LA CUCINA ITALIANA 1941

® 1 Una volta la mia mamma, per dimo- strarmi quanto la felicità coniugale di- penda in gran parte dalla prudenza della donna e dal suo saper frenare Ja parlan- tina, mi raccontò una storiella che pro- babilmente è nota, e che è sempre ri- masta viva nella mia mente. Due vecchi contadini, sposi di antica data, avevano sempre vissuto con le ma- ni unite, per quanto la lingua della don- na sapesse tagliare e cucire a meraviglia. L'uomo, eroico asso di sopportazione, pur ingoiando fiele, aveva sempre ceduto per amor della pace; ma con l'andare degli anni, subentrando la consuetudine alla passione, pensava che la vecchia testarda avrebbe dovuto cedere almeno una vol- ta dopo tanto tempo di dispotica padro- nanza. Fisso nel suo pensiero, ed assaporando in cuor suo la soddisfazione di una ri- vincita, una sera, tornando a casa un pò- co alticcio, raccontò alla moglie che una certa loro comare e vicina di casa si era ferità gravemente con un coltello. — No —- rispose pronta la, moglie — con un paio di forbici si è ferita. -— Con un coltello! — replicò l'uo- mo guardandola di traverso. — Me lo hanno detto. — Avrai capito male -— riprese la moglie. — L'hai forse veduta? — No... l 'ho saputo. —• Anche a me lo hanno raccontato, e non capisco perchè le voci che sono giunte a te dovrebbero essere più esatte di quelle che ho raccolto io. Ti dico che Marta si è ferita con un coltello! — Con le forbici! Coltello e forbici; forbici e coltello... il contadino afferrò la moglie per le brac- cia e la scrollò come un alberello gio- vine. ;— Se tu insisterai ancora a dire « for- bici » ti calerò nel pozzo e ti ci lascerò per tutta la notte. La donna rise: — Se speri di spaventarmi con que- sta tUc> minaccia idiota, sbagli...; con le forbici ti ho detto... e lo ripeterò fin- ché mi resterà un filo di respiro. — Ah. .. si...? allora vedremo. Il vecchio era alticcio, e la provoca- zione accese ancor più quella sopita sua voglia di avere una volta almeno nella vita la gioia di dire l'ultima parola in una discussione. Detto fatto, afferrata la donna (eh' era piccola ed esile) come un fastello di sterpi, le legò alla cintura la corda del pozzo e cominciò a calar- la giù, lentissimamente. —- Coltello o forbici? — chiese spor- gendosi dall'orifizio. Dopo alcuni istanti: — Forbici! — rispose la voce stizzo- sa della vecchia. La carrucola stridette ancora — Coltello o forbici? — Forbici! _ La voce era lontana e velata. — Coltello? — No... forbici... forbici. La carrucola cantò di nuovo. L'acqua era arrivata alla cintura. — Ebbene? — Sempre ia stessa idea...: te l'ho detto; fino a tanto che mi rimarrà un fi- lo di respiro. — E allora vedremo! La corda rotolò... la testa della vecchia scomparve, ma la sua mano ossuta affio- rando alla superficie dell'acqua, con l'in- dice ed il medio divaricati il più possi- bile, si agitava dimostrando mimicamente al marito che « forbici » erano e forbici sarebbero state. Così il contadino tirò su la vecchia e comprese che la lingua di certe donne e la loro ostinazione non hanno paura neanche della Nemica su- prema: la Morte. Per quanto tremenda mi fosse sempre apparsa la prova alla quale il contadino volle sottoporre la sua troppo loquace meta, oggi, leggendo di un caso avvenu- to tra due sposi che vivono in un paesello dei Balcani, penso che il pover' uomo avrebbe assaporato la gioia di una rivin- cita se avesse agito come il nuovo eroe di cui si occupa la cronaca. Due sposi per I primi quattro anni di matrimonio vissero in perfetto accordo, ma un brut- to giorno, in seguito forse ad un ecces- so di parlantina litigiosa della sposa il marito giurò di non rivolgerle mai più la parola. E così fu. J| silenzio dura da trenta anni. Tutti gli altri doveri vengo- no scrupolosamente compiuti...; ben set- te figliuoli sono venuti al mondo, ma il silenzio regna sovrano. L' amore indubbiamente esiste altri- menti quella fioritura di figliuoli non avrebbe veduto la luce, e una volta o I altra I uomo o la donna avrebbero di- sertato per sempre il tetto coniugale di- venuto, per il giuramento fatto, più noio so e monotono di una giornata senza sole. Ma forse lo sposo avrà riflettuto- « Se io seguiterò ad intavolare discussioni con la mia donna, che mi piace ed alla qua- le voglio bene, o dovrei sempre cedere e la mia autorità si ridurrebbe a zero, o dovrei frenare la sua parlantina cori mezzi energici che finirebbero per mu- tare in cenere il fuoco del l 'affetto che deve invece essere alimentato; perchè il benessere e la pace, fondamentali basi sulle quali deve elevarsi l 'edificio fami- liare, durino. Ed allora... si lenzio». | pri- mi giorni tale imposizione gli sarà sem- brata durai, poi mano a mano i non lievi vantaggi procurati dal nuovo stato di cose gli avranno fatto tanto apprezzare la somma saggezza della sua ispirazione da non volerla abbandonare mai più. Così nel silenzio la vita per trenta anni si è svolta- la nidiata cresciuta nel mistero del giu- rato patto avrà appreso che anche ta- cendo ci si può comprendere... amare e compatire molto di più che nella sinfo- nia spesso turbinosa di discussioni le qua- li quasi sempre lasciano in fondo all'ani- ma un poco di veleno. Tanto il primo quanto il secondo esem- pio dovrebbero essere maestri di vita La donna deve sempre controllare sè stes- sa frenando la lingua anche nei momenti m cu, ella crede di avere tutte le ragioni del mondo. Una, raffica violenta ed irre- frenabile di parole non produrrà mai l 'ef- fetto di placare lo sdegno o di convince re, mentre l'umiltà di un silenzio' illu- minato dalla dolcezza del sorriso fugherà • come il sole, ogni nebbia. E la oramai matura consorte che vive nel piccolo paese balcanico, durante le lunghe pause di solitudine ripensando alla sua impenitente loquacità di un gior- no, sentirà nell'anima la nostalgia di quelle paroline che lo sposo le sussurra- va ne, momenti più intimi dell'amore ed a le quali oramai un giuramento ha pre- cluso ogni varco. Attenzione... quindi o giovani spose..., c hè anche a voi non piombi sul capo la terribile calamità. ELISA ARMENI ATHOS GASTONE BANTI, Direttone FANNY DINI, Condirettrice e gerente Stab. Grafico F. CapWottl . R 0 m a Avete dei lavandini da sgorgare ? USATE IL _ BREVET TATO S K o r l a l d n°d' ^ À ? ' 0 , d i R e c a r e le tubaz i on i, di- « c Z s a n i t a r i ' P m / e t t a l a v a n d i n i ' ^ v a b i , bagn i , appa- n^ f ' o r i ^ z io v e r a a n d o v ^ a n n 0 0 i l * i n t r odo t ti ot t er re te la s o P . r a u n i t ro d i acqua bol l ente, l a " p u h t u r a Pe r f e t ta di qua l unque tubaz ione. . viwciiLuimue tuoazione. 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