LA CUCINA ITALIANA 1938

28 LA CUCINA ITALIANA FEBBRAIO 1938-XVI La civiltà e Io favola Quando ci sediamo intorno ad una tavola apparecchiata, ricca o mode- sta che sìa, davanti al piatto vuoto e alle posate ordinatamente disposte, e aspettiamo il cibo con impazienza mal celata, tutti o quasi tutti siamo in uno stato fisiologico che non ci permette di riflettere all'atto che stia- mo per compiere. Le riflessioni potranno af facciar- si dopo, quando, ben sazi", sediamo ancora comodamente a tavola, par- lando del P ^ e del meno. La necessità di nutrirsi è comune a tutti gli esseri viventi, ma solo per l 'uomo è andata gradatamente mo- dificandosi la maniera dì soddisfar- la; ed i migl ioramenti seguono da vi- cino l 'evoluzione intellettuale dell'u- manità e sono compresi in quell 'm- .sierne di atti della vita sociale che hanno dato al l 'uomo la prepoderan- za sul regno animale e il dominio della terra; atti che, contrapposti a « barbarla » vengono chiamati « ci- viltà ». Molti di noi ricordano le impres- sioni violente, provate, da bimbi, nel- l'assistere al pasto delle belve nelle visite ai serragli. Il nostro infantile sbigottimento ci faceva stringere più forte la mano del babbo o della mamma agli urli famel ici delle tigri e dei leoni ecci- tati dai guardianiche, per acuire la brama bestiale del cibo, facevano lo- ro vedere più volte, sulle punte aguz- ze delle forche, poi ritoglievano alla loro vista prima di darli, quei pezzi di carne nerastra e sanguinolenta che finalmente le belve azzannavano vorac i: trionfanti! Dopo incalcolabili millenni anche oggi la maggioranza degli uomini non arriva a nutrirsi se non dopo a- ver lottato col lavoro e col sacrificio, e il cibo rappresenta sempre il frutto di una non facile conquista. Nelle grandi città, nei paesi e nei campi, obbedendo ad un richiamo ir- refrenabile, quasi alla stessa ora si chiudono gli uffici, le botteghe, le scuole, le officine e si depongono gli arnesi di ogni lavoro; gli esseri ri- mani si avviano verso il pasto che li attende. Molti, entrando in casa, sono accolti da sorrisi di gioia, e braccia tenere e bocche amate si contendo- no il primo saluto. Nel le comui tà religiose, nelle fami- glie più devote, pi-ima di mettersi a tavola, s' innalza a Dio una breve preghiera di ringraziamento, contra- sto supremo con gli animali che pure ci uguagl iano nella stessa necessità. I cibi, ottenuti con più o meno de- naro, ma senza lotta fisica, cotti, dro- gati, ingentiliti dal 'arte del cucinare, vengono serviti -e consumati sul can- dore delle tovaglie e sovente tra il sorriso dei fiori e il luccichio dei cri- stalli e degli argenti. Anche i più modesti esseri umani posseggono scodelle e posate, ogget- ti indispensabili alla tavola del mon- do civile. A mensa si riunisce la famiglia, talvolta in campagnia di amici; si scambiano idee e notizie, si dimostra- no gli affetti e le predilezioni e, il più 1 possibile, si dimenticano i gravi pen- serà per mangiare con serenità e al- legria. Da civiltà ha tras formato l'atto necessario alla conservazione della vita in un rito giornal iero al quale non manca nè poesia nè bellezza: il padre di famigl ia seduto a tavola tra la moglie e i .figli, è uno dei miglio- ri esempi del cammino già percorso dal genere umano, una delle più grandi promesse per l 'avvenire. Virginia Ott. LO ZUCCHERO E* UN ALIMENTO FONDA MINTALE DELL'ALIMENTAZIONE,POTA TO DI ALTO POTERE NUTRITIVO quanto dire ode non è un amclimmta, ma, 4 LUÌ alimentar t per se sfefsar t eAe accresce il potere* nutritivo di tutte Ee comp^moni,d/le qùakpar* tecpa , specie Le, marmellate, k fruita- scirop-- M ***** LA QUOTA DI Z U C CO H E R deve eé^ere tenuta costante in- tutte le aLmea* fazioni, , come una, quota, neoeMa,ri& aita nutrì* zlone, di sicuro potere corroborale ed equi* libraùre dell'orgaMmuy. i

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