LA CUCINA ITALIANA 1940
Domando a Rosetta: •' • — Come va Riccarduccio? Riccarduccio — un pupo di tre mesi — è il tesoro di una mammina che an- cora diciottenne con la quale Rosetta ha fatto amicizia. La mia vicina, che ha dietro di sè al- cuni anni di vita matrimoniale ed ha già allevato due bei figliuoli, è ormai una mater familias matura, capace «li servire di guida ad una mammina ine- sperta come Annamaria. Rosetta, infatti, con gli avvertimenti, i consigli ed un af- fettuoso interessamento rende più age- vole all'amica il compito di madre nu- trice: compito alquanto complesso per una giovane che è del tutto digiuna di nozioni di puericultura. Conscia della propria inesperienza, Anna Maria prova come un'apprensione continua e torturante il senso della re- sponsabilità verso la sua creatura. Teme di non essere capace di tutelare il te- soro che Dio le ha dato con quel pic- cino. E questo timore che per cause mi- nime — un piantino, un rigurgito di latte — si acuisce, è cosi assillante che per lei la maternità contiene più tor- mento che gioia. Fortunatamente Rosetta riesce spesso a sollevare la giovane madre dalle ansie e dalle sue paure. Ieri sera, per esempio, arrivando ad ora inconsueta in casa di Anna Maria, vi trovò lo sgomento. Il pupo strillava, e la mamma, non sapen- do come calmarlo, singhiozzava dispe- ratamente. Anche il padre, un giovanot- tone dall'anima di fanciullo, versava si- lenziose ma abbondanti lacrime. Prestata al pupo qualche piccola cura opportuna e calmata l'apprensione dei genitori, Rosetta riuscì a rasserenare l'ambiente. Ora mi dice che il pupo è calmo, che dorme e poppa, anzi che poppa troppo. La mamma pietosa, — e il caso è fre- quente assai! -— non sopporta i suoi pianti d'infante avido di latte. E, ap- COLEZ ELASTICEH per V E NE VAR I COSE ,. FLEB ITI, ecc. Nu?vo tipo perfetto. 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Ogni allusione diretta a quello che, in sostanza, è lo scopo del matrimo. nio — la venuta dei figli — sembrerebbe quasi un'offesa alla castità della fan- ciulla, attorno alla quale deve essere mantenuto, fino al dì delle nozze, un clima profumato di fiori d'arancio. Ma l'incanto della luna di miele non è ancora svanito, che si comincia a ri- volgere alla sposa una domanda in cui sembra espressa una speranza arcana! — Niente di nuovo? Il « primo pupo », ossia la vivente in- carnazione dell'amore di una coppia fe- lice, non deve farsi troppo attendere. Parenti, amici, conoscenti, sembrano an- siosi di spingere la giovane sposa verso il punto in cui essa dovrà cominciare a svolgere la missione che la natura e Dio, come donna, le hanno data: quella di esser madre. E spesso accade che a quel punto la giovane sposa arrivi impre- parata. E allora, se è, come Annamaria, lon- tana dai suoi, sola, di fronte a respon- sabilità nuove, e così gravi, eccola tur- bata, angustiata da timori assillanti, non perchè non sia compenetrata del- l'istinto e dei doveri della maternità: ma perchè quel compito è troppo arduo di fronte alla sua inesperienza. Provvedere al buon governo di un bambino, regolarne l'alimentazione af- finchè essa non difetti nè ecceda: vigi- larlo con calma risoluta per essere pron- te a difenderlo dalle insidie che minac- ciano la salute e l'esistenza dell'infante nel suo primo anno di vita: curarlo, quando è ammalato, nella maniera più conforme alle norme dell ' igiene; tutto ciò costituisce un complesso di attribu- zioni esorbitanti dalle possibilità di una mamma giovanissima che muove, senza una guida, senza un appoggio si- curo, i suoi primi passi nella via glo- riosa, ma così irta di ostacoli, della ma- ternità. Quando vedo una mammina poco più che adolescente che spinge dinanzi a sè una carrozzella in cui un fantolino dorme sotto i veli o sgambetta, provo per lei una tenerezza quasi struggente, mista di dolce pietà. Penso che, nell'improvvisarsi madre, essa ha dovuto apprendere tutta una scienza fatta di piccole cose; di cogni- zioni collegate fra loro logicamente e saldamente, come gli anelli di una ca- tena alla quale è assicurato il benessere della vita infantile. E poiché si annunzia che, per la ri for- ma fascista della scuola quella scienza è divenuta materia d'insegnamento nelle scuole inedie di primo o di secondo gra. do, noi veterane della maternità che ri- cordiamo, non senza tristezza, le incer- tezze e le ansie dalle quali — giusto a causa della nostra inesperienza — furo- no offuscate le nostre prime gioie di ma- dri, abbiamo accolto l'annunzio con sod- disfazione grande. Ci sorride, nell'animo, la visione di una schiera di allieve, che in veste di acerba giovinezza iniziano, dietro l ' i l- luminata guida della Scuola, la loro edu. cazione di madri. Non significa, no, tur- bare l'innocenza di una giovinetta, addi- tarle in piena luce di realtà, quale sarà il suo compito il giorno che potrà strin- gere fra le braccia una creatura sua, un piccolo essere fragile bisognoso di cure vigili ed intelligenti... Tutto ciò che le faranno apprendere nella scuola, sul modo di governare, curare, nutrire un fantolino, sarà il buon seme da cui esse ricaveranno il frutto domani, per la loro pace di mamme, per il benessere del- l'infanzia e per la prosperità della razza. FRIDA Roma • Corso Umberto, I • num. 300 p .p. (in prossimità di P. Venezia) - lei. 681 -219 Calzature - Abbigliamento P e l l e t t e r i a - Om b r e l l i • di Qxam. Moda. « 60
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