LA CUCINA ITALIANA 1939
U CUCINA ITALIANA - P A G . I 7 2 1° Giugno 1939-XVII A s t e m i I ? C h e p a s s i o n e ! . ' Dopo aver let to 1'« Elogio del v ino » pubbl icato dal la « Cuc ina » nel fascicolo di magg io, Rosetta dice con umi l t à: — Io sono propr io fra quel le donne che debbono vergognarsi di non cono- scere i vini italiani. Ma dove avrei po- tuto f armi un corredo di cognizioni eno- logi che? In casa mia, no certo. Il v ino 10 beveva sol tanto il babbo, in quant i tà modica; ed anche quel poco, la mamma gl ielo mesceva malvolent ier i, dato che 11 nostro medico al l 'uso de! vino era con- trario e lo proibiva anche' ai soggetti che non avevano nessun mot i vo patologico di controindicazione. Così sono cresciuta con la convinz ione che « il f rut to della vigna » fosse da accumularsi dav v e ro ai quat t ro caval ieri del l 'Apocal i sse o alle sette piaghe d 'Eg i t to. Ma, da quando ho cominciato a pasteggiare col v ino dello zio An t on io e a berne un dito schietto a ime di pranzo, ho mutato parere. Sono ancora digiuna di cognizioni enologiche- ma so che il v ino è il più gaio compa- gno della t avo l a: e non riesco a capire come mai il mio dottore avesse per esso tanta avvers ione. Ed io: — Que l l ' avver s i one, qualche lu- stro addietro, fu comune, in apparenza almeno, alla quasi totalità dei mèdici. Di co in apparenza, perchè, a quanto as- sicurano 1 mal igni, più di un sanitario prescr iveva l ' acqua e beveva il v ino. Co- munque, a quel l ' epoca una crociata a base di inibizioni perentorie; di moni ti e di previsioni catastrof iche, fu bandita contro la gloriosa bevanda che at traverso i secoli, tanta gioia ha prodigata agli umani. Coi loro sof ismi, con le loro ca- sistiche (vere o false) a colori foschi, i medici riuscirono ad incuneare così pro- fondamente nel cervel lo dei clienti la per- suasione di un ' inf luenza nefasta esercitata dal v ino sul nostro organi smo, che a poco a poco l ' uso del « soave licore » venne ad essere, l imitato. Gli anziani gli rima- sero fedel i; ma i giovani . f ini rono col provare per esso un senso di di sgusto. E di questo abbiamo di f requente la prova. Of f r i un bicchiere di v ino ad un ope- raio « vecchio stile » che, per ragioni di lavoro, ti capita in casa? Lo tracanna tutto in un fiato, con palese volut tà. Un giovane io rifiuta e ti guarda come se volesse di r t i: — Per chi mi pigl iate? Fortunatamente la crociata contro il vi- no è finita. Illustri scienziati, nelle loro elaborate memor ie basate su ricerche spe- rimental i, hanno dichiarato che questa bevanda quando è usata in quant i tà mo- derata, produce un e f f et to benef ico sul processo digest ivo, sul sangue e sui cen- tri nervos i; e che, oltre ad esercitare una azione st imolante, nutri t iva e tonica, pos- siede preziose proprietà ant isett iche. Cosi ora, quando abbiamo la for tuna di non essere epatici, dipsept ici, ipertesi, ossia astemi per forza maggiore, non tentiamo più d incorrere nel biasimo del nostro medico curante, se ci viene via, via, la vogl ia di guardare le nostre vi cende at- traverso due dita di v ino generoso. .. — . .. come quel lo dello zio! . . . e quel lo che sgorgava in un fiotto vermigl io, f ragrante ed inebriante, dal t ino della mia casa pa t e rna: un tino maestoso, direi quasi solenne, attorno al quale si formava un clima di allegria sempl ice e comuni cat iva. T u sapessi, Ro- setta, di quale scrupolosa sorvegl ianza, di quante cure amorose diveniva ogget to quel fiotto, una volta racchiuso nelle botti e negli orci ! . .. Il v ino sanzionava tutti gli avven imen- 1 corso ° 3 d a I t e r 3 r e P i a « v o l me n te r n ° S t r a q m e t a v i t a Umi l iare. Quando gli n a s c e v a u n f r t r a Ì t V n a c e I l a d e l I a " " « a una bottigl ia del Vino raccolto in que l l ' anno! col proponimento di lasciarla lì, sdraiata fino a che il figlio non si fosse sposato. Capi tava un ospite a pranzo? Il babbo stesso scendeva m cant ina a prendere una bottiglia di v ino stravecchio, che poi s tappava col raccogl imento di chi com- pie un rito E più l 'ospi te era di riguar- do, più la bottigl ia doveva essere coperta di polvere e di ragnatel i. Una vol ta che una servetta zelante, scandal izzata nel ve- dere su la credenza una bottigl ia così sporca, la lavo ben bene, per il babbo u un dispiacere. Fra i miei più lontani ricordi il v ino occupa un pos to di pr imo Piano. Tu t to v ino del la nostra t e ™ rosso, di col l ina, col f r i zzant ino; dolce ì. d i t 0 / a z i 0 ° rubino; v in santo spi l lato, dopo lunghi anni di r £ poso, dai caratelli e tavol ta l , m p i d o c 0 1 " e 1 acqua del pozzo; vèrmut te con le dro- ghe . . . — E tu — dice Roset ta r idendo ~ l „ torneavi al legramente. Tu t t i t r incavano a quel l ' epoca, fi, gliuola mia, con una soddisfazione co- mune al lavoratore della terra e a quel lo del pensiero, ai maschi ed alle f emmine Ar te e vino era un binomio che andava alla per fez ione. Un poeta, specie un poeta toscano, quand era a col loquio con la sua musa, si teneva vicino il buon fiasco panciuta che era talvolta la gaia scaturigine di ispirazioni alate, di rime soavi o dense di passione. Era l ' epoca dei brindisi, fatti a fine di tavola alla salute dei nonni, dei geni tori, degli zii paterni, materni ecc . , ed ai quali prendevano parte tutti l membri della famigl ia. Si beveva con gioia, con eleganza, con ar te . . . e, grazie al Cielo, con modera- zione. Rosetta si alza di scat to: - E bevia- mo anche noi, per concludere queste chiaccluere sugges t ive. T i o f f ro un bic- chier ino di passito, f ragrante, nutr iente, corroborante . .. Un vero nèt tare . .. Rosetta, madre nutrice, se ne mesce appena un di to. Ma lo centel l ina, com- puntamente, aspirandone v ia via il pro- fumo, guardandolo controluce, e compia- cendosi della sua l impidezza. Forse la cara donnina mani festa così il desiderio che ha di iniziarsi ai misteri della scienza enologica, Frida
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