LA CUCINA ITALIANA 1941
A l l e s o g l i « a d i e s l a t e Ben venga maggio, e il gonfalon selvaggio... P A S C O L I Questo articolo sul maggio m'ero ri- promessa di scriverlo nell'aprile. Ma fa- ceva un freddo birbone, e l'ho rimanda- to di giorno in giorno, sempre dicendo- mi: — Domani arriverà. Poi il maggio è arrivato (sul calenda- rio) ma ha seguitato a piovere a tirar vento e a far fresco come prima. Mo- rale: ne abbiamo già 15, stiamo prepa- rando il fascicolo di giugno, ma se do- vessimo dire che ci par proprio d'essere in piena primavera, anzi sul limitare del- l'estate, diremmo una bugia. Eppure, le rose ci sono. E' con le rose che maggio denuncia la sua presenza, anche se la primavera quest'anno fa capolino caprioc- ciosetta e ritrosa come una fanciulla la quale per la prima volta si affacci tre- pidante alla soglia dell'amore. E allora via... le spoglie uggiose del- l ' inverno! Che noia vedercele ancora in- torno ostinate e tenaci come certe erbe parassite che si affacciano nonostante lo strappo energico della mano che vuol di- vellerle dalla terra. Ma se Dio vuole il sole verrà, radio- so come la gioia, e tutte le finestre si spalancheranno nel cielo per far entrare nelle case il soffio di vento profumato che carezzando il volto penetrerà nei pol- moni i quali lo berranno avidamente co- me un balsamo. I cassoni di legno foderati di zinco aprono la loro bocca: avida. Giù... co- perte di lana e piumini, maglie soffici e vesticciuole di flanella, calze e panni di lana! Nelle stanze già vola qualche farfalletta grigia. Attenzione! Tut to ciò che le casse ingoiano, diverrà nido e quindi pasto dell'insetto irt cui si trasfor- merà tra poco la apparentemente inno- centissima farfalla. Tut to dovrà essere lavato, battuto, spazzolato e tenuto, almeno per una una giornata, al buon sole nemico di ogni cosa infetta, e quindi riposto nelle cas- se foderate di carta. Non bisogna dimen- ticare di spargere naftalina in polvere od a palline tra le pieghe delle coperte. Con tali cautele, tutti gli indumenti amici dell ' inverno e tanto cari quando il fred- do punge, si conserveranno in perfetto ordine, e noi li ritroveremo intatti quan- do verranno tolti dalla loro custodia nella staigione del gelo. Scomparse le vestigia invernali, una folle ebrietà di vita sembra animare crea- ture e cose. La solerte massaia intende 126 tinte vivaci ed armoniose; un vaso so- briamente dipinto, un quadretto in cui una scena campestre ci faccia alitare in volto il delizioso profumo delle erbe aro- matiche, od una vela sulla tranquilla az- zurrità del mare ci culli' nell'armonia si- lente delle canzoni marinare. E non di- menticare mai un angoletto fresco e gaio in cui l 'uomo possa trovare tutto ciò che occorre alla pace della, sua siesta. Nulla di più è necessario alla felicità della Casa Lieta, della casa che si pre- para a cantare, l'estate intrecciando dan- ze con una lieta brigata di fanciulli lin- di e profumati nei cui occhi brilli tutto il sole e nell'anima tutta la ricchezza del mondo. La bella stagione non. vuole altro; essa spazia, nel cielo, senza veli e fragrante come i cespi delle rose che dalle siepi, dai giardini e dai terrazzi schiudono il prezioso scrigno delle loro corolle per adorare la Regina dei Cieli la quale dal suo Trono benedice le case ove l'amo- re regna ed il lavoro prega elevando il suo incenso, come un voto, nello spazio infinito. ELIAS ARMIEN illuminare la sua casa., ringiovanirla, e alacremente rovista in ogni angolo per- chè nessun granello di polvere vi si an- nidi per il " comodo rifugio delle tarme alle quali occorre fare guerra senza quar- tiere. Battere materassi e cuscini; smac- chiare gli abiti, perchè l'insetto in ogni • gora di unto troverà cibo per i suoi na- scituri. La pompetta del fl it dovrà in- tensamente lavorare in questo periodo di rinascita; farfalle, uova e larve ca- dranno sotto le stille micidiali. Debellate le insidie, i battenti si spa- lancano alla gioia e le preparano un ri- cevimento degno. Pochi tocchi amorosi e sapienti daranno anche alla, casa più modesta apparenza festosa ed attraente. Fiori alle finestre e qualche stelo nei vasi di terraglia e di cristallo! Ogni co- rolla sorriderà come una bocca amante e la festa dei colori, come la tenue soa- vità del profumo, accenderà nei cuo- ri la frizzante letizia che zampilla nelle canzoni di Calendimaggio. Sui tavoli un centrino od una tova- glietta eseguite all 'uncinetto, umile, ma pur prezioso lavoro di mani care e be- nedette. Qualche tappetino ricamato a
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