LA CUCINA ITALIANA 1939
I93?-XVN • m m A i W a m m m & m & M M M M M I S p aj? . ICS. LA CUCINA 1 ITALIANA che lavorano Donne Le necessità della vi ta, che ogni giorno divengono sempre più complesse ed im- periose, hanno allontanato la donna dal regno che fin dal le prime origini ella oc- cupò con attribuzioni di assoluta sovra- nità. Lavori estranei spesso assorbono quasi tutte le sue ore giornaliere. Ta l e disagio è avvert i to in maniera mol to relativa dalle giovani e nubili le quali hanno in casa le mamme e le sorelle che si occu- pano delle faccende domest iche. La ta- vola pronta, la piccola sosta oziosa avanti la ripresa att iva, l 'uscita serale allietata dalla speranza di una passeggiatina o da quella di una scappata al cinema dopo cena, sono bagliori che riescono a dissol- vere in parte il velario un poco bigio della trascorsa giornata densa di una at- tività spesso troppo pesante. Così, io intendo parlare delle donne che alla preoccupazione di contribuire con il loro guadagno alla marcia diretta sulla via scabrosa di una vi ta, che sol- tanto un attimo di sosta da parte di uno dei due fattori, arenerebbe in una crepa argillosa dalla quale soltanto con gran- dissima pena potrebbero liberarsi ripor- tando visibili avarie, uniscono l ' af fannoso pensiero del bimbo rimasto in casa affi- dato a mani estranee. Donne operaie, impiegate e insegnan- t i ; madri che mentre lavorano pensano alla culla dove riposa il loro piccolo, e che nella ridda delle ci fre, nel febbri le moto delle macchine o nei volti degli alunni, vedono risplendere il sorriso o sci- volare le lacrime dei loro figli. Se tutte le donne madri sono sacre e idealizzate dal dolce mistero della loro creatura che portata in grembo e sognata per nove mesi hanno dato alla luce an- negando nella gioia della nuova alba i dolori e le pene spesso inauditi, le mam- me che lavorano debbono essere circon- fuse da un alone di luce subl ime. Conosco molte di queste mamme, e sempre le ho avvicinate con simpatia fra- terna cercando porgere loro qualche ba- gliore di conforto. Spesso le ho viste giungere con il viso pallido e le occhiaie peste. Not ti insonni trascorse pr e s so , il lettino del piccolo febbricitante; riposo più di venti vol te interrotto; assopimenti lie- vi , ore trascorse cullando nelle braccia il il bimbo perchè questi non disturbasse con il suo pianto il sonno del l 'uomo il quale, non sempre dotato di pazienza, avrebbe protestato contro quel lamento comprensibi le soltanto dalla mamma che sa tutto donare e tutto soffrire con il sorriso sulle labbra anche se il cuore è sconvolto dalla più nera tempesta. Al cune io ne ho vedute sfiorire anzi tempo e trascurare anche le più tenui soddisfazioni femmini li che una volta co- stituivano il patrimonio giocondo della loro giovinezza. Un velo, un fiore, una veste serica ne- gati alle loro esigenze di raff inatezza, fio- r ivano in soffici lane, scarpettine morbi- de, ninnoli e prodotti ricchi di nutri- mento per i piccini. Ogni rosa avvizzita sui volti ansiosi splendeva rorida sui visetti stellati dagli occhioni colmi di luce. Tut t i dovrebbero comprendere la muta ed eroica passione delle mamme che la- vorano! Purtroppo tale comprensione alle volte si frange contro la corazza di acciaio che riveste l 'anima di qualche capo ufficio, il quale nella distrazione o nel ritardo della sua impiegata non vede altro che negli- genza suhito punita da multe o da rim- brotti arcigni. La donna, dai momento in cui ha do- vuto disertare il campo della sua attività che da secoli si svolgeva nella luminosa carezza del l 'ambiente casalingo, ha sem- pre dimostrato un attaccamento al do- vere rigidissimo, e l 'opera sua si è svolta arrecando meravigl iosi frutti, in qualsiasi manifestazione. L' ant i co retaggio non si è affievol ito nè spento, e d . il volgere del tempo ha do- nato a questa eletta dote femmini le una perfezione mirabile. La dignità del mestiere o della profes- sione riluce come uno stemma sul petto delle eroine che al dovere sacrificano an- che gli impulsi più umani. Io mi sono accorta che un balsamo por- tentoso per il male delle mamme, è quel- lo del l ' interessamento affettuoso che altri poSBbno rivolgere alle loro creature. Com- patirle nei loro mali, seguire con ansia fraterna i progressi dei bimbi, significa of frire una sosta luminosa nella quale le energie paiono ritemprarsi per una marcia più spinosa ma meno pesante così confortata dal refrigerio di una lieve con- solazióne. Nel la scuola ove insegno, molte mam- me vengono a chiedere notizie delle loro bimbe. — L e , uniche ore di tranquillità sono quelle di scuola. Faccia conto che le no- stre bambine siano figlie sue; noi non le possiamo curare molto, sempre al lavoro e qualche volta col male addosso! Mentre parlano, con lo sguardo carez- zano quelle creature che mi fissano un poco emozionate. — Quando sappiamo che escono di qui non riposiamo più, e così fino alla sera. Al le mie lodi per la pulizia e la dili- genza delle scolarette arrossiscono di le- tizia. —• Vor remmo fare di - Y>iù ma non si può; rubiamo le ore al sonno per man- dare avanti la baracca; i bambini sono vivaci e si insudiciano; gli uomini pure hanno urgenza di tante cose; facciamo del nostro meglio,' con l 'aiuto di Dio. Una volta conobbi uha donna che ab- bandonata dal rrtarito prima ancora di dare alla luce il suo bimbo, s'era trovata sola in Mi lano e costretta a cercare la- voro per non morire di fame. Bellezza e gioventù sfiorite nella lotta quotidiana; episodi tristi, procedere osta- colato da mille impreviste di savventure, ma coraggio eroico alimentato dal pen- siero della creatura per la quale nessuft sacrificio le parve mai troppo durò. Il bel viso nel quale il tempo e il do- lore avevano inciso le loro tracce, si il- luminò di gioia nella conclusione: — Ma mio figlio ha un posto nel mon- do, e questo posto glie l ' ho procurato io con le mie mani! Santo orgoglio e mani purissime come gli ostensori che rilucono sul candore de* gli altari! Nessuna creatura è più degna di illu- minare la Ter ra con. là fiaccola del l 'amor suo inestinguibile, quanto la mamma che lavora per dare linfa al virgul to fiorito dal l 'anima sua, e che divenuto tronco schietto ricco di fronzuti rami, con la sua ombra invita alla sosta serena il ceppo rugoso che tutto ha of ferto e che attende di tornare alla terra. Elisa Armeni Spettacolo di dol cezza e di soavi tà: ma d r i operaie durame una sosta nel lavoro d'una grande officina.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=