LA CUCINA ITALIANA 1939
LA CUCINA I TAL IANA - Pag. 324 ~'Novembre 1939 - XV I I I NOTERELL MEDEICH PRE L'INFANZI Si sentono spesso mamme esclama- re, fel ici, quasi con un senso mal ce- lato di orgogl io: — 11 mio piccino? Ma mangia come un lupo vero! Non c'è roba che gli ba- sti ! Però si vede dove la mette, alme- no ! Guardat e- Guardando, il profano, vede infatti un figliolozzo pasciuto ad esuberan- za, paf futo sino a scoppiare, e se ne rallegra con la fortunata madre. Il medico invece corruga, impercettibi l- mente, la sua fronte pensosa e ammo- nisce: — Bel bambinone, si, ma c'è che opporre! Anzi — direi, — troppo: « one ». E troppo grasso, soprattutto, come se tutto quello che questo bam- bino mangia si convertisse in adipe e ciccia soltanto, come acqade a noi grandi quando siamo ammalati, maga- ri senza saperlo, di obesità, o peggio ancora, di polisarcia ! Soltanto che, nel fanciul lo, questa specie di esqui- l ibrio nutritizio può più faci lmente venir scambiato — dal profano, natu- ralmente — per una vera e propria esuberanza nel rigoglio salutare. Ed è proprio questo suo stato di alterazio- ne organica nascosta quel lo che pro- prio magnificamente spiega, in questo fanciul lo solo apparentemente s,ano, quella! sua insaziabile fame lupina: quella, cioè, che noi medici chiamiamo con una parola ostrogota: bulimìa. Infatti tutto quel lo che dovrebbe, in questo fanciul lo, andar compartito dei cibi in equilibrata nutrizione, tra tutti i diversi elementi organici che costi- tuiscono il corpo, a fabbricar ciccia e grasso, mentre tutte le altre parti so- stanziali del l 'organismo seguitano a reclamare, inutilmente, quella porzio- ne che loro spetterebbe di giustizia, come partecipazione nutritiva. Bisogna dunque tener mol to d'occhio questo piccino che sembra vendere inganne- volmente troppa salute; e curarlo. Cioè — siamo precisi — farlo curare, ra- zionalmente, dal medico. Ed ecco che questo mòni to potrà esser ripetuto a quell 'altra mammina, che ha un bambino egualmente fa- mel ico, « che divora, a tutte l'ore, ogni ben di Dio e si rimpinza proprio come Il bamboin che managi trop.po 1 bamboin che managi tropop poc.o Il bamboin che non mangai allaott un maialino, eppure seguita ad esser magro più del famoso chiodo ». — « Consuma » che è un amore, il mio bimbo! Consumerebbe anche, il ferro se gli si desse. E gli va tutto in svita» e in «spigatura/»/ Vedete co me è già alito, per la sua età? • — ag- giunge la seconda mammina, anche lei felice a suo modo. Altra i l lusione pro- fana! Il bimbo non fa, invece, che consumare sè stesso, perchè egli di tut- to quel lo che introduce, non assimila che poca parte. Parte che, se appena ba- sta a fabbr i car nuova sostanza per la créscita, non è af fatto sufficiente inve- ce a mantener come si deve la roba nuova fabbr i cata! Ed ecco anche qui un reclamo interno di nutrimento che si riassume in una fame lupina e in una enorme ingurgitazione di cibo. Però questa volta « non si vede dove egli la metta », per la buona ragione che in conseguenza ad un'altra specie di esqui l ibrio, interno e nascosto, tre quarti del materiale ingerito ritornano a uscir fuori dal corpo, come scoria, perfettamente inuti l izzati, o quasi. E tutto questo accade per una deficen- z.a di quei certi aggeggi organici in- terni, fatti di ghiandol ine sapienti e di suctehi giudiziosi che hanno normal- mente l 'uf f icio di trattenere debitamen- te, (noi medici diciamo « fissare ») le parti utili del cibo, per ricompensa- re quotidianamente il corpo delle per- dite subite e dargli il quotidiano f ab- bisogno di nutrimento. . * * Ma ecco (ce l 'aspettavamo!) una ter- za mammina. Essa, al contrario delle precedenti, è tutta un trepidante pun- to interrogativo materno. Il suo pic- colo mangia troppo poco « e non si sa proprio come riesca a campare con quei pasti da uccellino che fa!». Poi mammina aggiunge: — Ma- gro, si, ma « vispo » però, come gli altri bambini; anzi, peggio, un diavo- lino d'argento vivo, che non sta mai fermo! Dunque, malattie non ne do- vrebbe avere ! Sì, mammina bella, ne ha invece qualcuna, di certo, che bisogna anda- re però a cercar di scovar, prima, nel mistero del suo piccolo stomaco e del suo piccolo ventre. E se lì, come spes- so accade, non si trova ancor nulla, andare a ricercarla, la malattia, in quel l 'altro mistero pro f ondo e buio che è il del icatissimo sistema nervoso infantile. Se, come voi dite, mammina, il vostro bimbo è « vispo » oggi, può essere che non lo debba essere più do- mani. Quando, cioè, quella sua fittizia ed ingannevole vivacità, che sta pro- prio in rapporto con una debolezza ir- ritabile del suo sistemino nervoso, non scuopra le sue origini da deficiente nu- trizione generale, o non si riveli essa stessa, per ragioni costituzionali di cui sarebbe qui troppo lungo parlare, la causai prima ed unica del modi f ica- to senso del l 'appetito e delle sue rela- tive conseguenze. Anche qui l 'occhio del medico, tempestivamente chiamato a vedere e giudicare, sarà prezioso. Anzi preziosissimo, perchè — non si sa mai, e Dio, comunque, ce ne scansi e liberi ! — potrebbe anche trattarsi di uno di quei casi — fortunatamente assai rari nella patologia del l ' infanzia — in cui la inappetenza già palese stia a rappresentare l ' inizio subdolo, co- me qualche volta avviene, di un,a di quelle forme che noi medici, appunto per il fatto che discendono unicamen- te da un « vizio » di ideazione, abbia- mo chiamato col nomaclcio misterioso di « anoressia psichica » o « mentale » e che si potrebbero spiegare, così alla buona, come la conseguenza di un vero e proprio comando del cervello mala- to a « non mangiare ». E quel ohe è peggio, .a «non mangiare affatto!». Co- mando negativo, cui il bimbo non rie- sce, nei casi più gravi, a reagire più in alcun modo perchè, per primo, si è già spento in lui quel l 'altro senso che, in- vece di salire direttamente dal lo sto- maco, come sembrerebbe, discende an- ch'esso dal l 'alto, ossia dal cervel lo; il senso, cioè, della fame. Ma diciamo per concludere che il caso cl inico del « bimbo che non man- gia affatto », a parte lp sua rarità estrema, si impone già troppo per se stesso, e per le sue rapidissime con- seguenze di inanizione grave, agli stes- si profani. Comunque è bene ripetere pruden- zialmente: in ogni caso in cui una inappetenza sistematica venga ad ini- ziarsi nel bambino, con esclusione di palesi disturbi degli organi digerenti, si pensi subito alla possibi l ità di una anoressia mentale e si corra dal dot- tore. Dan. Tioli. 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