LA CUCINA ITALIANA 1939
l u g l i o m o - x v i i r r s r i r z ' ì S T r s r t t t t p a g . 199 - l a c u c i n a i t a l i a n a sacrificio. Ma soffro. E gli, giro d' intorno, lo sorveglio, lo scruto... L'adoriamo, mio marito ed '; io, i l : no- stro ragazzo : eppure non siamo capaci per amor suo, di tènere i nervi a posto; di nascondergli la nostra ansia per sorreg- gere, con una calma apparente, la sua fiducia nel buon esito degli esami. .. # # * Ed ora passiamo al secondo caso. Qui . si tratta di uno studente di prima liceale. Sedici anni, salute perfetta, entu- siasmo per tutti gli sport e voglia di stu- diare punta. Quindi insufficienza delle medie, esclusione dalla sessione di esami di Qttobre, e necessità di ripetere l 'anno. Un vero disastro. Il caro ragazzo sop- porta con disinvoltura impagabile la pro- pria... disdetta. — Mangia come un lupo — scrive la mamma numero due — dorme, ride, can- ta. .. Canta, capite!.., A sentirlo non si direbbe che è uno studente più che boc- ciato! E questo menefreghismo ad ol- tranza mi arriva all'anima. Voi sapete che cosa costi, a chi ha scarsi mezzi eco- nomici, mantenere un figlio agli studi. Quante rinunzie! Quanti sacrifici! Ma sa- crifici e rinunzie si sopporterebbero vo- lentieri quando fossero compensati dalla speranza di potere avviare un figlio di- letto, ad una carriera dignitosa. Per me quella speranza è svanita. E me ne ac- coro. Mio marito è più rassegnato. Con- sidera la cosa da un punto di vista evan- gelico. — Guardati addietro —r mi dice — e vedrai che cosa diventa una promozione mancata di fronte a tante sventure che non hanno rimedio. # # * Dietro alle due mamme angosciate, si profila dunque la personalità di due bab- bi che considerano il grave problema de- gli esami da un pulito di vista molto diverso. Il babbo numero uno lo vede da un punto di vista catastrofico. E con lui sarà certo solidale la quasi totalità dei genitori della piccola borghesia, -per i quali, come giustamente osserva la mam- ma numero due, avviare i figli ad una carriera dignitosa significa dover soppor- tare per un periodo non breve di anni un disagio economico materiato di sacri- ficio. Giudicando « a priori » si crederebbe che solo le mamme troppo pietose e gli scolari negligenti; pei quali un esame, superato o no, è un fatto senza impor- tanza, dovessero essére solidali con le vedute ottimistiche del babbo numero due. La sua tesi, al contrario, ha, un Lettere di mamme Giugno — Al la distanza di pochi:giorni mi sono pervenute — gradita coinciden- za — due lettere che hanno in comune un tema di scottante attualità: gli eàami. Pure prospettando due caso antitetici •— uno studente che studia troppo e uno che studia troppo poco —- le due lettere arrivano ad una stessa conclusio- ne di materna ansietà. Poiché le mittenti sono due mamme le quali celano la loro identità dietro due pseudonimi. Le loro lettere non chiedono risposta. Evidente- mente quelle mamme mi hanno scritto per alleviare una loro intima pena rive- landomela da lontano, attraverso la grata dell 'anonimo. Non si dorranno, però, queste due amiche sconosciute, se io farò giungere un'eco della loro pena al cuore di tante altre mamme che, avendo già superata, o dovendo ancora superare la traumatica prova degli esami dei loro fi- gli, sono in grado di comprenderle. La mamma numero uno ha un figlio quattordicenne che è prossimo a dare gli esami di licenza ginnasiale. — Quest ' inverno — scrive la mamma amorosa — il mio figliuolo è stato ri- petutamente ammalato. Pensate, Frida, quanto ha dovuto stu- diare, una volta guarito, per tener die- tro al completo svolgimento del pro- gramma. Non si è concesso un'ora di svago. Povero caro! A letto a mezzanot- te, e all'alba già al tavolino-., La sua resistenza fisica è stata messa a dura pro- va. . . E quasi alla vigilia degli esami, le forze gli son venute a mancare. È fiacco, malinconico: irascibile. Dimagrisce gior- no per giorno. Se dovesse ammalarsi? A questo pensiero qualcosa si ribella in me contro la necessità, sia pure transitoria, di tanto sacrificio. In certi momenti debbo lottare col bisogno d' imporre al mio figliuolo di chiudere i libri e di man- darlo a saturarsi di aria pura e di sole. Mio marito, che in fatto di studi è di un 'intransigenza, lasciatemelo dire, fero- ce, mi rimprovera per queste « crisi di debolezza ». •—• I giovani — dice — debbono met- tersi in condizione di raccogliere al più presto possibile il frutto dei loro studi. Per il nostro figliuolo soffrire oggi signi- fica agguerrirsi alle lotte di domani . ,. Ed io, conscia delle difficoltà che osta- colano ai giovani la scelta di una car- riera, sento che in sostanza, mio marito ha ragione, e che il mio figliuolo ha il dovere di perseverare, eroicamente, nel Al lora —> qualcuno osserverà — non ha torto il vecchio detto: «Un asino vivo vale più che un dottore morto!. .. ». Il significato delle parole suggerite ad un medico da una illuminata esperienza non può essere frainteso. Nessun pato- logo oserebbe svalutare la gioia — gran» de, pura, radiosa, come la speranza — che un figlio studioso arreca ai genitori. Gioia ineffabile ed intensa, che mette nel cuore di una mamma- amorosa attimi di paradiso. Ma chi, per sicura pratica pro- fessionale, ha potuto constatare come la psicòsi degli esami vada aggravandosi e diffondendosi, da un anno all'altro, per un cumulo di circostanze reali od ipote- tiche, si sente in dovere di riportare la « bocciatura », come eventualità più o meno probabile o come fatto compiuto, 3I suo giusto valore di delusione scottan- te, ma priva di tragedia. Questo per i genitori! Quanto ai figli... nessuno intende di incoraggiarli all'ozio o al menefreghismo. Studino pure, più che possono, me- glio che possono, per dare ai genitori l'incommensurabile soddisfazione che vor- rei fosse concessa, nel presente e nel fu- turo, a tutte le mamme amiche della « Cucina ». Frida appoggio validissimo nell'opinione di cari- ti sanitari, i quali considerano la ; psicosi degli, esami, cpme un fenomeno patokv gico degno di studio e di attenzione: — Non è raro — ha scritto uno di quéi medici — che, tra maggio e giugno, una madre in ansia venga a chiedermi la ri- cetta di un farmaco — fosforo e anche stricnina! — . . . atto a dare un po' di « tono » al sistema nervoso di un figlio studente, cui, per un eccesso di appli- cazione, quasi alla vigilia degli esami, vengono meno le forze. Nolente o vo- lente, io dò la ricetta, ma non manco di accompagnarla con un fervorino: — Signora — dico — ricordatevi che il vostro figliuolo ha bisogno di dormire le sue otto ore per notte. Guardatevi da stargli sempre alle costole per incitarlo a studiare. Non gli togliete la calma della quale ha bisogno in questo momento. Non eccitate i suoi poveri nervi già tan- to scossi, prospettandogli una eventuale « bocciatura », non come uri fatto che rientra nel limite dei mali normali, ma come una catastrofe senza riparo! E il bravo medico conclude il suo scrit- to affermando che tanti guai vi sono nella vita ben più gravi di 1111 esame non superato! # * *
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