LA CUCINA ITALIANA 1940

ddutcJiCÌUa in caia Merletti La moda si sbizzarrisce quest'anno con mille cianfrusaglie di pretto sapore ottocentesco: velluti, nastri, lustrini, e merletti d'ogni foggia e d'ogni colore. Generalmente quasi in ogni casa ci sono merletti, anche di pregio, sui quali il tempo ha lasciato la sua impronta e che potrebbero utilmente usarsi se si potesse ridar loro un poco della pri- mitiva freschezza. Ciò è facile a dirsi, ma a farsi è ben altra cosa, ci scrive una nostra assidua lettrice. Amica carissima, siete invece in er- rore, perchè con molta facilità si può ridare un'apparenza di nuovo a pizzi di merletto o di tulle se si segue la norma che vi diamo qui sotto. Basterà che stiriate leggermente i merletti e, ben piegati, li mettiate in un sacchetto di tela nuova che im- mergerete per un periodo di 24 ore in puro olio di oliva. Preparate una saponata ben calda, immergetevi il sacchetto per un quarto d'ora circa, indi risciacquatelo in acqua tiepida e finalmente in acqua legger- mente inamidata. Dopo tutto ciò ¡¿i stendono con cura i merletti per farli asciugare, I pizzi neri arrossati dal tempo sari bene piegarli in pacchetti fermati ai due capi e lasciarli per alcune ore in una so- luzione fredda di acqua ed aceto, nelle proporzioni di quattro cucchiai in mezzo litro d'acqua. Poi si risciacquano in ac- qua e caffè puro, e si stirano ancora umidi, tra due pezze di flanella. I merletti di tulle possono lavarsi im- mergendoli nell'acqua saponata senza sfregarti, ma comprimendoli leggermen- te con le mani. Meglio sarebbe avvolgerli su dì una bottiglia e ricoprirli con un pezzo di tela che si cuce. Allora si immerge la bottiglia per 24 ore in acqua saponata, ripetendo l'operazione più volte fino a che la saponata non rimarrà perfetta- mente pulita. Indi si mette la bottiglia in acqua limpida corrente ove si lascia fino à che i merletti non si siano libe- rati completamente dal sapone. Strizzate allora i merletti, passateli nell'acqua leg- germente gommata e metteteli ad asciu- gare fra due pannolini e, finalmente, stirateli, ancora umidi, fra due pezze di flanella. Il vecchio merletto ingiallito riacquisterà l'apparenza del nuovo e po- trà servire a guarnire elegantemente alla moda un vestito da pomeriggio o da sera. Scarpetta argentate Nonostante i tempi, vi è ancora chi balla. Le vostre scarpine di tessuto lami- nato hanno bisogno di essere rimesse un po' a posto se si vuole che non guasti- no tutto l'insieme della vostra toletta. Basterà far scaldare un po' di mi- dolla di' pane appena rafferma e passarla sul tessuto, togliendo via, con una spaz- zola, le briciole che vi sono rimaste at- taccate. Se volete potete anche pulirle, facen- do uso, assai parsimonioso, di una delle tante polveri che si trovano in commer- cio per lucidare l'argenteria. Le calze Un altro indumento su cui converge l'interesse di ogni brava massaia è quel- lo delle calze, che costano molto e du- rano assai poco. Per aumentare la loro resistenza e conservare un po' più a lunga la tinta primitiva, provate a risciacquarle con acqua leggermente tiepida contenente una forte dose di aceto di vino bianco. Cappelli di feltro I cappelli da uomo costano cari, men- tre è facile che si rendano presto quasi inservibili per quella macchia di grasso che apparisce sotto il nastro, nel punto dove il cappello viene in maggiore con- tatto con la cute. La brava sposina rimedierà all'incon- «MI STERO» Novelle di VIRGINIA OTT ' ' ' ' ' ' ' B H S I •Lfc Con questo volume di novelle Vir- ginia Ott — egregia collaboratrice della Cucina Italiana — ci dà un saggio delle sue possibilità di scrittrice geniale e raf- finata. Le vicende che essa narra in una forma impeccabile, con efficacia pura di ogni artificio, hanno, tutte, un con- tenuto di vita intensamente vissuta. Con evidenza realistica, ma con equo senso della misura, Fautrice traccia il profilo dei suoi personaggi, tra i quali la donna emerge come creatura di pas- sione e di sacrificio. Attendiamo con fiducia che Virginia Ott affermi in altre opere Parte che ha fatto di questo Mistero un lavoro di umano respiro. veniente sfregando circolarmente il cap- pello, compreso il nastro con un panno di seta bagnato in pochissimo olio e ri- petendo l'operazione due volte al giorno per il periodo di una settimana. Cottura di legumi Quando si debbono cuocere i legumi, la brava massaia si preoccupa del con- sumo del gas, perchè i legumi sono duri e richiedono un forte consumo di com- bustibile per raggiungere un buon grado di cottura. Le cause che contribuiscono a rendere duri' alla cottura i legumi sono parecchie. C'è la qualità che varia; c'è la colpa della siccità estiva che indurisce la pel- licola esterna; c'è infine la qualità del- l'acqua in cui si fanno cuocere. E' noto ad esempio che le acque dure, quelle di pozzo, ecc., per la quantità di calce che contengono in dissoluzione, non sono le più adatte per quest'uso. Si può rimediare all'inconveniente metten- do cenere di legna (quanto un uovo) in un pannolino stretto che si getta nella pentola e che si toglie dopo la cottura. Siffatto mezzo, oltre a far cuocere presto i legumi, contribuisce a migliorar- ne moltissimo il sapore. Provate e ne resterete pienamente soddisfatte. Terraglie rotte Quale argomento, in cucina, può es- sere più autarchico del modo di acco- modare economicamente e con facilità terraglie rotte? Le nostre brave massaie sanno bene che gli utensili di terraglia comune sono facili' a fendersi a contatto del fuoco e ciò le preoccupa, tanto più ora che com- prare utensili di ferro smaltato o di rame o di alluminio... non è opportuno. Eccovi un rimedio semplice e di poco dispendio. Mettete nell'utensile di ter- racotta da accomodare un cucchiaio o due di zucchero con un terzo di bic- chiere di acqua pura; ponetelo sulla fiamma viva é lasciate scorrere il liqui- do sciropposo sulla parte rotta. Lo zucchero sciolto passa facilmente attraverso la fenditura del vaso, e sotto l'azione del fuoco si carbonizza in un corpo duro e compatto ctie chiude inte- ramente la fessura. I tegami, casseruole, ecc., possono es- sere resi in tal modo ancora utilizza- bili per uso di cucina, perchè lo zucchero non dà alle vivande alcun sapore. L'eccedenza di liquido zuccherato può essere messa da parte per essere utiliz- zata in altra simile operazione. Come togliere dalle casseruole il deposito calcareo Riempite le casseruole con acqua mi- sta od aceto e lasciatele cosi piene per due o tre giorni. I pezzi di calcare si staccheranno subito per loro conto. ITALICA 59

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