LA CUCINA ITALIANA 1939

LA CUC I NA I T A L I ANA - Pag. 326 ~'Novembre 1 9 3 9 - X V I I I OIDC> IR HD il Improvvisamente, coi primi freschi d'ottobre, son ricomparse sugli angoli delle piazze meno frequentate, e nelle strade popolari, le oecchine delle ca- stagne. Hanno un fornelletto portatile, dinnanzi al quale agitano, di tanto in tanto, una vèntola di cartone: e poi hanno un cesto, e una padella buche- rellata, e un coltellino, e tante casta- gne. Fanno in ogni fruito un taglio trasverso, e li dispongono poi, uno ac- canto all'altro, sulla vecchia padella arroventata dal fuoco. Qualcuna, di queste donnette, più raffinata e com- plicata, s'è anche fabbricata con quat- tro straccetti una specie di coltroncino, un po' sporco ma caldissimo, che serve a mantener le castagne, già arrostite, a un conveniente stadio di morbidezza e di tepore. Le altre, quelle più tra- scurate, lascian che le castagne cotte si raffreddino e induriscano all'aria, in un angolo del paniere, e le rifilano poi al cliente meno esperto: al ragaz- zino ingordo o al signore che si avvi- cina con passo guardingo, e se ne va frettoloso col suo cartoccetto nasco- sto, timoroso che qualche persona di conoscenza non lo sorprenda in quel- l'operazione che non è « distinta ». Di tutte le vendite stagionali, uva e pesche, aranci e fichi, questa delle ca- stagne arrostite è per me la più gradi- ta e la più simpatica. Non le compro mai, le « bruciate », perchè mi fanno un maledetto male allo stomaco: ma mi piace sostare un poco, con aria di indifferenza, vicino ad uno di questi fornellini a respirare a piene nari l'aro- ma caldo, pastoso, elementare e pur dolcissimo, che si sprigiona da quegli umili frutti, evocando visioni lontane di infanzia fragorosa e inconsciamente felice: di quando una fogliata di «ar- rostite » rappresentava un obbiettivo di gioia, da conquistarsi con sagaci economie o con lodevoli tentativi di buona condottici. Non so se anche a voi càpiti lo stes- so: ma è l'olfatto quello, dei sensi, che mi dà la gioie (e i dolori) mag- giori. E' certo che un viaggetto in un autobus affollato, d'agosto, accanto a un onesto « piazzista » che abbia gi- rato, a piedi, tutta la mattina, con- centrando negli effluvi delle estremità inferiori la testimonianza quasi... tan- gibile, da tanto che è intensa, della sua onorata attività, non è fatto per elevare l'animo alle soglie dell'alma Poesia: nè suscitano pensieri più gio- condi le ascelle di certe signore, che ignorano quale effetto micidiale possa avere, su una persona sensibile, l'acre sentore di una traspirazione trascu- rata. Ma, accanto a questi che sarebbero i lati negativi delle voluttà olfattive, quali gioie può dare questa piccola ap- pendice cartilaginosa che portiamo fra gli occhi e la bocca l E' il profumo di un fiore suscitatore di visioni prima- verili: è il mòdico, delicato espandersi di un profumo femminile, odor di biancheria fine, di epidermide emersa da un bagno aromatizzato, di vesti su cui una mano gentile abbia spolveriz- zato con misura un'essenza soave: è il lieve « sentire » di una lettera chiusa, che sembra voler mormorare, con l'odore stanco da cui è permeata, dol- ci parole d'amore: è — magari — la violenta ma muta voce di una cucina, coi richiami quasi aggressivi delle sue pentole in festa, annunciatrici di sane gioie a chi sia provvisto di un saldo appetito. Le castagne hanno una lorp psico- logia olfattiva a sè. Sono modeste, fa- miliari, suggestive, rievocatrici di sen- sazioni lontane. Noi ci affrettiamo per le vie delle metropoli, intente a mète diverse, assorte in pensieri contrastan- ti: ambizioni, amore, famiglia, lavoro, cure di bellezza, problemi finanziari: chi sa? E tutto a un tratto ecco che dall'angolo della strada, dove una vec- china rattrappita su uno sgabello è occupata in misteriose manipolazioni su un fornelletto di ferro, si sprigio- na un prof limino che prima è quasi un accenno di profumo: poi diviene una cosa vera, calda, viva, forte, qua- si violenta. Ed ecco che tutti gli in- verni ormai trascorsi riaffiorano dal- la nebbia grigia del passato: quella volta che uscendo da scuola, dopo aver avuto un cattivo voto, ci consolammo mangiandoci tante castagne: quell'al- tra in cui ricevemmo la prima offer- ta d'amore : due soldi di « arrostite » passateci di nascosto dal ragazzo del- la signora del piano di sopra: e le mangiammo con delizia, sebbene fos- sero un po' bacate. Oggi, negli effluvi del fornelletto della donnina che il nostro soavis- simo Barbato ha fissato per noi, sul- la carta, nell'ultima pagina, c'è qual- cosa di nostalgico. Timore che la gio- vinezza sfiorisca? Rimpianto dell'ado- lescenza già lontana? Non so: certo io debbo oggi a queste castagne un'ondata di sensazioni, di rievocazioni... Senza farsene accorge- re, quest'odorino mi ha preso per ma- no, mi ha riportato indietro negli an- ni, mi ha fatto ricrescere la treccia, mi ha messo in mano dei libri tutti mac- chiati d'inchiostro... — Matelda, anche oggi zero — m'è parso di sentirmi dir forte, dalla mae- stra di 5 a . — Signorina, voi non vi siete affatto preparata! — mi ha detto, più forte, il professore di greco. Quinta elementare... Terza liceale... Non posso dire che le mie rimembran- ze suscitino visioni di corone d'alloro, di folle di insegnanti entusiasti di me. Pure... Ma è meglio che me ne vada. Per- chè questi ricordi mi commuovono. Va a finire che mi metto a piangere, o, peggio, mi compro mezza lira di casta- gne arrostite. E poi mi ci vuole, il bi- carbonato... Matelda. © P i P I S K i H i D I l S I I 9 m HI MOSTRI l 1 PREGHIERA: Se la cosa non vi disturba, qualora vogliate confermare l 'abbonamento anche per l 'anno prossimo, mandate presto la vostra adesione. Non aspettate a Natale, se non volete che l ' invio della Rivista subisca inter- ruzioni. Sul principio di quest'anno noi abbiamo seguitato a spedire la « Cucina » a tut te le abbonate 1938, per i mesi di gennaio, febbraio, marzo. E solo ad aprile ci siamo decisi a sospendere la spedizione alle poche ri tar- datane. Quest'anno — , col prezzo a cui è arrivata la carta „ questa lar- ghezza non ci sarà possibile. Col fascìcolo prossimo termina il periodo del l 'abbonamento 1939: il numero di gennaio 1940 ( X V I I I ) non sarà spe- dito se non alle abbonate che abbian provveduto per tempo alla rinnovazione. 2 a , E PIÙ' CALDA, PREGHIERA: Se la «Cuc i na» vi piace (e sembra che piaccia a tut te, di che siamo lietissimi) procuratele nuove adesioni. Le abbonate che avranno raccolto degli abbonamenti nuovi riceveranno, TUTTE, dei dtìni proporzionali alla efficacia della loro propaganda gentile e premurosa. Ricordate che l 'abbonamento annuo costa L. 7 , 3 0 , che l ' importo va spe- dito esclusivamente alla «Cuc ina I t a l i ana», Via Cassiodoro, 15, Roma — o di ret tamente, con vaglia, o a mezzo di versamento nel Conto Corrente Po- stale 1 / 2 6 0 6 0. Ma soprattutto ricordate: la più calda propaganda alla « vo- stra » Rivista è necessaria. Abbiamo bisogno di 1 0 0 . 0 00 abbonate nuove!

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