LA CUCINA ITALIANA 1940

più inutili, i quali, fregiandosi del ti- tolo di « soprammobile » invadono le case, il palazzotto antico e pretenzioso, come l'appartamento moderno dei no- velli sposi, con i piccoli vani lucenti e soleggiati. Guai a non vigilare! Non si sa come l'oggetto indesiderato è pene- trato in casa, si è annidato sul tavoli- no, sul cassettóne o sulle mensole, ap- poggiato li, come per caso, ne ha fatto la sua fìssa dimora... L'occhio si abitua, e l'estetica ne soffre! Il miglior modo per rimediare a que- ste « pecche » è quello di studiare di- ligentemente il proprio alloggio dopo esserne state un po' assenti; con spirito critico, sì, ma anche benevolo e spas- sionato, quasi si trattasse di una casa estranea e sconosciuta, che si va giu- dicando senza asprezza e senza eccessiva indulgenza. E' inutile dirsi, amareggiati, che si vorrebbe gettare ógni cosa dalla finestra. Come è inutile e nocivo l'adattamen- to molle, espressione di una inoppor- tuna rassegnazione... Analizzando invece capo per capo, a mente riposata e se- rena, sarà più agevole prefiggersi il compito di rimediare, sostituire, allon- tanare. Sappia difendersi, la giovane sposa, dall'impronta di un gusto che non è il suo; scarti, se occorre, senza troppi scrupoli, l'oggetto insulso e malcapita- to che stride ai suoi occhi, che guasta l'armonia del fresco nido. Un « sopram- mobile » ha il preciso dovere di posse- dere un pregio: o artistico, o di intrin- seco valore, un prestigio di marca, di rarità. Certo, non è alla portata di tutti una raccolta di elezione, ma nella peg- giore delle ipotesi si riducano gli og- getti decorativi al minimo possibile; ci si accontenti saviamente di pochi capi intonati al proprio alloggio, e... si at- tenda miglior fortuna! Sappia difendersi, la padrona di casa di vari anni (forse da molti anni!) dal- l'accumulo di acquisti mal ponderati, o piovuti a casaccio dalla invasione (in aumento di anno in anno) di regalini e ricordini. Il suo compito è più difficile, sicuro. 1 ricordi!... Ma i veri, quelli an- tiquati, commoventi ed incompresi, che sembrano soffrire, scontrosi, esposti agli occhi di tutti: dal ritratto ingiallito nel- la pesante e languente cornice, al non- nulla ingenuo, riportato dal lontano viaggio giovanile: quelli, insomma, che parlano al nostro cuore, stanno bene nel rifugio semibuio del cassetto profu- mato, ove li accarezza ogni tanto lo sguardo amico, velato di nostalgia. Per gli altri, che portano male — inconsa- pevoli — la parola sacra della memoria, non c'è che sfrondare... coraggiosamente sfrondare. ACQUAMARINA PARLIAMO Veramente avete ragione, mie care: vi dissi che l'educazione della volontà deve precedere ogni altra disciplina, ma non vi accennati neppure lontanamente ai n\ezzi efficaci per sviluppare od accre- scere il mirabile dono di saper volere, di saper comandare a sè ed agli altri. E' veramente un gran pregio saper vin- cere le nostre passioni, esigere da noi quanto riteniamo utile e giusto e saper dominare gli uomini; questo elemento vitale, questa energia formidabile, che pochissimi sanno guidare. E' più facile incontrare persone che sappiano trattare razionalmente le bestie che gli uomini. Non vi pare? Mi riserbavo di parlarvene a parte, dopo aver consultato il parere dei tanti che hanno studiato e scritto su questo argomento. Mi sono però convinta che è inutile prospettare le diverse tendenze pedago- giche; è necessario che attraverso là vita che ognuna di voi è costretta a segui- re — nel gioco sottile e travolgente del- l'esistenza — sappia trovare la via op- portuna per far vivere i propri figli nel- l'ambiente adatto a conquistare questo gran dono. Sèmpre più è indispensabile che le madri si convincano che tutto l'avveni- re dei figli dipende unicamente da loro: essi saranno come saranno creati, non solo fisicamente, ma anche moralmente. L'ambiente familiare ha questo gran compito, ed ogni madre che ha a cuore il bene dei figli deve tenere sempre pre- sente che — come ha detto il Duce — la gioventù italiana d'oggi non deve su- bire passiva il proprio destino, ma an- darle incontro e piegarlo ai suoi voleri. La volontà specialmente: bisogna svi- luppare in loro questa forza che può far compiere dei miracoli, se, come di- versi medici sostengono, qualche volta può anche prolungare la vita. Ecco un caso che conferma tale teoria: Una donna, dopo un parto lungo e difficile si abbandonava sempre più allo sfinimento, rinunziando alla lotta, ormai rassegnata a morire e rifiutandosi di fare il minimo sforzo. L'infermiera che l'as- sisteva, donna intelligente e volitiva, si propose di salvarla suscitando nella po- veretta la volontà di vivere. Dolcemente cominciò a parlarle della bellezza del piccino che aveva dato alla luce: — Quando uscirete con lui, — le dice, va — la gente si fermerà per ammirare un bambino così straordinario e voi ne sarete orgogliosa e felice. Continuò così finché non vide le pu- pille, che sembravano quasi spente, ani- male da una fiamma di vita; capì allora che il suo compito era assolto; che la donna reagiva ormai e che ritrovando la volontà ricominciava a vivere. Le ghiandole a secrezione interna han- no eertamente una influenza sullo svi- DEI NOSTRI BAMBINI luppo della intelligenza, del carattere e della volontà; doti che si vanno evol- vendo incessantemente in una continua progressione insieme con lo sviluppo fi- sico. Appena i bambini si affacciano al mondo si può capire quanto differenti siano gli uni dagli altri anche moral- mente. Alcuni presentano i caratteri delle persone apatiche, altri si capisce che diventeranno eccessivamente vivaci, altri si dimostrano remissivi, ed altri caparbi; uno sarà timoroso di tutto ed un altro si getterà con incoscienza nel pericolo. Vi sarà il bambino che avrà dell'iniziativa e quello che non ne avrà al punto da far pensare che, fatto gran- de, se nessuno penserà a forzare la sua natura, potrà diventare uno di quegli uomini che se troverà un sasso sulla sua via per non avere la necessaria energia per saltarlo o rimuoverlo gli girerà in- torno. Per ogni tipo di fanciullo occorrerà un trattamento diverso, 6e per uno sarà ne- cessario stimolare la volontà, per un al- tro basterà rafforzarla e in qualche caso anche metterle un freno. Poniamo ogni nostra cura, perchè i fi- gli che ci crescono intomo, insieme alla carne ed ai muscoli, si formino un ca- rattere ed una volontà che li facciano emergere nella vita. Sarà tanto utile far capire loro che la maggior ricchezza che possiedono è co- stituita dal corpo, che si devono studia- re di mantenere sano, dall'anima, che devono tenere lontana dalle brutture e dalla volontà che deve essere l'arma per comandare prima in loro stessi le cat- tive tendenze ed anche per essere qual- cuno nel mondo. Sono ricchezze, queste, che Dio ci ha dato e delle quali dovremo rendere stretto conto. Insegniamo loro che anche lo spirito ha la sua igiene; la medicina delle pas- sioni: il modo di sapersi padroneggiare e dominare. Facciamo loro comprendere che l'uomo, misura di ogni cosa, deve prima di tutto misurare se «tesso. Inculcando loro questi sentimenti in- segneremo loro anche un po' l'arte di essere felici, di quella felicità relativa che, sebbene tutti dicano che è in noi, pure — attraverso a tumultuose passioni e a desideri sfrenati — molti di noi non riusciamo mai a trovare. Un grande motto della saggezza antica dice : « la paura, la fatica, la noia fan- no grande il numero dei vili ». Al monito di questa scritta che spro- nava alla forza, alla fierezza, alla volon- tà gli uomini dei passati secoli, anche la gioventù di oggi si deve ispirare per poter assolvere i grandi compiti che la vita ed il Paese esigono da loro. AVE LONCI 137

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