LA CUCINA ITALIANA 1940

Un e l e g an te c op e r to p e r la pr ima Oppure con acqua e ammoniaca: 2 litri di acque, 2 cucchiaini circa di ammonia- ca. Oppure, più semplicemente, con una mezza cipolla. Risciacquare, sempre con acqua, e ridare il lucido con un pennellino intinto nella chiara d'uovo. Grazie per i 2 abbonamenti al « Giornale della Dome- nica » e alla « Cucina ». Vi abbiamo fatto spedire da Firenze, in dono amichevole, la « Cipria To-Radia Moresca ». ABBONATA NUOVA MA ENTUSIA- STA, Lucca. — Grazie per le parole gen- tili e grazie per la promessa propaganda. Vi manderemo dèi premi adeguati al nu- mero degli abbonamenti che ci avrete procurato. Per il vostro orticello, potete seminare in settembre: indivia (raccolta dicembre); carote (idem) ; cavolo cap- puccio (idem) ; fave (maggio) ; lattu- ga, prezzemolo e rape (inverno) ; cipol- le, porri e bietole (primavera) ; ravanelli (ottobre) ; finocchi (febbraio). Ho passato la vostra richiesta al dottor Tioli. NICRA sed FORMOSA, Napoli. — Bruna ma bella. Bene. Per la seborrea del capillizio vi consiglio sapone al ca- trame, che troverete da ogni farmacista (grandi lavande seguite da un abbondan- te risciacquamento ad acqua pura) e de- cotti di scorza di betulla o di legno di Panama (100 gr. in un litro). Applicate a caldo. Questo trattamento arresta an- che, o per lo meno rallenta, la caduta CALEZ ELASTEICH per VENE VARICOSE, FLEBITI, ecc. NUOVI TIPI PERFETTI E CURATIVI. — INVISIBILI, SENZA CUCITURA, SU MISURA, RIPARABILI, LAVABILI, MORBIDISSIME, POROSE, NON DANNO NOIA irati! sepie attui, pieni, i rto pei piata ila sé le min Fabbrica C. S. ROS S I S. MARGHERITA L IGURE; FRIDA c o l a z i one de i pi ccol i . .. e de i g r and i . dei capelli, cosi frequente nei casi di ipersecrezione delle ghiandole sebacee del cuoio capelluto. Quanto ai galletti da accapponare, l'età migliore è 4 mesi. Pri- ma, c'è il caso che non sopportino l'ope- razione, che, indipendentemente dalle ra- gioni, diciamo così, di prestigio, è sem- pre un'operazione grave. Non ho mai mangiato i pomodori agro- dolci: so che si scottano, si spellano, si liberano dai semi, si tagliano a pezzi e poi si cuociono con una presa di cannel- la, raschiatura di un limone, un cucchiaio di zucchero, e mezzo bicchiere d'aceto. Un. quarto d'ora di cottura, e intanto l'a- ceto si sarà prosciugato. Allora si aggiun- ge un po' d'acqua fresca, si lascia ripren- dere il bollore, e poi si levano i pomodori dal fuoco e si mangiano, caldi o freddi. Ne dicono « mirabilia »: io non li ho man- giati, però, e non assumo responsabilità. EDVIGE. — La zuppa all'italiana, che una volta si chiamava zuppa inglese, è costituita di « savojardi », o altri biscotti o fette di « pasta reale », di « pan di Spagna », panettone, etc. Per 6 persone ^ ne bastano 200 grammi. Si dispongono a fette, e a strati, su un vassoio di piro- fila, bagnando uno strato con alchermes, e uno col rhum. Ma fra uno strato e l'altro si stende della crema pasticciera, fatta di tuorli d'uova, latte, zucchero e farina. La crema solita, insomma. Finita la stratificazione della pasta reale, rico- prite con la crema, che potrete arricchire di fette sottili di cedro candito, o con altre frutta candite. Preparate intanto una panna montata, fatta non col fior di latte, ma con 3 chiari d'uovo sbattuti a neve e in cui avrete incorporato circa 80 gr. di zucchero fine. Ricopritene tutta la zuppa, e passate al forno per pochi minuti, in modo che la « meringa » cri- stallizzi (e cristallizzerà più facilmente se l'avrete ancora cosparsa di zucchero). Se poi, invece dei chiari d'uovo, avete a disposizione della « vera » panna mon- tata, allora potete risparmiarvi il passag- gio al forno, e la « zuppa » viene buona lo stesso, se non più. La guarnizione, dopo che avrete spalmato omogeneamente la « meringa » sul dolce, potete farla con la stessa panna ottenuta dai chiari sbat- tuti a neve, facendone passare un poco attraverso un imbuto di carta, in modo da avere dei rivoletti di costante grandez- za. Le frutta candite vi daranno le note di colore necessarie a rialzare il tono. NELLA MAR INONI, Prato. — Uno dei metodi di conservazione consiste nel dipingere le uova, mentre sono ancora fre- schissime, con una soluzione alcoolica di resina, o di gomma lacca. Là resina asciu- ga subito, all'aria, stendendo intorno al guscio una pellicola sottile ma impermea- bile. Si mettono poi le uova in un reci- piente contenente semola (crusca) o se- gatura di legno, e si lasciano così, « con le parti più aguzze rivolte in basso ». Quando si devono cuocere, se è neces- sario metterle dentro una pentola, al cui contenuto comunicherebbero il sapore della verniti, bisogna lavarle con del- l'alcole. Un altro metodo consiste nello sciogliere in 100 gr. di acqua 5 gram- mi di silicato di potassa, immergendovi le uova, una per volta, e mettendole poi ad asciugare su un foglio. Le uova non debbono stare a contatto una dell'altra perchè il silicato di potassa vetrifica, e se le uova fossero in contatto fra loro si attaccherebbero. Come succede per la resina, qui è il silicato che chiude i pori dei gusci delT'jova, ed evitando all'aria di penetrarvi uccide i germi della putre- fazione, che sono « aerobii », ossia bi- sognosi di ària per vivere. Poi c'è m sistema di immergerle in acqua e permanganato di potassa al 1/2 per mille, ossia gr. 0,50 per un litro di acqua; di immergerle in una soluzione di gomma arabica, e poi cospargerle di pol- vere di carbone; di immergerle in un li- tro di latte a cui si sia aggiunto un gram- mo di formalina (che è velenosa, ma non modifica le qualità nutritive dell'uovo). In questo caso però le uova debbono ri- manere nel liquido finché non si adope- rano. Ci sono tante altre ricette, ma que- ste, spero, vi basteranno. PACHITA. — Ho passato la vostra richiesta alla signora Marcoaldi, compe- tentissima in materia di cure di bellezza. Vi risponde in questo stesso numero. Cordialità. N I NA f i S B O B I N A di ottima famiglia, eccellente pianista (Santa Cecilia), offresi per lezioni di piano a signori- ne o fanciulli. Miti condizioni. Telefonare : 391-991 - Roma 202

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