LA CUCINA ITALIANA 1939
LA CUC INA I TAL I ANA . P a g . i 4 ^ n m n r r s T ì n m r ^ ^ "1° Gennaio 1939-XVII Oggi Folco ha provato il primo do- lore del la sua vita. Béla-Béla, la capret- ta bianca inviatagli mesi addietro dallo zio del Chianti, non c'è più. Durante la notte qualche "intraprendente messere, scalato il muro del giardino, se l ' è por- tata via. E con la capra sono sparite le gal l ine ovaiole, il cappone peso-massimo destinato al pranzo natalizio e la fami- glia dei conigli argentati, compreso i l . .. capo di casa. Solamente Sultana , la ma- dre prol ifica, si è sottratta alla razzìa nascondendosi, a quanto si crede, dietro un lascio di stipa. Fortunatamente Sul- tana e in stato interessante: e in breve tempo la famigl inola dei rosicanti sarà ricostituita. Folco Ila pianto a calde lacrime la perdita di Bela Bela. È la prima volta ciie alla sua anima innocente si presen- ta, come un problema angoscioso, ("in- tuizione della malvagità umana. Gli pa- re impossibi le che un omaccio cattivo, a quale non ha mai fatto nulla di male, abbia voluto giuocargli quel brutto tiro ! iMon se ne dà pace. Piangeva anche al telefono, mentre informava lo zio del- 1 accaduto. Il buon vecchio l 'ha ricon- solato con la promessa d' inviargli fra breve un'altra capretta, più bella della prima. E con Bela-Bela II gli manderà tante buone cose. Le avrebbe portate volentieri da sè, come fece l 'anno scor- so: ma è sofferente. La sua salute de- clina giorno per, giorno. Quando si par- la con lui al telefono, al l 'altro capo del filo risuona una voce così stanca e tremula che ascoltarla è una pena. Spe- cie per me. Penso che, se quel povero tronco quasi sradicato dal suolo si ab- battesse, i miei vicini, divenuti proprie- tari terrieri, sarebbero costretti a stabi- lirsi ali eremo Chiantigiano. Rosetta e i suoi piccol i, mi lascerebbero! . .. Questo pensiero è così aspro che cer- co di scacciarlo; quasi me ne rimpro- vero come di ¡ina cattiva intenzione ver- so il signor Antonio. Ma il timore ri- torna via via e mi immal inconisce. Sta- sera, non so perchè, si è fatto più insi- diente ancora. Perciò sospiro, mentre dipano ali arcolaio una matassa di lana celeste , che deve servire a Rosetta per completare i piccoli indumenti da lei destinati alla Giornata della Madre e del Fanciullo! L' arco' aio gira gira e la ma- lassa si snoda, si assottiglia, s i consuma, simi le ad una vita umana, sospinta da una fretta fatale nella sua parabola di- scendente. Una vita generosa che lascia dietro di sè un'opera feconda e buona. E quest'opera è simboleggiata dal sof- fice gomitolo di lana celeste, da cui usci- ranno scarpino e seuffiette per i bimbi poveri. Quando ho avvolto tutta la lana at- torno al gomitolo, lo poso sulla tavola. Dico : — Rosetta. Rosetta che è dietro a finire un amore di scarpina di lana, color rosa, alza gli occhi. — Rosetta — ripeto — questo è i l quinto anno che vediamo finire insieme. Il timore che mi turba trema forse nella mia voce, perchè Rosetta ribatte, pronta, quasi volesse rassicurarmi. E tra poco sarà il sesto anno che vedremo nascere assieme. — Cinque a n n i ! — riprendo. — Quando ti ho conosciuta eri quasi una bambina. — Una bambina inesperta, che faceva sempre bruciare il sof fr i t to! — Ed ora sei una donna da casa piena di un'esperienza che le amiche (iella « Cucina », ammirano. Ormai ti conoscono in tutta l ' Ital ia. Rosetta sorride: - E nel le Coloni e! E in Amer i ca! — Sicuro. Fiu dove arriva la « Cuci- na », dalla Val d'Aosta ad Alessandria d Egi tto. .. — Dal le Alpi alle Pi ramidi ! . .. A i ~i " " d a * B r o l z a , n o a Tr ipol i, ad Addis Abeba, ; a Mogadiscio, il tuo nome de- sta un eco d' interessamento e di sim- patia. Si sa che sei una brava mas- saia, una mogl ie model lo, una mamma innamorata dei suoi bambini . .. — Questo sì! — E perciò ti si vuol bene. — In grazia tua. Sei stata e sei per me una manimetta ideale. — ... che ti ha dato tante sorelline di tutte le età: giovanissime, giovani non più giovani, ma tutte gentili e sim- patiche. — E per tutte, in questa f ine d'anno, ho un augurio nel cuore. Dì loro che seguitino a voler bene a Rosetta ed ai suoi f igl iuol ini che sono le creature più bel le del mondo. Mamma millantatrice ! — Sì ! Le più bel le. Vogl io che tutte le amiche della « Cucina », dalle Alpi alle Pi ramidi . .. — Ed oltre ! — ...Io sappiano! Mentre esalla con deliziosa baldanza, la bel lezza dei suoi piccini, Rosetta ha sulle labbra e negli occhi il sorriso della mamma fel ice. Sentirla parlare, vederla sorridere cosi, tutta vibrante di orgogl io matcr- no, tutta pervasa da un'ansia di dedi- zione e, per me, una gioia che conforta c rianima la mia interna stanchezza Se dovessi perderla, la mia Rosel l ina !* Se non dovessimo veder f inire assieme r anno che sta per nascere! . .. Questo timore, mio malgrado, mi ri- prende. E mi fa sospirare. Frida Arrosto di fagiano., pasticci di cari
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