LA CUCINA ITALIANA 1939
EA CUC INA I TAL I ANA - Pag. 44 W i T i n r S T T i n r r i n r ^^ lo F e b b r o i o l m X V I I tm abito di seta scuro, possibilmente con mani- che lunghe e con qualche monile dorato o di strasse o un filo di « perlone » tanto in voga adesso, aderenti al collo. Per un pranzo agli ornici e colleglli di tuo marito ti consigl io: un buon antipasto, una minestra di brodo p un bel vassoio 4i tagliatelle con rigaglie, up piatto di fritto (pesce o cervella, schienali, carc iofai ecc.). un arrosto con insalata, formaggi di due o tre qualità, un dolce preparato da te (« Cucina » te ne ha suggeriti tantij) e due o tre qualità di vino chè allietano la hj'ensa. Indi caf fè e liquori ita- liani. JV|i hai chiesto un pranzpne facile, e te l 'hp suggerito. E' troppa roba, chè oggi coll'an- tipasto si fa volentieri a meno di U n a delle due pietanze o della minestra: ma siete tutti gio- vani e di buon appetito!. .. Se vuoi le ricette di piatti più ricercati, sfoglia l'indice del 1938, che è contenuto nel i° numero della Cucina di que- st 'anno, e. .. troverai ogni ben di Dio. Dimmi poi «com'è andata»! Saluti affettuosi. GIGANTE TR. — Certo, una bella rilegatura 3n marocchino verde, con costola e bordi delle facciate anteriore e posteriore finemente buli- nati in oro... ogni copia della Cucina decorata, in oro, dello stemma dell 'abbonato... sarebbe una cosa buona. Ne parlerò al l 'Amministrazione: se pe/ 5 lire all 'anno non vi dànno, oltre alla rivista, anche lina copertina in pelle e oro, che cosa fa questa Amministrazione? Per fortuna ci siete voi, che sapete nobilmente affermare i vostri diritti I Per quel che riguarda la nume- razione progressiva delle pagine vi abbiamo ac- contentato. Per ciò che concerne 1'itidinzzo, che non vi piace stampato su quelle strisce di carta, non sappiamo proprio cosa fare. Lo fanno tutti i giornali, e dobbiamo farlo anche noi. L'ideale sarebbe che ogni copia della Cucina fosse rac- chiusa in una busta (sempre di pelle, si capi- sce: e pelle buona!) e questa in una cassetta, e la cassetta in una cassaforte (ci vorrebbero 89.000 casseforti al mese: che impulso per la produzione nazionale!) e così spedito ad ogni ab- bonato. Ma ci sonò quelle solite miserabili sor- dite nauseanti questioni d'economia: colla scusa che i 40 centesimi che vengono pagati ogni mese dagli abbonati bastano sì e no per la carta di un numero. l 'Amministratore si rifiuta di acqui- stare 89.000 casseforti d'acciaio al mese. Bisogna dunque che vi contentiate di quella patacca gialla, come la chiamate «voi, che è costituita dalla stri- sciolina di carta coll'indirizzo vostro. (Un bel colore azzurro-cielo non vi piacerebbe di più? Diteci le vostre preferenze : per marzo, color tango. . .? E aprile?...). Raccomanderemo agli spe- dizionieri di centrare bene tutte e 89.000 le pa- tacche, da applicarsi in poche ore su gli 89.000 fascicoli destinati alle Regie Poste, in modo che ogni strisciolina contenente l'indirizzo sia messa con senso d'arte, col rispetto del paesaggio e dell'estetica... E speria'm'o che gli operai vi ac- contentino. Se avete ancora dei desideri da espri- mere non fate complimenti. Fa piacere, avere degli abbonati niente affatto esigenti, come voi! ANTON I ETTA - Lannone. — Grazie per gli indirizzi. Quel libro, dopo la morte della sua autrice rimpianta, non si pubblica più. CARMELINA - Catania. — Avete ricevuto il x° numero di quest'anno della Cucina, segno che il vostro vaglia è arrivato a destinazione, "il gior- no stesso del suo arrivo, come dardo scoccato dalla mano di un Guglielmo Teli brevettato, è partita all'indirizzo delle due Case editrici la richiesta delle altre pubblicazioni per voi. Se non ve le hanno ancora mandate, vorreste sollecitar- le direttamente? Potete, appunto, far osservare che la ^chiesta l 'hanno avuta subito! ZITELLONA DI MILANO. - Hai scelto uno pseudonimo poco simpatico, e che certamente non ti sì adatta punto. Esistono, del resto, ancora, in Italia, delle donne anziane? Le nuove fogge, la maggipr cura ¿glia persona e dell'estetica; lo sport, il più razionile metodo di vita, hanno arrestato ogni donna sul limitare della trentina. Quando si vedono passare, snelle, eleganti, colle gambette Sguainate, i volti freschi sotto i fili d'argento, certe signore che forse sono già nonne sembrano delle ragazzine. Terrore dei miopi, che spesso si trovano ad aver corteggiato una loro vecchia zia, la modernità ha ucciso l'appa- ren?a della vecchiezza. Escludo dunque che tu possa sembrar anziana: e giovane anzi sei cer- tamente. per la freschezza dell'animo che sj ri- vela dai tuoi scritti. Non ti preoccupare dun- que eccessivamente per quello che indosserai. Tu hai cprto un personale e un aspetto che an- dranno bene con qualsiasi abito, e troppo huon gusto per npn evitare bizzarrie vistose, coloroni primaverili sfacciati, e tutte le « fioriture » che, sugli abiti, le pellicce, i cappelli, sono più adatte alle giovanissime. Vestiti pure «al la moda» • porta liberamente qualcuno dei gioielli della tua povera Mamma. Se vai alla Scala, e vuoi met- tere un abito scollato, fallo liberamente. A 40 anni, che diamine!, si può fare benissimo. A proposito di scollature, del resto, non è la fede di nascita quella che autorizza la foggia speciale delle serate di festa o di gala. E' la decenza. Ogni donna dovrebbe avere tanto buon senso da capire quando è ancora il caso di mostrare le spalle, e quando invece bisogna avere il pu- dore di velare certi ossi di pollo sporgenti, e certe clavicole che sembrano chiavi di viploncel- lo. E' questione di misura e di gragfe, Una don- na di 30 anni, che abbia Ip sterno a prua di bastimento, o delle protuberanze eccessive, deve capire che starà molto meglio con un abito ac- collato. Una bella signora di 50 anni» sobria nella sua signorile eleganza, può essere ancora fre- sca, proporzionata, ec? osare liberamente il de- colleté. Grazie per i 5 abbonamenti che ci hai spediti. L'Amministrazione ti ha mandato un regalino proporzionato. CELESTE. — 1 Non ci sono ragipni che evi- tino ad una donna di occuparsi, da sè, delle faccende domestiche. Se la salute ti assiste, tu hai non il diritto, ma il dovere di prendere la direzione della tqa casa, e di lavorare perchè tutto proceda in ordine. N. C. 87411 - Napoli . — Quello è un giornale umoristico, e trae ragione di scherzo da ogni fatto della vita. Npn è affatto ridicolo baciare la mano di una signora» quando questo avviene rispettosamente, in luoghi opportuni e con si- gnore che meritino questo omaggio. Non mi met- terei certo a baciare la mano a una signora in piazza San Ferdinando, mentre passano automo- bili e autobus, ostacolando il traffico. Per la strada del resto, se possibile, eviterei ogni gesto che potesse attirare troppo l 'attenzione dei pas- santi. Del resto ci si può inchinare profonda- mente sopra la mano di una signora, senza ba- ciarla. In un salotto è un'altra cosa. Mai alle signorine, chè allora l 'omaggio cessa di essere Cavalleresco per assumere un'altra significazione. GIUSTINA. T. - Montecatini. - Grazie per i 5 abbonamenti alla Domenica, che ti hanno pro- curato due bellissimi romanzi. Continua nella tua opera di propaganda cosi preziosa per noi. l i mandp pr ivatamene la descrizione del la- voro: sulla Piccala posta sarebbe troppo lunga. ABBONATA 89971. - Davvero? Ne sono pro- prio contento. Sono lieta che la Cucina ti sia piaciuta e che tu ti riprometta di farle propa- ganda . f r , le tue amiche. La frase « Benedette figliuole, non veggo l'ora che si maritino » è di Ferdinando Martini, che la pubblicò nel 1873 nel Fanfulla, giornale di Roma. Egli aveva lo- dato il romanzo Eva, di Verga, e u n padre di famiglia gli aveva scritto protestando perchè il romanzo era immorale, o pareva, e c'erano del- le ragazze che avrebbero potuto leggerlo. Fu allora che Martini scrisse la frase d i v enga fa- mosa nella sua paradossale arguzia: «tut te le volte che un autore pigl i, a trattare un argo- mento etc., non si sente che ripetere: Le ra- gazze I Le ragazze! Benedette figliole, non veggo l ora che si maritino». Ma la frase, come ho detto, era paradossale: e Martini stesso, che fu poi sommo moderatore della istruzione pubblica in Italia, non avrebbe consentito alla divulga- zione di libri nefasti alla pudicizia e all'inge- nuita delle fanciulle, Le provvidenze cóntro la corruzione, ad opera del Governo fascista, sono molte ed efficacissime. Porcherie del genere de' libri che si stampano in Francia da noi non sarebbe lecito neanche sognarle. FEDELE ABBONATA BOLOGNESE. - Amica gentile, in quel recipiente si possano cuocere, contemporaneamente, quelle pietanze di cui l'ef- fluvio non sia contrastante e antitetico. Cosi, per esempio, sarebbe difficile lessarci il bac- calà, o cuocerci il cavolo, e nello stesso teiripo cucinarci un'altra pietanza in cui quegli odori potessero sgradevolmente incorporarsi. Ma due generi di erbaggi, uno, per esempio, per il mi- nestrone, e uno da far lesso come contorno alla carne, possono andarci benissimo. Quanto al pe- peroncino e all'origano, mi sembra impossibile che gli erbivendoli bolognesi non li abbiano. Se proprio non li trovate, scrivete a qualche vostra amica o marchigiana o umbra o romana, e v.e li procurerà Sonp cOHcimit-riti che sj con- servano in^efinitjfligltta. Quanto al crescione (Sisymbrium nastunium di i,inngt>) è una' croci- fera che cresce sugli argini ^ei ruscelii', e ' si mangia cruda « me guarnizione delle pietanze, condita coinè insalata oppure senza condimento alcuno. E' un'erba salubre, diuretica, depura- tiva, vitaminosa. Ignoro che nome possa avere LETTRICE FERRARESE. - Grazie per I . ri abbiamo 16 Per Ti panet t™ n abbamo già date tante I Non possiamo ripe- b l d a r f n D ' 3 ' 1 . 1 ™^ ' ^ direzione vor S v be dare più ricette di cibi, sani, nutrienti, eco- nomici, per le madri di famiglia, e un po' meno ricette di dolci. Comunque se « r e ^ « PM . „pubbl icheremo presto i . " l ì n e H o " ' m. •TtteL djt," r' d ' PlngÌ ^ C ° SÌ ° raata Parola 1 attesa della Cucina, c l 'acquisto alle edicole a cast a f a b ° n i ? p e r e s t i la rivista fino Se Ìf, f. o n a m e n t o decorre da ogni mese. « tu mandi la quota m febbraio, hai diritto a ricevere la Cucina fino al febbraio 1940 Gra- zie ad ogni modo anche per la fedeltà. ABBONATA 834.5 - Biella - Un motto per n T , X l ì t ° Ì S S l U d Ì a ? , Q u e " ° c h e è Contenuto s e i muì tZ ' E p , S Ì - ° I e d i P l i n i ° ! N ° " sed multum: non studiare molte cose, ma quei: le che studi! studiale profondamente, multum cosi da saperle Grazie per gli abbonamenti alia Domenica e alla Cucina. Spedito il dono un astuccio da Iavorp della Cucina Minna. ABBONATA t I ? 6o. - Cara abbonata, quegli schifosi «minale«, non vengono dai vimini, o dal legno, o dai materassi: vengono, o meglio prosperano, nella sporcizia. Voi siete una si- gnora fine e pul ita: il bambino che nascerà, e per ,1 quale v ( faccio tutti gli auguri, sarà certamente tenuto bene, pulito. La polvere non si anniderà negli interstizi della culla, perchè voi farete spolverare la culla, e ogni tanto la laverete con un po' d'alcool denaturato State tranquilla. Del resto, le cimici, come quegli altri immpndi insetti che infestano qualche chio- ma, npn nascono mai per germinazione sppn- t jnea. Perchè si riproducano, nella sporcizia, bisogna che uno di essi almeno ci sia arrivato per contatto con altre persone non pulite. A Li- vorno, una volta, molti anni fa, sentii dire da una donnetta del popolo che aveva fatto ta- gliare i capelli alla Sua ragazzotta perchè 1" febbri intestinali le avevano fatto... aprire « la vena pidocchina» e il capo della bambina si era coperto di insetti. Naturalmente cercai di spiegare che la ,< vena pidocchina » era scono- sciuta in anatomia, e che le febbri, la lunga de- genza a letto, e la mancanza di pulizia, avevamo solo favorito il riprodursi di bestiole che ci d f l vevaw essere, fra quei capelli, pr im, d e u ' j n . sorgere rfel male. Probabilmente quejla povera donniccmola sarà rimasta cplla sua opinione. Ma vqi siete lina signora col t j, e comprenderete su- bito che i vimini non possono avere... «vene Cimicine », State tranquilla: il vostro bambino dormirà spnm felici nella sua bella culla. ENRICHETTA D. - Empoli. - Cara Signora: 1 abbonamento alla Cucina Italiana costa L. 5 30 ali anno: cosi poco cioè, che davvero non so con quali miracoli di disinteresse l 'Amministra- zione riesca a pubblicare questa rivista e a renderla, a giudizio unanime, sempre più inte- ressante. Con 5 lire e 30 centesimi noi dob- biamo; pagare l a. targhetta metallica che re- cherà per IZ mesi inciso il vostro riverito nome- pagare I operaio che inciderà il vostro semor» pm riverito home su quella targhetta: pagare la tassa che e dpvuta per ogni abbonamento, e finalmente spedirvi per 12 mesi di seguito un bel giornale. Lo abbiamo fatto. In più. vi abbiamo mandato anche il fascicolo di gennaio, ossia, praticamente, vi abbiamo regalato altri 50 centesimi. A questo punto voi reclamate per- che, non avendo avuto tempo di andare alla posta a f S re un vaglia o un versamento in conto corrente, temete che l 'Amministrazione vi tplga di corso la Cucina {i vostri ti'm'ori scalo fondatissimi!) e dite che questi sono sistemi di severità amministrativa inépncepihili. Mia dolce signora: ma per s lire e 30 centesimi che cosa vorreste avere? l/abbonamentc « vita naturai du- rante? »: Un bell'anello con un solitario di pu- rissima acqua, e di 12 o 13 grani? E una bella 1500 nuova, fiammante, non vi pare che vi sa- rebbe dovuta? E ' dall'ottobre che insistiamo a dire: rinnovate l 'abbonamento. Davvero non ave- te mai avuto il tempo di andare alla Posta? Da quando i rem'oti Fenici hanno inventato la mo- neta, e i fiorentini meno remoti la Banca, ci sano sempre stati mille modi per spedire 5 lire <ja una città all 'altra: oggi J, perfezione dei mezzi tecnici ve ne offre mille e .t. Questi quattro sarebbero; il vaglia nestaie, il versa- mento sul conto corrente postale, l 'assegno ban- cario. e 1 francobolli. Avete avuto, ¿all 'ottobre a ora, il , tempo ^ i scriverci una lettera agro- dolce: se l 'aveste impiegato nel comprare," da un tabaccaio, 10 francobolli da 50 centesimi e
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