LA CUCINA ITALIANA 1939
LA CUCINA I TAL I ANA - Pag. 148 Ì T C r r ì T ^ T r s r t f ì n n n r ^^ lo Màggio 1939-XVI1 Doenn ceh lavooran In uno di quei salotti dove le signore sorbendo la classica tazzina di tè e ro- sicchiando pasticcini sparlano delle ami- che e si accaniscono immancabilmente contro le domestiche intermezzando im- pressioni di moda, preoccupazione nella scélta di modelli nuovi ed assillante pen- siero di poter corrispondere a tutte le cure frivole della loro settimana stracol- ma di impegni interessantissimi, alcune frasi sfuggite ad una vecchia signora or- nata come un idolo e nel cui sguardo la luce annegava in una chiarissima Zona glaciale, hanno risvegliato in me quel senso di ribellione che gli anni e le vi- cende non hanno saputo affievolire ne spegnere. Una bella creatura, che mai avevo no- tato• nella cerchia delle frequentatrici, an- nunziata alla signora, dopo aver chiesto licenza di scambiare con lei poche pa- role, salutando con grazia si allontanò subito. La rapida apparizione facendo sprizzare la scintilla della curiosità, va- riò il consueto repertorio ed accese un fuoco scoppiettante di domande. La si- gnora spiegò: " È la segretaria della no- stra società: dovevano comunicarmi una notizia urgente e un po' delicata, per questo hanno mandato lei — Molto carina... — azzardò una delle fignore più giovani, — 5Ì . . V abbastanza..., ma non mi è simpatica. Dovrebbe pensare alla sua condizione e non calzare scarpe da più di cento lire al paio e calze di finissima •seta. Non parlo poi dei suoi vestiti! lo. non concepisco tale raffinatezza nelle donne che lavorano. Un gran sospiro sottolineò il giudizio; altri commenti più o meno 'acidi segui- rono, ed io per non esplodere salutai uscendo col proposito mille volte fatto ed altrettante non mantenuto per ragioni di convenienza che alle volte lì allaccia- no nelle loro maglie tiranne, dì non più riporre piede in quei luoghi dove perfino la luce del sole filtra malinconica e ve- lata. Le donne che lavorano! Tema mille volte sfiorato, penetrato, e sempre denso di materiale vivo nel quale la mente e l'anima s'immergono per suggerne l' es- senza. Nessuno mai quanto chi ha vissuto nella cerchia operante ed ha potuto co- noscere di quale passione splenda e di quante lacrime si irrori la vita delle crea- ture che tutte le ore del giorno trascor- rono chiuse nei laboratori nelle fabbriche e negli uffici, può rivolgere il suo pen- siero devoto a queste sorelle carissime, esprimendo loro con parole ben povere ammirazione costante e sincera. Quasi ancor fanciulla ebbi la duplice ventura di frequentare il Corso dì Elo- quenza Popolare della non mai troppo compianta Guglielmina Ronconi, e di parlare alle donne del popolo. Nessuna scuola può insegnare la verità quanto quel benedetto tirocinio al quale l'anima mia spesso ritorna. Non soltanto alla mamme, alle donne mature e alle vecchie noi parlavamo, ma nell'uditorio attentissimo i volti acerbi fiorivano come corolle, gli occhioni belli di giovinezza splendevano, si velavano di lacrime, ed in quella rugiada era riflesso un puro poema che assolve e lava tutti i piccoli peccati di vanità contro i quali punta lo strale l'arido fegato delle donne che mai discese dal podio brillante, han- no sempre guardato uomini e cose attra- verso la lente del loro egoismo, poste troppo in alto per essere sfiorate e in- vestite dall'onda di vitalità vera che sa donare palpiti ai cuori, amore alle anime e luce per la coraggiosa marcia nella Via del destino eh'è lunga, ardua, spinosa. L'argomento mi appassiona e vorrei parlarne a lungo illuminando tutti i lati di una vita che spesso, troppo spesso non è compresa; ma lo spazio vietando- melo, per questa volta mi limiterò a ri- volgere la mia simpatia alle donne del popolo rievocando episodi non troppo lontani e incancellabili. Rammento che nei nostri giri nelle campagne e specialmente in 'quelle di Perugia, attendevamo l'ora del tramonto. Tornavano le contadine dai campi e le operaie dalle fabbriche. Erano stan- che, affamate; pure accorrevano festosa- mente nella sala della riunione ed ascol- tavano le nostre parole senza un respiro. Nessun lampo del, loro sguardo né la più 'lieve contrazione del volto mi sfuggiva- no. Stupore, dolcezza, letizia, commo- zione. Epoca di guerra: le donne sole; il la- voro assillante; riposo breve; disagi dì tutti i generi; rinunce continue. Accorrevano a noi come si vola verso una fonte che appare dopo un lungo cammino sotto il sole, e quelle bocche schiuse sembravano bere a lenti sorsi, e i petti si sollevavano quasi liberati da un peso, i lineamenti contratti dal pen- siero doloroso si spianavano. Quante lacrime vidi sgorgare da qne- gli occhi bruciati da una interna passio- ne! Quante domande..., quante speranze serrate nella luce degli sguardi con i quali ci frugavano quasi per implorare aiuto, sostegno in quella, marcia che sca- 1N0SSIDABILE C © Il U IH IIB il § 'Macchina moderna per fave [a pasta in casa IMPASTA - SFOGLIA - TAGLIA Si vende nei pr incipali negozi C a t a l o go gratis articoli utili per la casa GAVAZZENI - BEROGAM - Casell Poestal 57 •[
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=