LA CUCINA ITALIANA 1939

1° Marno 1939-XVII T T f f T S T J B T n n r r a I S T K t t l t t n n r ^^ Pag. 67 - LA CUC I NA I TAL I ANA Personalizziamo la casa! L'uniformità e semplicità del mobilio moderno rischiano bene spesso di com- promettere quell'impronta personale in cui risiede propriamente il carattere della casa nella pienezza del significato affettivo, in- feuo, del nido familiare. Quei tavoli, divani, sedie, poltrone, prò- dotti in serie, già svuotati di ogni preciso Contenuto e valore, così che possono es- sere ugualmente valevoli e non valevoli Per la casa, per l'albergo, per il gabi- netto del dentista, per l'ufficio, ecc. de- vono ricevere tono e vita dalla persona degli abitatori d'ogni casa singola, devono rivestire la loro indifferente e inespressi- v a monotonia dalla luce dello spirito, dal c olore degli affetti, in una parola devono Venire " famigliarizzati ". Certamente, Potendo farsi costruire dei mobili d'ecce- zione, o per lo meno fuori serie, con- formi al modo di sentire e di capire pro- prio a ciascuno, si risolve in maniera più completa e più definitiva il problema di Personalizzare una casa. Ma disegnare o farsi disegnare il mobilio e il decoro in genere della casa non è possibilità che di Pochi privilegiati; mentre non è impossi- bile anche alla famiglia chi modeste con- dizioni economiche spiritualizzare e fare propri i più dozzinali prodotti dell'indu- stria. Potrei dire che già nella scelta, che in "n certo senso è sempre possibile di fare anche nella produzione in ferie, e nella disposizione medesima del mobilio, può trasparire l'intenzione, l'educazione, il gu- sto, il grado di sensibilità, l'affetto dì chi vede nella casa qualcosa che è ben più del rifugio delle quotidiane abitudini. Del resto anche in questa, come in tutte le cose del mondo, basta un nulla, un ele- mento imponderabile, per trasformare la banalità in proprietà, la trascuratezza in eleganza, l'oggetto comune in oggetto in- dividuale, specchio dell'anima propria a ciascuno. Più facilmente suscettibili di ricevere l'impronta personale sono gli accessori dell'arredamento: tende, tappeti, lumi, cuscini, sopramobili, quadri, disegni, maio- liche; le cose che costano meno e che di solito si ha il torto di trascurare, perchè si dà loro appunto il valore di accessorii e come tali di secondaria importanza, laddove sono essi che formano quella di- stinzione e quella proprietà a cui miria- mo anche nel vestire, quando, pur atte- nendoci nel generale del gusto corrente, amiamo distinguerci per il particolare' an- che minuto: una fibbia, una borsa, un fiore, ai quali affidiamo in un certo modo l'espressione del nostro gusto personale. Un salotto di qualche pregio, di bella radica, ben disegnato, perde il suo valore se vi siano distribuiti cuscini volgari, a motivi appartenenti a una moda già sor- passata e in netto contrasto col mobilio, o peggio dipinti e spesse volte dipinti a olio, o pirografati (ancora questa piro- grafia non è del tutto scomparsa specie in quelle famiglie che vogliono conser- vare qualche " tradizione "!) o se alla fi- nestra traspaia una tendina dove due ca- nini o due galletti a punto erba si affron- tano con aria puntigliosa, o l'amorino svo- lazza nell'ordito sapientemente ritagliato! E quanto ai sopramobili bisognerebbe essere anche più oculati nella scelta e so- pratutto più parsimoniosi: vi sono troppi animali e troppo comunemente stilizzati, derivazioni dai giornali umoristici e dai cartoni animati: troppe gazzelle, troppi pesci, troppi gatti che inarcano la schie- na, e donnette nude geometrizzate e re- sidui di " crinoline " semplificate; vec- chie cose di pessimo gusto che superfi- cialmente novecentizzate, usurpano solo in grazia del loro esteriore geometrismo il posto occupato una volta delle scarpine d'alabastro e dalle scatole intarsiate. È invalso l'uso di abolire quadri e disegni dalle case: buona ventata di igiene arti- 'stica, che ha relegato nette soffitte le prove di dilettantismo, i " ricordi ", tutto il ciarpame pretensioso e orribile a ve- dersi, che una volta arrivava fino a sof- focar le pareti. Ma è venuto ormai il tempo di capire che anche la semplicità delle pareti nude è in fondo povertà eli spirito, poiché da che mondo è mondo l'uomo ha sempre ambito a decorare la sua casa di una pittura, un'acquaforte, ima scultura. Anche cfùS chi non può ricorrere ad acquisti di opere d'arte di qualche importanza e nome, può tutta- via trovare facilmente un'opera di gusto, che se non è un'autentica opera d'arte in senso assoluto, ha ad ogni modo una no- biltà di intenzioni che le dà diritto di decoro nella casa, allo stesso modo che una volta tanta pittura decorativa sei o settecentesca. Del resto le acqueforti, le xilografie, le litografie si possono avere, anche di gran- di artisti, a buon mercato, poiché si trat- ta di pezzi unici, ma di esemplari ripetu- ti. Incontrare in una casa la stampa di un buon artista, è lo stesso che ricevere su- bito una favorevole impressione del gusto di chi vi abita. Si riesce ancora, lasciandoci guidare da una certa finezza, a mettere insieme og- getti di epoche diverse, purché non brut- ti, con felici risultati: una porcellana se- centesca, una miniatura possono trovar benissimo il loro posto in un ambiente prettamente moderno, senza che si av- verta. il disagio di due o tre secoli di- versi; infatti quegli oggetti del Passato che non possono essere compatibili colla casa moderna sono soltanto i brut ti og- getti del passato: le cose beVé non han- no tempo, sono $e"irtìre moderne, parla- no delb spirito raffinato del possessore, sorprendono talvolta il visitatore ingenuo che scambia Per un'audacia moderna un ninnolo che ha tre o quattro secoli di vita. Di qui si Può vedere quanti e diversi siano i mezzi P"rchè li casi si impronti deliri nostra individualità, de",a nostra o- riginalità senza stravaganza, di quella do- te che è propria dì noi italiani di genia- lizzare e sPìritunlifZare ogni momento e occasione del 1 " nostra vita. Eleonora della Pura

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