LA CUCINA ITALIANA 1940

L'Istiotut Razioenal dell Assicuriazion per ol suiluopp demogorafic deall nazeion • Una forma assicurativa molto semplice è quella che l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni ha da tempo divulgato sotto la de- nominazione di « POLIZZA PRO FAMILIA » che offre a tutti i genitori la possibilità di mettere a disposizione dei figliuoli un piccolo capitale per il giorno in cui essi vorranno crearsi una famiglia. E S EMP IO P R A T I CO Un padre vuole assicurare nella forma su accennata, con controassicurazione, e per la somma di L. 1.000, un suo bimbo di anni due. A tale scopo corrisponde una volta tanto, un premio unico di L. 394,25. Se il figliuolo sposerà prima del suo 35° anno di età, l'Istituto gli pagherà la somma di L. 1.000 all'atto del suo matrimonio; se egli invece raggiungerà il 35° anno di età senza contrarre matrimonio, l'Istituto gli rimborserà il premio unico versato di L. 394,25, rimborso che sarà egualmente effettuato ai di lui eredi nel caso che egli venisse a mancare prima del 35° anno di età senza aver contratto matrimonio. Nel caso di bambine il termine utile per ottenere la liqui- dazione del capitale assicurato all'atto del matrimonio è fissato al 30° anno di età. Ma la « Polizza prò Familia » è anche molto adatta per essere utilizzata in forme collettive rivolte ad opere di bene in genere e di schietta e simpatica solidarietà sociale. Così ad esempio come un benestante di un qualsiasi paesello rurale può, con limitato sacrificio, costituire con detta polizza una piccola dote ad un gruppo di bimbe povere sue compaesane; così un industriale può compiere un gesto altamente significativo, fa- cendo altrettanto per l'ultima nata o per l'ultimo nato di tutti i suoi dipendenti. Non sarà questo un seme sparso invano; esso darà i suoi copiosi frutti che, maturandosi in epoca relativamente lontana, conserveranno continui e fecondi rapporti di cordiale collabo- razione fra coloro che saranno stati generosi e coloro che al be- neficio saranno stati chiamati. Tutte le Agenzie dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni sono pronte a fornire gratuitamente ogni necessario chiarimento a chiunque ne faccia richiesta. il coscio di montone, di cui avrete ben pulito l'osso, e fatelo bollire pian pia- no, a casseruola coperta, affinchè la ci- polla e le erbe possano cuocere senza rosolare. Dopo una quarantina di minuti ag- giungete un bicchiere ardito di vino rosso da pasto e due dita d'aceto. Fate dare qualche altro bol lore, poi togliete il coscetto e mettetelo in un recipiente di terraglia. Quando la sua aromatica cozione è fredda, rovesciategliela sopra, e per tre giorni lasciatevel» in infusio- ne, rivoltandolo di quando in quando perchè possa (permearsene tutto. Trascorso questo tempo, togliete il co- scetto dalla marinata -— della quale vi servirete più tardi — asciugatelo in un panno, mettetelo in una casseruola con una cipolla ed aromi freschi di cucina, ed iniziate la cottura a fuoco vivace. Quando la carne si è colorita, colate la marinata e versatela a poca per volta nella casseruola, non aggiungendone al- tra, se quella precedentemente versata non è evaporata. Esaurita la marinata, bagnate il coscio con brodo o acqua cal- da, versando anche questa a poca per volta. L'essenziale è che il coscio non sguazzi nel l iquido e al tempo stesso non rimanga riiai in secco. Ultimate la cot- tura (che richiederà circa un'ora e mez- za) a bol lore poco sensibile. Al momento di mandare in. tavola la pietanza, togliete il coscio dalla casseruola, digrassate la salsa e, versato nel recipiente un po' di brodo caldo o d'acqua, staccate col mestolo quei grumi scuri che costitui- scono il così detto « fondo di cottura ». Ciò fatto, rimettete la casseruola sul fuo- co, versatevi un bicchierino di Marsala, legate la salsa con un po ' di farina in- trisa nel burro. Fate bol l ire per qualche minuto la salsa, poi rovesciatela sul co- scio che avrete tagliato a fette sul ta- gliere e poi ricomposto il megl io pos- sibile in un vassoio. Un'autorevole trat- tato di cucina consiglia di mischiare con la salsa della gelatina di ribes, pi- noli, scorzette di cedro candite, a pez- zettini: e di servire questo speciale in- tingolo a parte, in una salsiera. • GINA CERRI - Firenze. — Le con- serve e gelatine di frutta si accompa- gnano spesso con preparazioni di cuci- na con le quali sembrerebbe dovessero contrastare, mentre armonizzano' benis- simo. Non vi faccia dunque meraviglia se la vostra amica serve le salsicce con la purea di mele. Se volete farvi' un cri- terio esatto in proposito, preparatelo anche voi questo piatto: la purea nel mezzo e le salsicce d' intorno, a corona. Punzecchiate con la forchetta le salsicce ricopritele d'acqua e fatele cuocere fino a che l'acqua non si evaporata. Per la purea, sbucciate le mele, taglia- tele a fettine, fatele cuocere nell'acqua quindi scolatele e passatele per staccio. Aggiungete al passato che deve risultare abbastanza denso, pochissimi grani di sale, un po ' di scorza di limone gratta- ta (solo il giallo). Mettete la purea al fuoco e fatele staccare il bol lore. Al momento di servirla, mischiatevi qualche goccia di limone. Questo è un piatto indicatissimo per i diabetici. • ABBONATA DI P IAZZA S. SEPOL- CRO . Pisa. — C'è una dietetica — la « Cura parmentière » — che consiste nel- l'alimentare il diabetico quasi esclusi- vamente di patate: ma credo che pochi la seguano. I medici, in genere, am- mettono che la patata sia non solo tolle- rata dai diabetici, ma necessaria, in de- terminata quantità, alla loro alimenta- zione. Per il riso i pareri sono più discordi: chi lo prescrive e chi lo proi- bisce. Io credo che i diabetici dovreb- bero fare un po ' a modo loro e regolarsi secondo la propria personale esperien- za; salvo nei casi gravi per i quali aste- nersi da certi dati alimenti equivale ad una necessità indiscutibile. Gl'igienisti 256

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