LA CUCINA ITALIANA 1939

: Via „ ; ; Città | i " L A C I C O G N A , , VI s e r v e d i r e t t ame n te ; " d a l l a f a b b r i ca a l l a c a s a , . I» GIUGNO 1939-xvn IRRBTNRBTSTRÌRÌR!^^ P AG . 337. LA CUCINA ITALIANA Ricavare ed appoggiare il davanti e dietro, Lezione l i . Rientrare in cintura di cm. 1,5 ed allargare la linea del fianco di etti. 4,5; se- gnare la linea per il taglio e l 'arricciatura, parallela al fondo vest i to e prolungata fino a cm. 6 dalla linea del mezzo davanti e mezzo dietro. Incavallatura: allargare il fondo del mezzo davanti e dietro di cm. 2; a cm. 13,5 dalla cintura, con sporgenza di cm. 4,5 segnare l 'accavval latura come risulta sul tracciato. Sul meZZo davanti segnare cm. 1,5 per l 'abbottonatura. Collo: va ricavato come indicato nella Lezione III e riportato a parte. Manica: va ricavata dalla Lezione V , misura i a rialzando il colmo di cm. 1,5? lunghezza a volontà, ni questo caso cm. 7.5. M o d e l l i Genova II Caviale italiano Non è necessario che ru- biate molto spazio al Vo- stro bagaglio, con la prov- vista di lana per i lavori che farete durante le va- canze! - Anche nel più piccolo e lontano villag- gio potrete procurarvi qualunque tipo di filato rivolgendovi a : L A C I C O G N A Via Cernaia N. i - MI ' LANO. Riceverete imme- diatamente e senza alcu- na spesa per Voi un r i e co campionario e insieme •l V T ' a | l a Vostra prima ordina- lijJf^ ^ ^ zione un utile e grazioso ^ regalo. Staccate o ricopiate il tagliando e speditelo in busta aperta, affrancando con soli io cent. a: LA C I C O G NA - ,Via C e r n a i a , 1 - Mi l a no Nome Le peeon l de neavon o:vvero i[t ali inventat o l i cavial e iotalian Sistemate "così, si mettono ben pigiate in un re- cipiente di.majolica o vetro (mai di metallo) e si ricoprono con uno strato d'olio, si chiudono er- meticamente, e si conservano in luogo fresco, Il caviale, più invecchia, più è buono. L'abbonata M. G. P OR TA Montepulciano Aprile 1933. Dove non si trova lo storione (in Italia se ne trova alle foci del Po) si possono adoperare uova di muggine, di luccio, e di altro pesce che abbia possibilmente uoya di grana molto grossa. Oc- corre prenderle quando maggiore è il loro svi- luppo. Per conservare bene il caviale, occorre che sia sempre sotto un sottile strato d ' ol io. Il nero delle seppie si diluisce con olio prima di ifm'algamarlo con le uova. Ed ecco la ricetta per fare Una nostra gentile abbonata di Toscana, la signora M. G. Porta, ci aveva scritto mesi or sono questa garbata letterina, a proposito di un caso, purtroppo non infrequente, capitatole. Le dure necessità dello spazio ri hanno ccf.tretti a rimandare fino ad oggi la pubblicazione della lettera. Cara " Cucina Italiana", Ogni tanto nella vita ci ritroviamo, per dirci qualcosa da amiche. Questa volta ti vàglio rac contare quel che mi capita. In un giornale milanese hanno riportato pan pari, come fosse roba loro, nientemeno che la famosa ricetta per fare il Caviale; quella mia ricetta, che qualche anno fa ti mandai e che solo tu, per prima, lanciasti dalle pagine del tuo giornale, alle massaie d'Italia, perchè racco- gliendone la primizia, potesse a loro essere utile per una più preziosa economia domestica. Infatti fu accolta con molto interesse e dif- fusa; ma non avrei mai creduto che altri gior- nali se la fossero fatta propria senza sentir il bisogno almeno di soggiungere: " Togliamo dal- la Cucina Italiana la ricetta per fare il Caviale". Auguriamoci che queste cose non accadano più. Intanto, cara amica, puoi ripetere che la priorità della ricetta per fare il Caviale italiano, è solo vanto del tuo giornale, il quale, se con- tribuisce con i suoi consigli all'economia dome- stica per l'autarchia nazionale, di' pure, ad alta voce, che non ha nessuna intenzione, con le sue ricette, di servire alla réclame di altri pe- riodici. Con amichevole simpatia L'abbonata M. G. P OR TA verso l'ultimo. Il sale deve essere più abbon- dante i primi giorni che gli ultimi. La salatura dura un mese o poco più {a secon- da anche della quantità di uova da salare); ma di regola bisogna smettere di salare quando si sente che le uova sono diventate piuttosto dure e quando non scolano più acqua. Terminata la salatura si prendono le uova, si mettono in un vassoio, si apre la membrana che le racchiude togliendola tutta e togliendo più che sia possibile pelli e filamenti che vi possono es- sere; si amalgamano le uova con un po' d'olio fi- nissimo, quasi ne venga una manteca, e si ag- giunge il nero di calamaio delle seppie, tanto quanto basta per fare le uova molto nere. L e g i o n i d i t a g l i o - pubblicata nel numero di aprile, anno 1933» della Cucina Italiana dalla nostra gentile collabora- trice : Si prendono uova di pesce fresco, racchiuse completamente nella loro membrana, si pongono in uno scolapaste di smalto o di coccio (mai di metallo) che sarà poggiato sopra un altro reci- piente per raccogliere l'acqua che le uova scole- ranno nel periodo della salatura. Quindi s'incomincia a salare le uova un poco da per tutto; si lasciano scolare un paio di gior- ni, poi si rivoltano e si sedano dall'altra parte, e così di seguito, un poco di sale per volta ora da una parte ora dall'altra, alternando ogni due o tre giorni i primi tempi, ogni cinque o sei A b i t i p e r ( t o s t i s i b i n i

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