LA CUCINA ITALIANA 1939
i ° Ap i ì i e - 1 9 3 9 - x v i i p a g „ 1 2 3 . I.A CUCINA" ITALIANA uando si leggono certe descrizioni di ^ ^ feste e di banchetti dei tempi passa- ti, restiamo sorpresi come al racconto di meravigl iose f avo l e, e non se ne accet- terebbe la credenza, se il nome dello storico e la serietà delle fonti non ne facessero f ede. Queste narrazioni sono oggi in partico- lare contrasto con l ' animo nostro, tem- prato alla saggezza delle leggi fasciste e avv i ato ver so quel la mèta di giustizia so- ciale auspicata dal Duce. Per molti e imprecisabili secoli la gioia dei potenti veni va dimostrata con lussi eccessivi, sprechi enormi e con atti di generosità ver so la plebe, tanto più de- plorevoli in quanto contrastavano con le misere cortdizioni abituali di essa. Uno dei modi più comuni di favor i re il popolo era la « corte bandita », mo- mentaneo conforto che poteva restare, nella vita di tanti uomini, unico sfogo alla sazietà, qualche vol ta dannoso fisi- camente; eccitamento alla gola sempre de- st inato a f ar sentire più acuto il con- f ronto tra la dovizia dei ricchi e la scarsa nutrizione alla quale gli umili dovevano giornalmente adattarsi. Oggi le condizioni economiche del no- stro popolo sono completamente trasfor- mate, mentre le classi abbienti sono state ricondotte ad una maggiore semplicità di vi ta. Per quello che riguarda le abitudini del- la tavola, non c 'è più famigl ia signorile che continui l 'uso delle tre portate al pranzo di ogni giorno, mentre il vitto degli operai e dei coloni, anche nelle più remote campagne, è abbondante e nutri- t ivo. Per questi ultimi è il conseguente risultato di un razionale s f rut tamento del- la terra, è l 'obbedienza a certe utili pro- pagande: come quella avente per fine d' intensi f icare l ' al levamento dei suini, dei conigli, dei piccioni e dei polli; principali elementi che portano in premio l ' agia- tezza. Così sembra un sogno che, poco meno di venti anni f a i contadini, anche in Tos cana, mangiassero la carne solo per le « ricordanze », che fosse già un lusso, al lora, permettersi ogni tanto una pie- tanza di baccalà e che l ' acqua nella quale il pesce secco era stato ammol lato ser- vi sse per f are la zuppa, r isparmiando co- sì il sale da cucinai . .. Frequentando i mercati cittadini e~~le botteghe di generi al imentari è faci le, qualche vol ta, accorgersi che le costose primizie sono ora richieste più da per- sone di classi popolari che da altre di ceto assai elevato, e come queste ultime invece siano sempre al l ' avanguardia nel consumo dei più economici e moderni prodotti, come la carne e il pesce con- gelati. L ' esempio della semplicità viene dal- l ' a l to: anche nelle feste per le nozze re- gali sono evitati gli sprechi e molte vo ' ie una parte delle somme destinate dai sud- diti ad esprimere omaggio agli sposi, vie- ne impiegata in opere durature di bene: asili, colonie, sanatori ecc. Senza ricordare i favolosi lussi dei Ro- mani, specialmente nel periodo di deca- denza del l ' Impero, avvicinandoci a noi, leggiamo alcune antiche cronache, un- S c i a l i d'altri tempi triamo nel regno di f avo le più recente- mente vi ssute! In Italia, nel 1 03 7, il « magni f ico, illu- stre, generoso, altissimo, atleta grande » Boni facio di Canossa, marchese di Tosca- na, vedovo senza prole, si preparava alle seconde nozze. L a f u t u r a. mogl ie era bel- la, dolce, valorosa; di stirpe nobi l issima, imparentata con le più illustri famigl ie principesche di Europa. Ne l lo scegliere il programma delle feste nuziali nulla sembrava troppo grandioso al l 'augusto fidanzato: tale f u veramente la magni f icenza raggiunta, che sovrani e principi ne ingelosirono bassamente! Un corteo numeroso di caval ieri chiusi nelle ricche armature del tempo, accom- pagnò Boni facio in Lorena, dove lo at- tendeva, trepida, Beatrice sua sposa. Secondo l ' esempio di altri regnant i, e tra questi il tristo Ne rone, i cavalli erano ferrati in puro argento, senza ribattiture; sicché avven i va faci lmente che nella corsa essi li perdevano e chi aveva la fortuna di raccoglierli e di godere poi il denaro della rivendi ta, si f ormava una grande idea della potenza del signore che era passato sulla sua via. Dopo il matr imonio il corteo, accresciu- to della bella sposa e del suo seguito, sostò a Marengo Mantovano. In questo luogo vennero splendidamente imbandite le mense in onore della nuova marchesa, e furono accessibili a tut t i : nobili, giul- lari, forest ier i, popolani, e rimasero appa- recchiate per tre lunghi mesi, con quale gioia di tanti è faci le immaginare ! . .. Le v i vande erano servi te in vasel lame d ' oro, il v ino prel ibato attinto dai pozzi dov ' era stato messo in sostituzione del- l ' acqua . .. Lussi e sciali come pochi altri in quel tempo, ma che non f rut tarono nè amore nè riconoscenza al « magni f ico altissimo signore » che ebbe trista sorte appena pochi anni dopo, e le rival ità continuaro- no feroci a colpire la sua prole, che mo- riva fuori d' ora in modo mi ster ioso: dei figli di Boni facio e di Beatrice s fuggì alla vendetta dei nemici del padre la sola Ma- tilde, colei che la storia ricorda come la contessa Mat i lde di Toscana. _ Al tret tanto magni f ica è la descrizione delle nozze della gentile Viol ante, figlia di Galeazzo II Vi scont i, con Lionel lo d' In- ghi l terra. 11 convi to f u part icolarmente lussuoso. Data la stagione calda (il quindici giugno del 1 368 in Mi lano) le mense furono ap- parecchiate al l ' aperto, sulla piazza del- l ' Ar engo. T r a gli invi tat i, personaggi il- lustri per nobiltà e per potenza ed anche gente umi le, c ' era un « esimio poeta » : Francesco Petrarca. Le portate furono diciotto, ed ognuna era composta di v i vande diverse; per bre- vità ne cito alcune sol tanto: « pr ima ban- digione: carne, pesce e due porcelli do- rati col fuoco in bocca. Seconda bandi g ione: lepri dorate, luc- ci dorati. Te r za bandi g ione: un gran vitello tut- to dorato. Si cont inuava con la carne di tutte le specie mescolata a pesci, f ra cui le an- guille, a selvaggina e ad ogni sorta d' ani- mal i, finche nella diciassettesima portata comparvero i formaggi e le giuncate e nella diciottesima ed ultima « bandigione » i dolci e le f rut ta. Il lusso dei doni ai convitati superava quello delle prel ibate v i vante. Il « magni- fico ed eccelso signore Galeazzo » donò agli ospiti, a seconda del sesso, del merito e del g r ado: cani levrieri con collari di velluto e catene di oricalco, falconi con cappellucci di vel luto ricamati di per le, tabarri di vel luto, armature da caval ier i, bottoni col l ' insegna del duca, fermagli preziosi e via dicendo; per ultimo fu do- nato ad ognuno dei settantasei baroni e genti luomini al seguito dello sposo, un caval lo di razza magni f icamente bardato. Uno storico del 1388 lamenta i lussi smodati dei signori Piacentini, e riporta la lista delle v i vande di un banchetto di nozze, in una famigl ia che non era « nè di principi nè di uomini pubblici ». Giovanni Mus so si stupisce che a ta- vola vengano bevuti i vini bianchi e rossi, e fat to spreco irvitile di « confetti di zuc che r o»; poi enumera le v i v ande: formano la pr ima portata « capponi, ov- vero capponi e bue conditi con mandor le, zucchero ed altre buone spezie. Poi le carni arrosto: polli, fagiani, pernici, le- pr i , quindi torte e giuncate con zucche- ro, poi le f rut te ». Il banchetto, dopo una breve sosta de- stinata alla lavanda delle mani, continua- va fino a sera e r iprendeva per tutto il giorno dopo! . .. Non continuo l ' elenco delle v i vande per non di lungarmi troppo. Penso però che nel f rat tempo gli sposi si saranno eccl issati . .. Anche ai tempi nostri un matr imonio in campagna è segnale di strage nella co- nigliera e nel pollaio, ma in città quasi sempre si festeggia la cerimonia con una semplice refezione mattutina composta solo di caf fè e latte, di cioccolata e di dolci. Quante volte anche le famigl ie più signorili f anno la riunione in un albergo ed o f f rono agli sposi ed agli invitati una semplice colazione f redda, che per lo più tutti consumano in piedi. La civiltà ci ha insegnato a godere le gioie della famigl ia e della patria senza eccessi dannosi; con l ' evi tare ogni con- sumo inutile, ogni spreco i rragionevole si aggiunge una prova d ' amore a questi due ideali, e si persegue il bene! [Virginia Ott
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