LA CUCINA ITALIANA 1938
L A CUC I NA I T A L I ANA . Pag. S m/vv^v»avi\waaa^wivv/wa/ivva/w^ 1° Dicembre 1938-XVII donna col vestito che indossa, che è poi lo stesso, e non può davvero esser lieto che la sua donna si faccia bella ed ele- gante per gli altri e riserbi a lui le vecchie pantofole, la veste d i camera stinta, e magari i bigodini. Ma l'economia... altra falsa obiezione; si può essere econome e non trascurare le norme di una. .. igie- ne, direi domestica, si può non urtare la suscettibilità di chi ci sta vicino con un insieme di cose che si presenta disordi- nato o stonato —- che poi l'ordine della persona è tutt'uno con quello della casa — si può magari comprarsi un cappelli- no di meno, un vestito da pomeriggio di meno e avere un abito decente per casa. Non voglio sfogliare sulla margherita le possibilità dei veri tradimenti maschili a cui può condurre questa deplorevole inur- banità di molte donne, ma, lettrici mie, lasciatevelo dire, quando un uomo ricor- re a quei... truci misfatti ha quasi sem- pre ragione, perchè voi lo aiu.ate con la vostra indifferenza per certi piccoli pro- blemi che sono l'impostazione di ben più importanti soluzioni della felicità dome- stica, voi lo spingete verso certe infra- zioni che poi vi dispiacciono e che non avevate preveduto. Elogio della vanità, dunque? Neppure; elogio dell'eleganza, sì, di quell'eleganza che è utile in ogni aspetto della vita, pratica quanto l'eco- nomia e la saggia amministrazione. In fondo l'educazione e il buon gusto reggo- no molte situazioni su solida base e non bisognerebbe dimenticarli mai; si ritor- na talvolta ad essere beneducati e di buon gusto dopo uno scatto di nervi, uno « sfo- go » sincero — abolite, vi racromando, più che potete gli « sfoghi » anche se sin- ceri! —: ma qualcosa presto o tardi ci fa pentire che sia stato « un ritorno »: per- chè ritornare ad essere nella prima con- dizione vuol dire purtroppo non esservi sempre rimasti! E questo malauguato qual- cosa, resta, malgrado i pentimenti e le parole gentili, permane anche sui vostri belli abiti da sera, il ricordo della sfilac- ciata veste da camera, sulle scarpette di argento, il passo delle vostre pantofole sdrucite, qualcosa che, pur piccolissima di fronte ai vostri meriti, non sarà dimenti- cato. Non voglio qui esporvi la vecchia te8ria del farvi eleganti per piacere ai vo- stri uomini; rispetto troppo la vostra per- sonalità per un consiglio di tal genere: ma vi dico egualmente: fatevi eleganti perchè la casa non è il cesto dei rifiuti o la se- de delle vostre facili dimenticanze, per- chè la casa, nido della famiglia, unico luo- go dove veramente regnino e si santifi- chino gli affetti cari al cuore di una don- na, ha bisogno di essere bella, guardata con amore, rispettata con ogni cura, abi- tata da gente che vi viva facendone un culto, che la ami come si deve amare una casa, dove tutti, veramente tutti, stiano volentieri e si guardino dattorno con sod- disfazione e con gioia* Potrebbe forse venir fatto a qualcu- na di pensare che questo invito alla « ele- ganza » risenta ancora d'un estetismo su- perato ormai dalla no-itra chiarificata co- scienza dei valori concreti e sostanziali della vita, quasi che per « forte » si deb- ba intendere tutto ciò che ne è almeno lontano. Come si ha la prevenzione che la tenerezza espressa sia meno forte della tenerezza inespressa, e maggiore dolore quello che s'impietra, piuttosto che quel- lo che si discioglie in lacrime così si ha anche comunemente l'idea ^che ogni mo- do d'eleganza tradisca l'esteriorità, la man- canza di responsabifità di fronte alla vita. Ma come un abisso separa il roZXP dal forte, l'incolto dal primitivo, così un a- bisso separa lo sciatto dal disadorno. Se una bellezza disadorna può splendere mag- giormente nella sua denudata realtà, nes- suna bellezza nè fisica, nè morale, può vivere nella sua integrità, quando sia de- turpata dal disordine e dalla sciatteria, elementi discordanti con quella numerica armonia che è la vera sostanza della bel- lezza medesima. E se insisto sulla bellezza di cui l'eleganza è elemento costitutivo, più ancora che uno accessorio, ciò è per- chè intendo restituire alla bellezza il suo vero significato, non di vuoti forma, ma di reale pienezza e moralità di vita, bel- lezza a cui l'umanità tutta aspira, quando vi circolino dentro quei valori per cui ha senso la vita di ciascuno di noi. In tal senso la donna ha principalmente il do- vere di tendervi, perchè nella casa l 'uo- mo abbia la sensazione che giorno per giorno si realizza quella armonia di vita, a cui si volge il suo stesso lavoro, Eleonora della Pura A M B I Z I O N E N E C E SÀS I T LA CASA GIOCONDA V i parlerò oggi, lettrici, di un argomen- to che vi sta moltissimo a cuore: il ve- stirsi. Sono certa che leggerete volentieri quanto vi scrivo perchè non vi farò la predica dell'economia e della saggezza: di- sciplina che sapete benissimo praticare da voi. Vi parlerò anzi dell'eleganza, argo- mento necessario, più necessario di quel che si creda alla vita quotidiana, se in- terpretato e applicato come si deve. Non occorre anzitutto —• e questa non è dav- vero una scoperta — per essere eleganti, essere ricche: si vedono troppo spesso vesti ricchissime di cattivo gusto che af- fermano in pieno la verità di quest'asser- zione. Ma non basta essere eleganti « quando si esce » e questa è un'altra co- sa risaputa, ma non mai, a quel che sem- bra, risaputa abbastanza, se tante, troppe donne si riducono « all'estrema bellezza » per andare a passeggio e non disdegnano al ritorno in casa vesti meno che decenti e magari vecchie pantofole. Ed è questo un gravissimo errore. An- che se una donna fosse sola e nessuno sguardo la sfiorasse dovrebbe avere quel tanto di rispetto verso se stessa per ve- stire decentemente; tanto peggio se un marito, ritornando a casa la sera, trova la moglie in un certo assetto che non può certamente piacergli. Ma gli uomini non vedono 1 vestiti, non si accorgono... ecc. ecc. Me lo son sentita dire tante volte. Eb- bene non è vero, non c'è uomo, per gros- solano che sia, a cui sfugga, se pur gli sfuggono i particolari, quel tanto di pro- prietà che un abito deve avere per non essere trasandato o indecente; non gli piace, certo, il vestito della donna, ma la
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