostra vita, avremo ben poco da raccontare ! — Racconteremo — risponde Rosetta con il suo più luminoso sorriso — di avere adorato i nostri figli, di esserci dedicate a loro, senza riserva, in un compito d'amore non sempre lieve, ma sempre subl ime: e questo compito non mi è mai sembrato così bel lo, così necessario come oggi che la donna è costretta dai nuovi bisogni della Na- zione a cedere il passo al l 'uomo nel campo del lavoro. Noi mamme nella complèta dedizione ai nostri figli, non saremo mai costrette a cedere il passo a nessuno. Càia donnina! Tra poco sarà qui. En- trerà in casa un po' affannata, con le guance accese e lo sguardo inquieto. Si Xirecipiterà in camera per assicurarsi che i piccoli riposano tranquilli come quando li ha lasciati... Vorrà sapere se nel sonno hanno smaniato, se hanno tossito e starnutito... Prepariamoci a subire un interroga- torio in tutte le regole! F r i d a Madri italiane, che interrompono i l lavoro nell 'officina per dare ai figli i l nutrimento che le fa doppiamente marnili«
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