LA CUCINA ITALIANA 1940

CENERENTOLA REGINA Tu t t i sanno a memor ia la bella favola di Cenerentola, ma nessuno forse si sarà mai chiesto che cosai fu di lei dopo che il Pr incipe l ' ebbe condot ta a Cor te come sua legi t t ima sposa. Ve r amen te tale cu- riosità non aveva pun to mai neanche me f ino al giorno in cu i . . . : ma, raccont iamo senza divagare. Sempre per quel mio benede t to di fet- to di voler cacciare il naso nei fat ti al- t rui e con preferenza in quelli più re- mot i, ieri tirai giù da uno scaffale altis- simo di una biblioteca secolare un volu- mone legato in car tapecora, i cui fogli ricamati dai morsi delle tignole manda- vano un t anfo mi l lenario dei più auten- tici. Sfoglia e sfoglia, ad un t r a t to un titolo fece ar res t are la mia avida at ten- z i one: « Cenerentola Regina! ». Con tut ta la velocità che mi permi sero i carat teri quasi indeci frabi li e le lacune forma te dalle t a rme, riuscii a carpi re un segreto che, se mi fosse s tato pagato a peso d ' o ro come avrei voluto, ora non starei a rivelare a tut te le gentili lettrici della « Cucina Ital iana », Cenerentola viveva felicissima nella corte del Pr incipe Azzur ro che l ' adorava. Feste una più sontuosa del l ' al t ra; tornei, par t i te di caccia, danze, banche t t i. Ma la gioia non può dur a re eterna, ed ecco un giorno l 'or izzonte sereno offuscarsi di nembi tempes tos i. La pr ima guer ra del mondo era scoppiata. Il Pr incipe Azzur ro par t i. Cenerentola e le sue donne vivevano mal inconicamente nel castello che sem- brava deser to. I vecchi gent i luomini ri- mast i, usavano tut ti gli espedienti per allietare la loro regina, ma il sorriso, ch ' e ra il suo più be l l ' ornamento, era scomparso. Passava il t empo. Le notizie erano scarse. Mesi di silenzio e di ango- scia. Cenerentola non dormiva più. Quan- to pianto nelle buie no t t i . .. e quale spa- simo nelle e t erne giornate in cui l 'opera del f u so e del telaio, come la let tura delle gaie novel le, non r iuscivano a sgra- nare r ap i damen te il lungo rosario del le ore. Sospira e piangi, la bellezza di Cene- rentola cominciò a sfiorire. Le ancelle t repidavano per tale sven t ur a, ma la gio- vane regina non si curava più di nul la; anzi aveva f a t to velare di nero tut t i gli specchi che esistevano nella regale di- mora, poiché se l 'Amo re suo non poteva veder la, anch ' essa non doveva indugiare nel l ' ammi razione di sè stessa. T r e anni così t rascorsero, ed un bel ma t t i no giun- se al castello un cavaliere t rafelato che por t ava un messaggio. Ancora un mese e il Pr incipe Azzur ro sarebbe torna to. La corte doveva prepararsi a riceverlo con tut t i gli onori perchè egli por t ava la vi t toria e la gioia nelle sue t e r r e. Cenerentola si sentì manca r e. Le an- celle le f u r ono i n t orno e quand ' e l la si r iebbe comandò che tut ti i veli che oc- cul tavano gli specchi fossero stati tol t i. Comp r imendo il cuore si guardò, ma un br ivido la colse. Quan to era mu t a t a! Gli occhi gonfi e senza più splendore; le guance incavate e pallide; le labbra esan- gui, piccole r ughe sulla f r on te e intorno alla bocca : il bel collo di giglio lieve- men te appass i to come un petalo che si stacca dal fiore. — Il mio sposo non mi amerà più — ella gemet te accasciandosi ai piedi del giudice crudele che cont inuava a riflet- t ere la realtà di quel mu t amen to ango- scioso. E Cenerentola si coricò desolata. Era il 24 dicembre e nonos t an te Gesù non fosse ancor na to e la gentile t radizione delle s t r enne natalizie non sor ta, pu re in quella not te si usava anche allora offr i re alla persona cara un dono des iderato che potesse por t are la gioia e far fiorire il sorriso negli occhi che mol to avevano pianto. Così almeno dice il vecchio l ibrone, quindi se alcuno fosse convinto del con- t rar io lo prego di non scagliarsi cont ro di me che sono propr io innocente. Cenerentola si addormen t ò. La gent i le fata sua madr ina la quale le aveva una vol ta forni to le vesti e le scarpe t te per danzare nella festa data dal reuccio che voleva t rovar t ra le belle fanciul le inter- venu te la sua sposa, l ' aveva sempre se- gui ta, ec} ora conoscendo la causa del suo t ormen to era sorta vicino al serico let to e vent i lava sul vol to appassi to il velo magico di un delizioso sogno. — Al l 'alba levati ed ent ra nel tuo spo- gliatoio. Vi t roverai un cofano d ' oro nel quale è racchiuso il mio dono. Serrati nelle tue stanze e non usci rne sino a tan- to che non udrai le t r ombe d ' a r gen to an- nunziare il r i torno del tuo sposo. Tr ove- rai cibo e t u t to ciò che ti occorrerà : abbi fiducia in me come l ' avesti quando piccola ed oscura languivi nel cantuccio del tuo focolare. Un bacio lievissimo, e la fata scom- parve. L' a lba t ingeva di bianco l 'or izzonte quando Cenerentola si des tò. Obbedi ente al l ' ordine r icevuto nel sogno, chiuse a chiave la por ta delle sue camere ed en- trò nel lo spogliatoio. Meravigl ia! . .. un P (COLI àVYISI UTILI Centesimi 70 la parola ol i re la lassa erariale de l l ' I , 80 par cento LAMBRUSCO in dami g i ana spedi amo ovunque. Chiedete l i s t i no: P i s ani - Sas-' suolo (Modena). PER TUT TI SONO RACCOMANDABI- LISSIME le sane, f resche, pr e l i ba te spe- c i a l i tà RIPAMONTI : I ndu s t r ia del Dolce BORGOMANERO. Di e t ro vag l ia di li- re 32, r iceverete f r anco scatola gr 1000. CUS TATE IL TORRONE DE L LA NONNA a l imento tenero, prezioso, squisi to. As- saggio L. 5, diet ro vag l ia oppure f r an- cobolli. cofano d ' o ro brillava come un raggio di sole. La Regina alzò il coperchio. ,, e un ' onda di sangue le colorò il viso. Le ancelle picchiavano alle por te del- l ' appa r t amen t o. -— Apr i t e, regina! . .. voi volete mor i re e se il pr incipe t o r nando non vi t roverà viva farà uccidere tut t i. Apr i t e! Ma la donna, fedele alla consegna, non cedeva nè alle preghiere nè alle mi- nacce, e. tut ti s t up i vano nel sent i re la sua voce fesca e dolce come una polla sorgiva. Un a ma t t ina Cenerentola t rovò nel suo spogliatoio un vest i to di broccato azzur ro tut to stellato di di amant i, ed un paio di scarpine che sembr avano intessute di cielo. L ' an ima esul tò. Il r i torno del lo sposo era pross imo; glie lo annunz i ava il dono; glie lo assicurava il suo cuore. Al l 'opera o Regina! Gli specchi delle regali stanze non f u r ono mai t an to con- sul tati come in quella ma t t i na ta di sole, ed ecco ad un t r a t to echeggiar cento- squilli di t r omba . . ., poi lo scalpitio dei caval l i . .. e le grida dei guerrieri vi t to- riosi. Cenerentola si compr ime il cuore con le man i ne congiunte; la gola le pal- pita come le ali di una colomba inna- mor a t a. Il ponte levatoio si abbassa, i caval ieri sono ent rati nel castello, salgono l ' ampia scalea. . ., ella tut to ode e finalmente rie- sce ad apr i re la por ta della sua camera propr io in t empo per cadere nelle brac- cia dello sposo che la bacia e la guarda rapi to nella più dolce estasi. — Bel la. . ., sei più bella o mia regina! Ed anche le ancelle s tupi te ammi r a no quel vol to vel lutato come un rosso fiore, gli occhi splendent i, le labbra rosse ed il collo di giglio intorno al quale splende una collana di di amant i. * * * A ques to pun to una mano vigorosa t entò di togliermi il l ibrone per non far- mi leggere le ul t ime r ighe nelle quali è rivelato il segreto, ma io lottai con tut te le mie forze. Così io vinsi. La dolce madr ina aveva dona to a Cenerentola una serie di ricet- te, alambicchi, bossoli, e mater ie raris- sime e preziose con le quali ella aveva prepara to delle Cr eme Radiose che in po- co t empo avevano r idato alla, sua bellezza il pr imi t ivo splendore. La regina per tut ta la vita le adoperò, conse rvando in tal modo fino alla più es t rema vecchiezza un fascino prodigioso, ed in pun to di mor te volle che il cofano fosse con lei sepol to. Migliaia e migliaia di anni esso dormì nella umida oscuri tà della cripta regale, ma l ' uomo che non per nulla è cacciatore, riusci to a t rovare le ricet te, gli alambicchi ed il vecchio l ibrone, s ' im- padronì del segreto di Cenerentola per donare, con gli insuperabi li prodot ti To'Radia, la bellezza e la gioia a tut te le donne. ELISA ARMENI 282' *

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