LA CUCINA ITALIANA 1941
Sono in ritardo sulla data fissata per inviare al giornale la solita collabora- zione; ma non ho colpa. In questa at- mosfera di guerra e di vittoria, che si fa sempre più vibrante, che circuisce tut- ti, è impossibile fermarci a stilare ri- cette, o a risolvere problemi di cucina, per quanto utilissimi e necessari. Credo debba capitare a voi pure, quando la sera, finita la lettura dei gior- nali, vi raccogliete, di sentir alitare ver- so di voi figure gigantesche di eroi, di eroi i cui fatti sublimi si conoscono, - fi- gure emergenti su le coorti innumere- voli che hanno allargato i confini delia Patria e vinto tanti nemici e compiuto tante azioni gloriose: ci sentiamo pic- cine piccine e ci sembra che nessun sa- crificio nostro potrebbe pagare il debi- to di gratitudine, potrebbe eguagliare i sacrifici e la potenza combattiva di que- sti valorosi, che nel nome d' I tal ia, su la terra, nei cieli e sui mari, afferma- no l 'acciaio col quale è temprata la no- stra razza. Sotto la severa, sincera, concisa for- ma dei comunicat i, quale massa di va- lori umani noi vi sentiamo, e quale sen- so di sicurezza nella vittoria finale ce ne viene! La stanza silenziosa si popo- la allora di fraterni volti che chiedono: « Che cosa hai fatto oggi per noi?... Noi sì abbiam fatto, abbiamo lottato aspra- mente, abbiamo donato anche la vita, perchè l ' I tal ia sia grande ». E ci ripe- t iamo sommessamente: « che cosa feci 10 oggi per Loro? ». L' indumento di lana che abbiamo fatto ed offerto, trasfon- dendovi tutto il calore del nostro cuo- re, perchè riscaldasse l'ignoto combatten- te, ci sembra una ben esigua offerta, ormai. Quante altre cose possiamo fare e donare, in piena comunione spirituale! Possiamo lavorare, raccogliere denaro; raccogliere forze di lavoro: offrire, noi, 11 compenso, a coloro cui le condizioni fi- Al FRONTE nanziarie non permettono di lavorare gratuitamente per la grande causa. Beate coloro che possono molto, per- chè molto possono donare. Ma chi meno può, non deve scoraggiarsi; è la goccia sul ma-re e nulla può superare l ' intima gioia di offrire un nostro, sia pur pic- colo, sacrificio personale. Una volta di meno al cinematografo; l 'offerta di una sosta dal pasticcere trasformata in obo- lo per lai lana ai soldati; la rinuncia dei dolci domenical i; rinunciare alla compe- ra di calze o di guanti: far servire an- cora quelli già usati, ecco delle offerte meritorie: piccoli sacrifici doverosi. La Nazione è in armi: la donna non può mancare al suo posto di combatti- mento: sia contribuendo alla resistenza morale, sia dando attività seria, offerta con semplicità, nella sostituzione degli assenti, sia operando per creare le mi- glio i condizioni materiali e spirituali per chi parte e per chi resta. Non la deprimente malinconia 0 la piagnucolosa compassione, di cui nean- che il feri to sa cosa farsi: ma la com- prensione. la serietà di vita, questo « essi » chiedono e questo dobbiamo dare. Chi più avvicina il popolo ne ammira la istintiva bontà; ma sente che esso vede e giudica, e desidera in « tutte » le donne serietà e comprensione. E' uni compito, il nostro, privo di eroi- smi manifesti, benché mol te donne rima- ste ferme coraggiosamente al loro posto sieno morte eroicamente, vi t t ime del l ' in- sidia nemica. Ma anche nel le oscure con- tingenze della vita fami l iare nel fronte interno possiamo e dobbiamo fare bene il nostro dovere, che è .importantissimo. La limitazione dei combustibi l i; la li- mitazione imposta dalle tessere e dagli inevitabili disguidi nelle ripartizioni, le « file » ai negozi, sono certo degli in- convenienti. Ma sono poi cosi gravi, se li mettiamo a confronto coi sacrifici dei combattenti? Non mi sembra. Il Duce, nella severa sincerità del suo stile in- confondibile, ci ha annunciato maggio- ri restrizioni ancora. E noi sapremo su- pe are anche quelle, industriandoci per- chè esse si avvertano il meno possibile; sapendo tacere e collaborando a stronca- re le notizie disfattiste o le forme ten- denziose per sentimentalità errata. Dob- biamo neutral izzare i disfattisti che se- minano subdolamente il veleno sfruttan- do gli affetti e le ansie delle donne: dobbiamo reagire alla propagazione di voci incontrollate, e opporre alle chiac- chiere spesso tendenziose il più sereno, il più indistruttibile ottimismo. Siamo, dunque, fiduciose: e silenzio- samente evitiamo ogni spreco; siamo in- dustriose nella vita domestica, sfruttiamo ogni possibilità, col t iviamo il piccolo orto fami l iare, se c 'è: cerchiamo se è possi- bile di alleviare il problema dell 'alimen- tazione carnea iniziando in giardino il piccolo pollaio domestico o la conigliera. Se non si può, occupiamoci perchè i ri- fiuti uti l izzabi li della nostra cucina va- dano a chi può tenere animali da cortile. Sarà anche quello un contribuire al pro- blema. Non preoccupiamoci solo del ri- sparmio: cerchiamo di produrre e di far produrre. Nel l 'ambi to modesto dell'eco- nomia domestica la casa è un microco- smo: quel lo che noi faremo in casa no- stra, moltipl icato per un milione, per die- ci milioni di case di famiglie di massaie, rappresenterà un contributo essenziale alla resistenza del Paese e perciò alla vit- toria definitiva della Patria. ZIA AMAALI Armonia e grazia nel lavoro delle donne italiane: un gruppo di filatrici di lana d'angora in uno stabilimento umbro ; lavorando e producendo dimosfrerefe il secolo ventesimo é il secolo dello pofenza . e della gloria del lavoro I I I Di , v 123
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