LA CUCINA ITALIANA 1941
è Econoami anceh nel camop dei tessiil Di fronte alla guerra la donna italiana ha risposto con disciplinato fervore al- l'appello della Patria, sia per quel che riguarda la partecipazione alla resisten- za interna, e la collaborazione solidale e fervorosa in ogni campo, sia per ciò che concerne l'alimentazione e il do. vere di operare, in questo importantissi- mo settore della vita nazionale, con pie- na consapevolezza delle necessità della Patria. Ora l 'attenzione di noi donne, e il no- stro senso di civismo e di patriottismo, son chiamati verso il problema dei tes- sili. Le contingenze attuali hanno impo- sto, in quasi tutti i segmenti delle at- tività industriali e commerciali, una ve- ra e propria economia di guerra, volta al coordinamento delle varie energie al fine di eliminare tutti j possibili fatto- ri di sprechi e di dispersioni; queste con- tingenze non possono non far sentire la loro voce imperativa anche nel settore dell'abbigliamento. E se a questi imperativi gli industria- li hanno disciplinatamente risposto, è ne- cessario, perchè il resultato sia quale tutti desideriamo, che a sua volta il pub- blico e soprattutto il pubblico femmini- le si adegui alle necessità che si sono determinate, limitando il consumo dei tessuti allo stretto necessario. Da una statistica abbastanza recente risulta che gli italiani spendono, per il solo abbigliamento, dieci miliardi di lire all'anno. Pensate quanto in questo cam- po si può fare per evitare sprechi ri- solventisi in danno al Paese! Le buone massaie, e sono la grandissima maggio- ranza delle nostre donne, conoscono be- nissimo la via da seguire per ottenere una giusta, intelligente, oculata econo- mia anche in questo settore; ma al- l'atto pratico, per una quantità di ragio- ni (abitudinarismo e quindi diffidenza, mancanza di iniziativa, imperfetta cono- scenza dei nuovi « tipi » da scegliere ed altre) molti dei buoni propositi riman- gono troppo spessó allo stato di inten- zione. Per evitare appunto tentenna- menti, disorientamenti, paure ingiustifi- cate ecc., la Corporazione dell'Abbiglia- mento ha emanato alcune norme che pre- cisano appunto le voci da prendere in considerazione per poter mettere in im- mediata p-atica questa nuova forma di economia. I n prevalenza, com'è naturale, le nor- me riguardano noi donne. In primo luo- go, il criterio da adottarsi per l'impie- go dei, tessuti. Esclusione dei tessuti di lana o misti di lana per la confezione degli abiti estivi femminili, che dovran- no essere invece confezionati con tes- suti lavabili. E non saremo proprio noi a lamentarcene: in estate non si sogna certo di aumentare il caldo, appesanten- doci con abiti di lana che saranno riser- vati, com'è naturale, per le stagioni più fredde. In secondo luogo, abolizione de- gli abiti da' sera lunghi, degli strascichi (anche nei modelli da sposa) e — se Dio vuole! -— del pantalone lungo. E qui mi fermo un istante per inviare un « bene » proprio col cuore al compi- latore della « no rma ». Il pantalone lun- go, con buona grazia delle poche, per fortuna, esibizioniste, non è necessario, ed è brutto. Le donne che han necessità di usare la bicicletta han mille foggie da seguire senza bisogno di ricorrere a quel brutto scimmiottamento che toglie a chi l'indossa ogni delicatezza e ogni gra- zia —• è una moda d'importazione e costituisce un assurdo ed inutile con- sumo di tessuti. Se certe matrone che abbiamo visto infagottate nei pantaloni sapessero come eran ridicole... Pocphe, come si vede, pochissime n- dicazioni. non, ripetiamo, per convince- re la donna ad una più stretta economia, ma per facilitarle il compito; ed a que- sto scopo, molto provvidamente, l 'Ente della Moda provvederà stagionalmente ad indicare gruppi di colori che essendo alla base di tutta la produzione nazionale so- no di sicuro impiego anche per quanto riguarda la scelta degli accessori. Per. quanto si riferisce all'abbiglia- mento maschile, valgono, nel complesso, le stesse norme: Sostituzione di abiti di stoffa lava- bile a quelli confezionati con lana; ado- zione di giacche ad un solo petto, pos- sibilmente soppressione del panciotto e. per i giovanetti, calzoni corti e giacche senza risvolti. A queste « voci» basiliari occor- re aggiungerne altre due che a loro vol- ta costituiscono due punti di notevole HA CUCINA ITALIANA D I R E T T O R E ATHOS GASTONE SANTI ANNO XII G I U G N O N . 6 1 9 4 1 - X I X Abbonamen to annuo L. 8.30 Estero L. 15 Un num. et. 80 - Ar ret rato L. 1 Camb i amen to d' indi r izzo L. 1 Inserzioni L. 4 al mi l l imetro oltre la tassa erar i a le de l l ' I . 80 per cento e imposta sul leent rate Di rezione e Ammini s t raz i one: V I A C A S S I O D O R O, 15 - R O MA Tel. 360 . 935 - C. C. P. 1/26060 importanza: i cappelli di feltro per si- gnora e i calzettoni e calzerotti di lana. _ Per i cappelli di feltro sarebbe consi- gliabile una limitazione almeno durante la stagione -estiva. Tale limitazione ol- tre a permettere la utilizzazione delle fibre così risparmiate per la fabbricazio- ne dei tessuti invernali, favorirebbe la messa in valore della nostra paglia e di altri nostri numerosi materiali autarchi- ci; per i calzettoni e i, calzerotti di la- na, quanto si doveva dire è stato già detto. E' forse opportuno qui ricordare che la stessa Corporazione dell'Abbigliamen- to, sempre allo scopo, di venire incon- tro alle nostre giuste preoccupazioni cir- ca il trattamento di pulitura e di smac- chiatura dei capi di vestiario e per eli- minare le cause più comuni di spreco, indica l'opuscolo « Per la conservazione dei tessuti » edito a cura dell 'Ente della Moda e dell 'Ente del Tessile Nazionale, opuscolo che rappresenta una vera guida e che dovrebbe servire come riferimento- base per la cura razionale dei vari tipi di stoffe. Riassumendo, la disciplina del consu- mo è effettivamente limitata alle forme di spreco evidente e, come quelle per la lana, alle norme che seguono un logico concetto stagionale. Ora sarebbe strano, molto strano se da qualcuna almeno delle amiche lettri- ci non mi venisse lanciata, magari con trepida voce: — ... E la moda? — Oh! la nostra implacabile vecchia e sempre giovane dominatrice e tiranna! — Ma — vorrei rispondere — che cosa c'entra la moda con l'economia? E l'industriosità intelligente dei nostri ar- tisti? E la nostra propria intelligenza ope- rosa? E il nostro criterio? e il nostro buon gusto? Si può essere pacchiane co- perte di seriche vesti ed essere elegan- tissime con quattro petali di rosa... Niente paura, mie care lettrici: le nostre sarte sapranno sempre creare abiti gra- ziosi, confezioni di gran pregio e pi u modeste, che continuando a testimoniare dalla nostra continua ascesa in questo specialissimo settore potranno soddisfa- re ogni nostro desiderio... E poi, perchè noi, donne italiane, non si dovrebbe par- tecipare a questo nuovo combattimento che è soprattutto un « nostro » com- battimento? Perchè non tentiamo di creare da poi i nostri tipi elegantemente economici, italianamente geniali? Pensate alla soddisfazione di poter dire ad una amica che vi invidia un abito indovinato: — E' mio! mio nella concezione della linea; mio nella scelta della stoffa, n e ' gusto del colore... Sarà un passatempo, un divertimen- to... e potrà essere oltre che un aiuto non disprezzabile, la riprova della nostra multiforme indispensabile collaborazione. L. BUON' 122
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