LA CUCINA ITALIANA 1939
LA CUCINA I TAL IANA - Pag. 260 1° Setl-embre 1939-XVIf LA La sola cosa ragionevole che do- vrebbe fare un giovanotto, quando ha avuto la fortuna di trovare chi gli venda ( a rate) un'automobile nuova, sarebbe quella di nasconder la mac- china in un'autorimessa, e di non par- larne a nessuno. Ma Pippo quella sera era troppo felice; sicché, dopo aver pagato tre contravvenzioni per soste in luoghi vietati, passaggi a semafori chiusi, etc. e aver salutato alla voce tutti quelli che incontrava, anche senza conoscer- li, s'era sentito il bisogno di telefo- narmi. Da un bar, naturalmente. — Sei tu, Matelda? — No, ho risposto io: sono il conte Benso di Cavour, soprannominato «il tessitore ». —• Non fare la scema. Lo sai che ho l'automobile nuova? — No?! Chi piange? — Nessuno piange, idiota. L'ho pa- gata coi miei denari. C'è poco da ri dere: coi miei denari. Se non fossi a un telefono pubblico, e non ci fossero intorno almeno venti avventori che mi stanno a sentire, ti direi che cosa penso delle ragazze moderne come te, prive assolutamente dell'intelligenza necessaria a valutare la solvibilità dei loro cugini e hi loro capacità di acqui- sto. "Ma ti perdono. Domattina, alle 6 precisione militare parto per fare unu scampagnata. Ho già tre o- s piti. — Nora, naturalmente. Quel « naturalmente » è maligno e tendenzioso: ma c'è anche lei, si ca- pisce. Poi c'è Linda e suo fratello, che pagherà metà della benzina, com'è prescritto dai regolamenti sulla con- tabilità generale dello Stato. — Guarda di cosa si occupa la con- tabilità dello Stato. — He', se non è essa sarà qualche altra cosa. Vuoi venire anche te? — li dove, mi metti, se è lecito: dentro il bagagliaio? — Donna di poca fede! Credi forse che la mia macchina sia da parago- narsi a quel tuo scalcinatissimo car- rettino a mano dove si sta così male in due persone? Se tu vuoi, puoi por- tare anche una mezza dozzina di a- rniche. Ho capito: hai comprato di se- conda mano un autobus del munici- pio. Mi astengo dal rilevare l'effetto deprimente del caldo sulla tua intel- ligenza, che Dio sa se avesse bisogno di questi ribassi. Ricordati che è per tè 6 in punto. Chi c 'è, c'è. Alle fi e uri mimilo, se non ti trovi sull'uscio con tutti i tuoi bagagli (si capisce che porti la colazione per tutti, no?) salpo a 120 all'ora verso l'ignoto. A me le praterie sconfinate! A m e i grandi o- rizzonti! Porta parecchio d„ mangia- re perchè avremo fame. — Accidenti! O non sarebbe meglio che tu ci pagassi la colazione i n qual- che osteria di campagna? — Se tu credi che, dopo aver pagato la prima ra..„ Volevo dire dopo aver saldato il prezzo di una magnifica automobile nuova io possa ancora sperperare dei miliardi offrendo t„ co- lazione a delle trascurabili cugine di seconda qualità, sbagli di grosso. Met- titi subito al lavoro. E preparaci delle cose buone. Molte. Pippo è fatto così. E' un buon ragaz- zo, allegrone, simpatico, che nascon- de sotto una vivacità un po' brusca dei sentimenti fraterni. Ma in materia di pecunia è il cugino più ma i e in gamba di tutto il mio parentado. Occorre dire che l'indomani matti- na, alle sei meno cinque, io ero sul- I uscio di casa a aspettare la comitivai> I eresa, la fedelissima, e r a dietro di me. canea di lutti i miei capolavori cucinari. E ci rimase fino alle sette circa, quando cioè l'automobile nuova comparve all'angolo della via, lenta e silenziosa come un fantasma, e pur riuscì a suscitare le maledizioni de! lattaio e I agi'ar minaccioso della sco- pa dello spazzino: perchè, per quan- ta in istrada non ci fossero che quei due, a quell'ora, Pippo aveva tro- vato modo di farsi apprezzare anche da loro. Ora voi vi immaginerete che la gita sia riuscita drammaticamente- che la macchina sia andata a finire in un fosso-, che. l'indomani, i giornali nie- llo stati pieni di particolari sul « tra- gico investimento di ieri» e tc. etc Sul mio onore e sulla mia coscienza, come dicevano i capi dei giurali prima del- la riforma della Corte d'Assise non e successo nulla di tutto questo. Pippo e partito un po' a saltelloni, ma poi ha preso un'andatura prudente Nora che ama le citazioni classiche, gli aveva detto: « Caesarem vehis Caesarisque E S T A TE ! PIATTI FREDDI!! Presentateli con yelalina: rendono di più e sono più gustosi La Ditta G. Havasi vi offre il mezzo di provare la sua rinomata gelatina — — uu Ri ceve r e te « g r a t i s » un camp i one suffi- c i ente alla p r epa r az i one di un p i a t to f r eddo (pollo in ge l a t i na, pesce, etc. etc .) i nv i ando L. 1,25 in f r ancobol li per r im- borso spese pos tali al la D I T T A G . R A V A S 1 MILANO - Viale Coni Zugna, 56 fortunosi, a, che lui aveva risposto, credendo di far dello spirito: — Non sapevo che ti chiamassi an- che Cesarina. Poi ha guidato con ferma mano e occhio intento. Gli autotreni ci sono »tati benigni. / ciclisti, deferenti e cor- lesi. Gli stessi pedoni, quando ci sor- passavano, lo facevano senza trema- re: perchè la verità vera è questa: che anche i pedoni andavano più lesti •li noi. Che , cosa avesse quella benedetta macchina, non si capiva. Sul princi- pio. quando il puzzo dei ferodo ri- scaldai issino e il fumo che usciva di sotto alla carrozzeria ci hanno fatto comprendere che Pippo aveva viaggia- to per mezz'ora col freno a mano ti- rato. abbiamo creduto che la cosa di- pendesse da quella distrazione. Ma neanche dopo è stato possibile raggiun- gere lina velocità superiore ai 4 o 5 chilometri all'ora. Pippo pigiava sul- l'acceleratore, e la macchina si fer- mava. Rimetteva in moto, e la macchi- na, dopo due o tre giri di ruote, si fer- mava ugualmente. — E' un po' « legata » perchè è nuova — diceva lui, per rassicurarci — Accidenti alla legatura! —- gli ri- spondevo io, che mi ricordavo dell'e- spressione «macinino scalcinatissimo». E' 'ina paralisi addirittura! Ad ogni modo, alle 9 e mezzo di quella mattina passavamo incolumi se non veloci davanti alla ex Barriera Da- ziaria. Alle 10, sorpassavamo il punto dove finisce la linea del /rum. Alle 10 e un quarto comparivano le prime gal- line. Alle 10 e mezzo un pagliaio era m vista. Alle 11 si videro anche due bei bovi bianchi, dietro una siepe. Mezzogiorno suonava a tutti i campa- nili vicini e lontani quando Nora, che stava accanto a Pippo, sui sedili ante- riori, e fungeva da marinaio di guar- dia sulla c o f f a , gridò: — Vedo un albero! Ne vedo due! E' una foresta vergine! Il colonnino indicatore, sul margine della strada nera di bitume, segnava: 20 K. — Venti carati! tradusse Pippo, per nascondere la sua rabbia di guidatore scelto, ma deluso. Lì ci attendammo. Una radura, un boschetto, e, davanti, la strada, lunga e lucente nel sole, solcata ogni mo- mento da frotte di ciclisti, e da coppie su tandem-, la nuova passione della gioventù. C'era nell'aria, ancorché fa- cesse caldo, come un presagio del set- tembre imminente. Linda intanto guardava il boschetto. — Certo, diceva, da questo alle gran- di foreste equatoriali, ci corre. E pure io mi senio, già, tutta pervasa dal fascino dell'ignoto. E' il desiderio del- le lontananze selvagge, delle solitudini
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