LA CUCINA ITALIANA 1940
C I V I LE DE L LA DONNA Insisto ancora sti ques to argomento perchè ritengo che sia di vitale impor- tanza nell'ora pre- sente. Grazie a Dio, niol. te, molte donne ita- liane hanno capito che se gli uomini combattono in varie maniere, noi donne dobbiamo esplicare la nostra azione combattiva e rinvigoritrice nei più dispa. rati campi. Se studiamo bene noj stesse troviamo che ognuna di noi potrebbe fare molto di più, sia nel campo dell'incitamento dei buoni impulsi, come in quello della persuasione e del buon esempio. L'altro giorno mi trovavo in tram ed ascoltavo con pena quattro signorotti parlare della guerra, accennare alla de- stinazione di comuni conoscenti, alluden- do alle armi cui essi appartenevano, e insomma scambiando tante notizie che in questo momento possono esser preziose al nemico. Ripeto che ascoltavo con pe- na, ma confesso che non riuscivo a vin- cere una mia naturale ritrosia, che mi induce a non mettermi in mostra. Una giovanissima signora, invece, mentre si avviava all'uscita, si volse al gruppo e ponendosi l'indice in croce sulla bocca disse con accento pacato e fermo: « S i - lenzio; ogni buon italiano deve saper lacere ed aver fede ». 1 quattro pettegoli leggeroni non eb- bero coraggio di rifiatare, tanto più che dalle altre persone che si trovavano nella vettura tranviaria si levò un mormorio di approvazione. Feci subito iì mio atto di contrizione perchè sentivo che avevo mancato di fare il mio dovere e me ne dolsi con me stessa. Come pure, poco dopo, mancai. Pas- savo in un sobborgo della città e vidi una bambina, che avrà avuto quattro anni, giocare tra la polvere con un pezzo di pane, che sarà stato almeno un tre- cento grammi. Mi fermai un attimo di- spiacente di veder sciupare quel pane che sarebbe bastato a sfamare un poveretto e a dargli il necessario nutrimento. So- stai un momento e poi continuai. Ma il mio dovere sarebbe stato di fermarmi, di entrare in quella rasa e spiegare con buone maniere, che il pane non si deve mai sciupare, ma specialmente in questi momenti bisogna tener di conto anche delle brìciole, che se non servono per gli uomini, raccolte, possono servire per gli animali che poi nutrono gli uomini. Sono questi ì pìccoli doveri dell'ora presente, ma se ogni donna italiana sa- prà assolverli con entusiasmo e con fede, uniti a quelli maggiori che potrà espli- care nelle molteplici attività alle quali essa può essere chiamata ad operare, sa- rà di grande aiuto per la vittoria delle nostre armi. Se gli uomini d'Italia compiono atti d'eroismo in terra, in mare ed in cielo, eroismo che resterà scritto nei eccoli, noi donne pure dobbiamo cooperare alla esaltazione della Patria. La guerra col suo carico inevitabile di pene, ci proverà certamente, non man- CORSI DI GRADUATE DELLA G.I.L. PER L'INDUSTRIA Il Comando Federale dell'Urbe ha di- ramato a tutte le ditte industriali di Roma, all'Unione Provinciale Fascista degli Industriali e al Comando G. I. L. del Battaglione Istruzione dei dipen- denti dall'Industria la seguente circo- lare: « Allo scopo di avere a disposizione anche nell'ambito dell'Organizzazione Giovanile dell'Industria, degli elementi che per le specifiche insite qualità mora- li, fisiche, organizzative abbiano attitu- dini ad inquadrare ed esercitare funzio- ni di comando, questo Comando Federale della GJ.L. dell'Urbe sta facendo effet- tuare in Caprarola, secondo precise di- sposizioni superiori, dei corsi per allie- ve graduate. A questi corsi partecipano Giovani Ita- liane e Giovani Fasciste. Attualmente è in corso il 1" turno com- posto da elementi tratti sia dalle studen- tesse, sia da dipendenti da Ditte Com- merciali. Questo Comando ha riservato il 2° turno ad altro congruo numero di stu- dentesse e alle dipendenti dall'Industria. Desidero precisare che lo scopo che si persegue con questa attività è duplice nel senso che mentre da un luto mira a mettere a disposizione dell Organizza- zione un congruo numero di sicure ed affinale inquadratrici, dall'altro mira a perfezionare tutte le qualità che sono doti di un personale che quanto più con- scio dei doveri che incombono alla don- na. tanto più sarà di rendimento anche alle Aziende stesse ». Seguono le modalità per l'ammissione a questi corsi. La circolare continua os- servando che, per le finalità che origi- nano questi corsi, per la sana attività alla quale sono indirizzate le giovani partecipanti, per l'ubicazione climatica del luogo prescelto che fra l'altro è mu- nito di ogni conforto, la frequenza a questi corsi costituisce un desiderio ed un premio per molte giovani. cneranno lacrime ai nostri occhi : que- ste saranno il nostro olocausto alla Pa- tria nostra non solo, ma bisogna averne la certezza, per la pace futura dell'Eu- ropa. Gioia e dolore si alternano nella vita dell 'uomo ed in mo- do alterno dettano le leggi della vita. Un'antica leggenda orientale del pian- to, leggenda gentile che dice ancora una volta che è antica e universale l'idea del- la virtù della sofferenza, cosi racconta: Un principe indiano era divenuto cieco. Tutti i medici chiamati a consulto ave- vano dichiarato che ormai nulla poteva giovargli e che il povero principe do- veva rassegnarsi alla sua sorte. Ma un vecchio santone assicurò che egli cono- sceva un farmaco. I sapienti si burlarono di lui ed allora egli radunò gli sventu- rati del paese per raccogliere le loro la- crime. Con esse lavò gli occhi del prin- cipe cieco, che rivide la luce. Anche se il nostro cuore è stretto, non versiamo lacrime nell'ora presente; la nostra maggior virtù sia la serenità. Se i nostri uomini devono lasciare la fami- glia fate che resti loro il ricordo del vo- stro viso sereno e fiducioso. Facciamoci un dovere di essere incuranti del peri- colo e di far capire ad altre donne che la volontà deve e può dominare i nostri nervi. Sdegniamo Sempre le chiacchiere al- larmistiche, i «si dice » che possono tur- bare i meno saldi di cuore. Non ripetia- mo mai notizie che non sieno accertate come vere. Dobbiamo con ogni cura evi- tare tutto ciò che può alterare la calma fiduciosa della nazione. Dobbiamo inoltre non cercare di elu- dere le disposizioni imposte dall'autorità per disciplinare certi consumi. La carne, per esempio, il martedì, il mercoledì, il giovedì e il venerdì non viene ven- duta. Noi madri di famiglia dobbiamo farci un vanto di non farla comparire alle nostre tavole. Occorre maggior im- pegno, maggior preoccupazione per con- ciliare i gusti e le necessità dei fami- liari. Ma sono cose possibili, special- mente se impegniamo molto buon vo- lere. Intorno a voi potrete trovare sem- pre ideile imitatrici perchè l'esempio ha una grande efficacia. L'ora grande che viviamo ci deve tro- vare tutte tese in opere di attività, la nostra adesione spirituale deve essére non solo intera, ma deve essere comple- tata dalla comprensione più viva, dal più schietto e gagliardo entusiasmo. Solo così saremo più vicine ai nostri valorosi soldati e combatteremo — sia pure modestamente — la nostra battaglia, che ei farà degni Jclla Immancabile vii toria, la quale deve preparare un domani più felice ai nostri figli. AVE I.OMCI 171
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