LA CUCINA ITALIANA 1941
' Le questioni da risolvere sono siate due : ^ p primo, dare alla donna di casa un buon estratto a base vegetale, sano, econo- i^f^ 'mico, iine. Occorre sempre in cucina! W i n i ^ f ^ Preparare un buon brodino, aggiungere -un pò di condimento al la minestra, dare m a g g i o r e f r a g r a n za ad un intingolo ! Secondo, preparare un pro- dotto di fiducia italiano, che non man- casse mai e mai limitato nella vendita. La Comp. Italiana Liebig ha risolto da tempo questi due problemi. - " VE6ED0R" è proprio quel lo che oggi ci vuo l e! E S T H A T TO COMPOSTO CONC ENT RATO A B A S E V E G E T A LE i r COMP. ITALIANA LIEBIG S .A. MILANO bottiglie in cantina, colla testa in giù, oppure distese. Così preparate, le conser- ve si mantengono per dei mesi. Se poi volete assolutamente far la marmellata con lo zucchero, e non lo avete, e invece avete la frutta, e teme- te che aspettando di aver lo zucchero la frutta fermenti, inacidisca, 'vada a male, ricorrete al sistema usato dalle grandi industrie per costituirsi le riser- ve da preparare a comodo. Si mettono in vasi le frutta crude, ta- gliate a; spicchi, ben intassate: riempito il vaso, vi si aggiunge un po' d'acqua, si tura. Si pongono i recipienti nella cal- daia a cuocere e sterilizzare ad un tem- po. Occorrono 15 minuti di bollitura per le fragole ed' i lamponi; 20 per le ci- liege; 45 per le prugne, albicocche e pe- sche; un'orai per le pere - e mele. Dopo ciò chiudere con ceralacca e mettere in cantina. Si conservano cosi" ottimamen- te... in attesa di maggiori disponibilità zuccherine. Grazie per i 3 abbonamenti alla « Do- menica ». V i ho fatto mandare un pic- colo necessario da lavoro, della « Cuci- na Italiana », e un grosso tubo di cre- ma « To-Radia ». A B B . PUGL I E S E. — Che cos'è il « quarto d'ora di Rabelais »? E' , di soli- to, quel quarto d'ora diffici le che passa chi, in un albergo o in una trattoria, non ha denari per pagare il conto. L'origine della frase è la seguente: Rabelais, auto- re di « Gargantua » e « Pantagruel », era stato mandato a Roma dal re France- sco I di Francia. Era il 1548. Nel viag- gio di ritorno, ai Lione, lo scrittore non aveva più soldi per proseguire il viaggio. Il conto alla locanda era grosso: l'alber- gatore minacciava grossi guai. La situa- zione era quindi delle più critiche. Rai- belais allora pose bene in vista, nella sua camera, alcune cartine che recavano scritto: « Ve l e no per il R e » , « Ve l e no per la Regina », « Ve l eno per il Delfi- n o » ; e usci. Avver t i to dalla cameriera di quel che c'era in camera del viaggiatore, l'oste corse subito alla polizia. Acciuffato, Ra- belais confessò il proposito di distrugge- re tutta la famiglia reale. Incatenato e sotto buona scorta fu tradotto a Parigi. Quando Francesco I seppe che un gran- de del inquente era stato arrestato, che si proponeva di far piazza pulita di tut- ta la famiglia reale, volle vedere l'assas- sino. Rabelais gli raccontò l'allegra tro- vata. Il Re rise. I gendarmi lionesi che credevano di aver fatto un cosi grosso colpo, ritornarono scornati nella loro cit- tà. Tut ta Parigi commentò al legramente la geniale macchinazione del beffardo scrittore, che aveva trovato modo di viaggiare gratis e sotto ottima scorta. Da allora... S I E NA M I FÉ' . — Speriamo però che, se dovrai andare in Maremma, tu sia più fortunata della Pia. L ' ho letta, la ri- cetta pubblicata in quella rivista, e mi par buona: ma non l 'ho esperimentata. Ad ogni modo la riproduco qui, così qualche abbonata potrà provarla se vuo- le. Si tratta di un piatto unico: passato di fagioli con trippa. Si cuociono i fa- giuoli messi a bagno dalla sera avant i: dopo un'ora e mezzo si passano, e il passato si unisce a! loro brodo di cozio- ne, dove si è versato un cucchiaino di estratto vegetale. A parte si fa cuocere la trippa con carote, sedano, cipolla e po- modori, il tutto a pezzi. Anche per la trippa occorre un'ora e mezza di cot- tura. Si unisce poi tutto insieme, si fa bollire per un quarto d'ora, e si versa su fette di pane abbrustolito. Formag- gio grattugiato in abbondanza. Dev'es- sere una pietanza buona, sana, e suffi- cientemente nutritiva. Naturalmente poi occorrerà qualche latticino fresco, o un po' di frutta. Per il vostro bambino, se è anemico, vi suggerisco di fare qualche volta delle palline di fegato. Raschiate del fegato crudo: mischiatelo a pane grattugiato, un tuorlo d'uovo, un bianco d'uovo battuto a neve, e fatene delle pallottoline grandi come una nocciola. Quando il brodo bol- le, deponeteci con garbo, mediante un cucchiaio, queste pallottoline, e lasciate che siano appena sbollentate. Poi toglie- tele e servitele al piccolo con formaggio grattato. Grazie per l 'abbonamento. M A R I A N U T I N I , Livorno. — Ormai avrete visto, nei fascicoli precedenti, che cosa occorre per rendere morbide le pel- li di coniglio, dopo averle conciate: un pochino di pazienza, un coltellino mol- to affi lato, e raschiare e spiegazzare e stazzonare f inché la pelle non sia ridi- venuta morbida. Sono lieta che la no- stra rivista vi piaccia. Scusate il ritardo. OM B R E T T A. — Non crescono molto, i vostri conigli, perchè voi date loro appunto un pastone « b en co t t o», e quindi in parte avitaminizzato. I coni- gli non hanno bisogno di quella roba. Da- te loro erbai di prato, foglie di cavolo, tor^i di mela, un po' di crusca asciut- ta, o appena appena inumidita: fate lo- ro, con delle listerelle di legno, una pic- cola mangiatoia, in modo che possano 8
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=