LA CUCINA ITALIANA 1939
1° Settembre 1939-XVII pericolose. Vorrei vedere quei luoghi dove i J varos crudeli riducono le teste dei loro nemici alla grandezza di un arancio. Vorrei andare alla deriva giù per i grandi fiumi, intenta alla cac- cia degli ippopotami o degli alliga- tori... Se tu stendessi la tovaglia, intan- to? Non vedi che la gente ci guarda, dalla strada? Almeno chi passa capirà che vogliamo, far colazione, e non sta- rà a curiosare. i >. * » Perchè una delle tragedie della vita moderna è questa: che non si è più soli, in nessun luogo. Finiti, gli stra- de! ìi di campagna, che si sperdevano fra i muriccioli bassi e le siepi polve- rose, così sonore di grilli, al t r a m o n - to. Finiti, i monti inaccessibili, i ba- schi dove uno rischiava di sperdersi. le radure incolte che ti davano il pal- pito e l'ansia del pericolo ignoto: se un incontro... Tutto quello che ci po- teva fornire, a buon mercato, l'illu- sione di essere uscite dalla vita co- mune, di esser diventate delle esplo- rataci temerarie, delle naufraghe sper- dute nel gran mare deserta della vita, è scomparso. C'è un distributore di benzina e un bar ad ogni picco delle Alpi, e c'è un albergo (acqua corrente calda e fredda, conforto moderno) ad ogni rot rione dolomitico, non più i- ,¡accessibile, perchè ci si arriva colla funivia o colla corriera. Su tutti i cro- cicchi, anche delle strade meno im- portanti, pali indicatori additano la via giusta anche a chi non desideri che d'i sperdersi: su ogni ponte di fiume, di torrente, di ruscello, c'è un bigliet- to da visita, col nome, cognome, età e sesso del corso d'acqua che attraver- siamo. Vo decisamente, la vita è diventa- ta troppo comoda. In ogni casolare, una radio. In ogni borgata più remo- ta, un ristorante, un"campn (',; tennis, un ufficio turistico. La «gioventù del loco » — come diceva Leopardi — gio- ca al calcio, corre in bicicletta, balla, canta, si diverte -e fa gli esercizi mi- litari. C'è da per tutto un ordine, un'opero- sità, una pulizia, una serenità. Le case coloniche sembrano dei villini. Dove è andata l'Italia deli' 800, qnella llo- vera italietta polverosa e scalcagnata e mandolinista che piaceva tanto ai francesi e agli inglesi, che in ogni uo- mo colla barba vedevano un brigante? Oggi l'Italia è la più moderna, la più ordinata, la più pulita, la più civiliz- zata... e una delle più forti nazioni del mondo. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, si sa: e in un'Italia come questa, neanche Rosalinda può aver la speranza di trovar delle foreste ver- gini, o almeno... che sembrino tali. Rispettabile pubblico, incomin- ciai io con voce nasale — appena l'im- pazienza dei compagni di gita, evi- dentemente. affamati, mi c onv i n se del- la necessità di sciorinare le mie vi- vande. — voi vedete dinnanzi a voi il frutto delle veglie di una fanciulla moderna, che alla vivace sportività, e all'audacia con cui guida a velocità spaventevoli delle macchine che per essere utilitarie non si riguardano di battere ai punti, e magari anche alle virgole, certi cassettoni moderni che oserei chiamale di tutto riposo (qui Pippo allungò una mano con aria sde- gnosa, e prese un anticipo sulla cola- zione, fingendo che non dicessi a lui) unisce la saviezza e l'esperienza della buona massaia. Presso ,dtre Ditte con- correnti voi avreste potuto trovare co- lazioni improvvisate, a base di pro- sciutto, uova sode, formaggi, e altri MONTE DEI PASCHI DI SIENA Istituto di Credito di Diritto Pubblico Aperto nel 1625 SEDE IN SIENA Filiali in: APUAN IA MASSA - AREZZO - CARRARA - F I RENZE - GROSSETO - L ITTORIA - LI- VORNO - LUCCA - NAPOLI - PERUGIA - PISA - PISTOIA - RO- MA - TERNI - VITERBO e in altre Piazze della T O S C A NA - U M B R I A - L A Z I O TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA E CAMBIO ESERCIZIO DEL CREDITO FONDIARIO E AGRARIO consimili volgarissimi ,amttngiari: nulla di tutto questo, o Signori, vi verrà fornito da noi. Giustamente preoccupate di offrirvi una refezione che ai pregi della assoluta mancanza di sughi unisse quello di una certa va- rietà, noi siamo in grado di offrirvi un antipasto di finto pesce, una note- vole quantità di polpette di finto pollo... — Ma è la colazione delle finzioni!... — interruppe Pippo, velenoso. — ... dei biscotti in cui il formag- gio, sapientemente incorporato alla farina, vi darà la nozione esatta della perfezione che ha raggiunto la nostra industria c a s e o r ia s e n za offendere la vostra vista con lo spettacolo di buchi lacrimosi e laceriti, e della frutta al naturale. Per i ghiotti, se mai ve ne fossero... — Oh! sì! — gridarono in coro gli altri. — ... ho confezionato un budino di riso, mentre nel thermos che qui ve- Pag. 261 - LA CUC INA I TAL IANA dete un c a f f è che l'esperienza di un certo campeggio mi ha consigliato di portare bell'è preparato racchiude, im- puziente, gli aromi dei nostri altipiani abissini. Mentre parlavo, io avevo tolto dai loro imballaggi il fìnto pesce, elabora- to con una fittissima crema di tonno passato al setaccio e panna di latte (finto pesce che fu divorato in un at- timo, insieme alla gelatina che lo ri- copriva) e una ventina di grosse pol- pette su cui si sbizzarrirono s\bito le supposizioni dei miei commensali. Te- nere, morbide, sugose per dentro, ma croccanti e asciuttissime fuori, le mie polpette furono trovate deliziose. — Ma è pollo! — diceva Nora. — No-, è turchino — diceva Linda. — Vitella — sentenziò il fratello. — Niente di tutto questo : è coni- glio — rispose a tutti io. L'idea di ri- durre a polpette la carne di questo pacifico roditore mi è venuta un gior- no in cui... — Niente storia. Dicci come son fat- te, ordinò Nora. — Come tutte le altre polpette di questo mondo. Macinando cioè la carne del coniglio, mescolandovi iiovo sbat- tuto, parmigiano grattato, sale, pepe, un pochino di noce moscata, un zinzi- no di aglio e friggendo con burro e olio mescolati. — Della forza! Lo sapevamo far tutte, questo. — Si capisce. Ma voi non ci avete pensato: e le mie polpette s o no mo r - b i de più di quelle fatte còl manzo. Vi avrei portato anche una bevando fatta col latte, ma, presaga anima mia!, ci ho rinunziato. Colle scosse della mac- china sarebbe diventata burro. 1 biscotti al formaggio erano uri po' troppo salati, ma buoni. Quanto al bu- dino di riso, frutta candite, fettine di mela, uva passa e panna montata, fu trovato delizioso. 0 gran bontà degli appetiti giovanili! I piatii erano « di Pavia — quando !e ne sei servito li butti via s> : dei vas- *nini di cartone, comprati in una pa- sticceria. L'argenteria era di latta. I bicchierini, di' quelli pergamenati, da cestino di viaggio. Quando si ] ù ¡'. n ' to ' non rimaneva da imballare che il ther- mos, e seppellire tutte le carte e i car- toni e gli avanzi, perche non detur- passero il paesaggio. Modestia a parte, la colazione da me preparata era stata un successo. Alle 14, scolendo quel torpore che prende dopo un pasto all'aria aperta, io dissi a Pippo: — Se vogliamo essere a casa a notte, bisognerà che ci sbrighiamo. Ci son 20 chilometri da fare e con la tua mac- china nuova... Ma Pippo non mi rispose. Aveva, zit- to, zitto, allungato una mano sull'er- ba, aveva imprigionato quella, c o n s e n- z i e n t e , di Nora e a occhi socchiusi, fu- mando, navigava verso un avvenire di felicità. Malelda.
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