LA CUCINA ITALIANA 1940

MmM'àchia/ MV MMi% Il timo Uno tra i piaceri migliori che il Crea- tore ha messo a disposizione dei poveri mortali è, indubbiamente, quello di una buona tavola, Sono proprio da compiangere quelli che considerano la necessità di alimen- tarsi quale una sgradevole e tormentosa occupazione della giornata mentre si debbono reputare ben fortunati coloro che apprezzano, senza esagerare, le sa- lutari e legittime soddisfazioni che una buona tavola può dare. Ogni accorta massaia deve adoperarsi per variare, quanto più è possibile, le vivande e se ciò non è di facile attua- zione, dato il costo della vita attual- mente assai elevato, deve sforzarsi di variare il loro gusto ed il modo di pre- sentarle in tavola. Per giungere a questo risultato bi- sogna chiedere aiuto ai condimenti, in ¡specie alle piante aromatiche che tan- to abbondano nelle nostre campagne e che possono vantaggiosamente e vitto- riosamente sostituire tutte le droghe esotiche che il buon senso ci vieta at- tualmente d'importare. Alcune piante aromatiche, utilissime in cucina, come il timo, la salvia, il ro- smarino, ecc., hanno, per concorde pa- rere medico, virtù terapeutiche d'indi- scusso valore. Noi ci occuperemo delle loro prero- gative, principalmente dal punto di vi- sta culinario e parleremo, questa volta, del timo. il nome di questa pianta deriva dalla lingua greca e significa: eccitare. Plinio, il grande naturalista dell'an- tichità, conobbe le virtù stimolanti di questa pianta, tanto da consigliare agli epilettici di dormire su di un letto di soffice timo per trarre beneficio dalle sue stimolanti emanazioni. Le proprie- tà terapeutiche attribuite nell'antichità al timo sono state confermate da fisio- logi moderni che hanno riscontrato in esso un'azione spiccata sulla circolazio- ne e sui centri nervosi. Sono infatti preziose le applicazioni di timo sotto forma di infusi, di bagni, di decotti, ecc., ma la materia esorbita dai nostri limiti. Tornando all'impiego del timo come condimento ci sembra utile ricordare al- le nostre buone amiche di non lasciarsi sfuggire l'occasione di un buon raccol- to ne! prossimo periodo di ferie o in campagna o sui dirupi alpestri odoranti di resina e di timo. Il timo va comune- mente sotto il nome di « serpillo » ed è comunissimo nei siti aridi ed erbosi. Può vantaggiosamente sostituire il garo- fano, la cannella, la noce moscata che, come abbiamo detto, scarseggiano sul mercato e, forse, spariranno del tutto. Qualche foglia di timo mescolata agli I (APIELL GRIIG RIPRENODON LI COLEOR PRIMITIVO USANDO L'ACQAU DI COLOANI Un celebre Specialista ha inventato di re- cente un'Acqua di Colonia dolcemente pro- fumata, che ha l'inestimabile pregio di resti- tuire ai capelli bianchi o grigi il loro colore naturale. L'uso di quest'Acqua di Colonia, chiamata Tasàmi, è semplice, piacevolis- simo e del tutto innocuo. Adottata per pet- tinarsi mattino e sera, ridona in pochi giorni gradatamente ai capelli il loro colore di un tempo, mentre impartisce alla chioma un gradevole odore, la rende morbida e lu- cente e ne favorisce la crescita. L'ACQUA DI COLONIA / s TQS i ami J I L si trova in vendita pres- so tutte le buone Profu- merie alprezzo di 1.17.51 il flacone oppure verrà spedito franco di porto ed imballo dietro Vaglia Postale di L. 17,50 indi- rizzato alla Farmacia H/R6BERfS^«Co. Reparlo II 24 AMENZE spinaci, ai carciofi, ecc., dà alle vivande un sapore gradevolissimo. La carne, poi, acquista un profumo squisito. Sarà questo un altro modo, aggiunto ai tanti che vi abbiamo sino ad ora con- sigliato, per fare dell'autarchia in cu- cina. Acqua di rose Parlammo la volta scorsa di una pro- fumata bevanda ottenuta con le foglie di rose. Questa volta ancora trattere- mo del profumato argomento perchè siamo proprio nel mese in cui, non ostante questa tardiva primavera, esse fioriscono rigogliose ed abbondanti nei nostri giardini e sembra che si mettano, ben volentieri, a disposizione delle no- stre industriose mani. Questa volta desideriamo insegnarvi un metodo facilissimo per ottenere una ottima acqua di rose utile per profu- mare e per fare massaggi sul viso e sul collo, oltre che per detergere e rin- frescare l'epidermide. In commercio si trovano parecchi prodotti del genere che hanno un solo, grave difetto: quello di costare troppo. Il metodo che vi insegnamo è il seguen- te: basterà riempire per metà con ac- qua semplice una caffettiera di allumi- nio o di ferro smaltato che abbia il bec- co rotondo e ben sporgente ed il coper- chio che possa chiudersi ermeticamente. Nel becco infilate un tubicino di gom- ma che, dopo avere attraversato un ca- tino contenente acqua ben fresca, (me- glio se ghiacciata) dovrà terminare in una bottiglia collocata un poco più in basso. Nella caffettiera abbiate cura di met- tere molte foglie di rosa colte di fre- sco; lasciate che le foglie bollano nel- l'acqua e tenete sempre il coperchio ermeticamente chiuso. Il calore farà uscire l'essenza dai pe- tali; quest'essenza dal vapore verrà tra- scinata nel tubo di gomma dove, per effetto dell'acqua fresca contenuta nel- la catinella, si condenserà e diverrà li- quida per andarsi a depositare nel fla- cone. Per i massaggi sul viso vi consiglia- mo di usare acqua di rose ottenuta di fresco per impedire che essa perda parte del suo aroma e delle sue virtù. Per togliere ai mobili le macchie d'i acqua Non ostante che la moda novecento abbia messo al bando i bei mobili di stile antico, pur tuttavia in molte case si ammirano ancora mobili' massicci lu- cidati a cera sui quali, però, basta che cada una goccia d'acqua perchè restino macchiati in chiaro. Per rimediare all'inconveniente non è necessario chiedere l'aiuto di un ope- raio specializzato, come vorrebbe fare una cortese abbonata che ci chiede con- sigli al riguardo. Basta, come prima cosa, di fare ac- quisto di un poco di tinta di mallo di noce presso un qualsiasi negozio di co- lori. Attorno alla macchia tracciate un lar- go cerchio con l'acqua e passate e ri- passate con forza sulla macchia stessa un pezzo di lana ben pulito ed impre- gnato di colore dì mallo. Bisogna poi lasciar asciugare completamente. Prendete poi dell'encaustico alla cera (cera gialla ed essenza di trementina) e se fosse troppo pallido aggiungete un poco di mallo di noce e poi armatevi di un poco di pazienza e di forza e luci- date la parte macchiata. Per lasciare al latte bollito il sapore del latte fresco Per lasciare al latte bollito il sapore del latte fresco e perchè la panna si incorpori omogeneamente a tutto il li- quido, basterà mescolare il latte durante l'ebollizione con un semplice cucchiaino. ITALICA 17

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