LA CUCINA ITALIANA 1941

"L'UOMO DALLA FORCA» ossia l'inglese che adoperava Se la C U C I NA I T A L I ANA, che séguita ad essere, nono- stante le limitazioni e le difficoltà a cui è sottoposto il mondo intero, la vostra amica fedele e la vostra consigliera volenterosa, non vi è dispiaciuta finora, voi avete un solo mezzo per dimostrarci praticamente la vostra simpatia e la vostra benevolenza: procurateci delle nuove abbonate. Coi prezzi attuali della carta, degli inchiostri da stampa, e di tutti i servizi in genere, non c'è, nè nelle nazioni bel- ligeranti, nè in quelle ancor rimaste fuori del conflitto, un'al- tra rivista che costi quello che costa l'abbonamento a 12 fa- scicoli della C U C I NA anche se siamo stati costretti a portarlo a l O lire: ma occorre che ci venga in aiuto l'amicizia ope- rante delle nostre care abbonate: occorre che ciascuna di esse divenga una nostra preziosa propagandista. Raccogliete gli abbonamenti nel campo delle vostre co- noscenze, e inviate le quote alla nostra Amministrazione: noi vi dimostreremo P R A T I C AME N TE la nostra riconoscenza. Se le vostre amiche abitano lontano da voi, offrite loro in dono un abbonamento alla CUC I NA: dieci lire sono cosi pic- cola spesa che sopportarla vi sarà di piccolissimo aggravio. E se neanche questo vi è possibile fare, mandateci l'indirizzo di queste vostre amiche lontane: noi spediremo loro un fa- scicolo di saggio, perchè veggano di quale utilità può essere ad esse una pubblicazione come la nostra. L' importante è che vi mettiate subito al lavoro: senza aspettare la fine dell'anno, periodo di grande confusione per l'arrivo in massa di adesioni e di rinnovi che avrebbero po- tuto giungere più ordinatamente prima: d'altronde, noi of- friremo in dono alle nuove abbonate, di cui la quota ci sia giunta prima di dicembre, l 'ultimo fascicolo del 1941, men- tre faremo in modo che per il S. Natale voi possiate rice- vere il premio che avrete meritato con la vostra cortese pre- mura nei confronti della CUC I NA I T A L I ANA. Abbonamento per 12 mesi: L. 10. Cumulativo col G I ORNA LE DELLA DOME N I CA, lette- rario illustrato diretto da Athos Castone Banti, L. 31. Versamenti nel conto corrente postale 1/26060 Roma, oppure vaglia all 'Amministrazione dei nostri periodici, Via Cassiodoro, 15 - Roma. Un inglese di passaggio da Venezia verso il 1500 fu fortemente impressio- nato dal fatto che. in talune famiglie e da qualche raffinato della mensa, si usa- va a tavola una specie di forca a due denti che sostituiva quei naturali e sem- plici organi prensili che madre natura ha fornito a tutti gli uomini. Si impressio- nò talmente della cosa, Mister Tommaso Coryahe che, tornato a Londra, ostentò in pubblico l'uso di questo strano ed inutile strumento comparso a Venezia fin nei primi decenni dell'anno 1000. L' in- felice e sfortunate Doge Domenico Sil- vio aveva sposato una principessa che amava servirsi di una forchetta d'oro. Ma la cosa non attaccò. Il nuovo strumento venne giudicato addirittura con orrore e non fu rimesso in onore che cinque se- coli dopo, quando anche Venezia parve matura per l'uso di questo maledetto og- getto che andava inutilmente ad ingom- brare e complicare le ricche imbandigio- ni già cariche di vassoi caraffe ciotole di ogni genere e dimensione. Ma nonostante queste difficoltà l'uso si generalizzò ed entrò nelle abitudini del buon ceto veneziano. Per questo, Mi- ster .Tommaso credè di far colpo. Ma mal gliene incolse, chè fu investito dal ri- dicolo sollevato verso di lui da tutte le parti. E quando non seppero far altro gli inglesi lo bollarono con l'appellativo « l'uomo della forca », mentre tutti se- guitarono a mangiare elegantemente con le dita beffeggiando colui che, cocciuto, seguitò a far uso della « forca » a due denti guadagnando timidi proseliti e sem- pre più cocenti beffe. Le quali, bisogna convenirne, trovavano alimento dal goffo uso che se ne faceva specie nel ceto mi- litare. dagli inconvenienti che ne deri- vavano, dalle... difficoltà acrobatiche che i volonterosi neofiti dovevano superare a favola la forchetta per portare le vivande dal piatto alla bocca senza farle cadere sui vestiti ed imbrattarsi clamorosamente fra risa e di- leggi di coloro che — furbi — seguita- vano ad adoperare le duttilissime dita. Passò così un altro secolo e mezzo e la « forca » fu completamente dimenti- cata sino a che Re Sole, nel fulgore lu- ILÀY C U C I L A Il I A\ IL II AY INA\ D I R E T T O R E ATHOS GASTONE BANTI ANNO XII N. 11 N O V E M B R E 1941 - XX Abbonamento annuo . L. 10 Esfero L. 15 Un num. L. 1 - Arretrato L. 1.20 Cambiamento d'indirizzo L. 1 Inserzioni L. 4 al millimetro oltre la tassa erariale del l ' I .80 percento e imposta sulle entrate Direzione e Amministrazione: VIA CAS S I ODORO, 15 - ROMA Tel. 360.935 - C. C. P. 1/26060 minoso della sua Reggia, cominciò ad usare la forchetta d'oro. Forchetta d'orol Ma alla corte i commensali usavano la- varsi le mani in presenza degli altri, an- che se non ce ne fosse stato bisogno, affinchè i commensali non potessero pen- sare che quelle mani destinate ad affon- da rsi nei comuni vassoi non fossero state perfettamente pulite. Forchetta d'oro alla Corte del Re Sole, ma fuori, nobili e non nòbili, .seguitava- no a ficcar le mani nelle salsiere e nelle coppe a cercar un pezzo di pollo o nelle massicce insalatiere a scegliersi una fo- glia di lattuga! Stando così le cose la re- gina Cristina non si sarebbe dovuta ma- ravigliare gran che vedendo a Compiè- gne le mani della Sovrana tanto unte da non potervi trovare traccia alcuna di feminea bellezza, nè, altri, si sarebbe dovuto scandalizzare se il Cancelliere Segnier mangiava abitualmente con le mani più sudicie del mondo! Nelle più illustri case di Francia sino al secolo X V I I I non si metteva mai una morchetta per ogni invitato, chè chi ne aveva l'abitudine... se la doveva portare dai sè. Da sè, nella tasca del panciotto o mandata da un servo pochi minuti prima del pranzo: e la onorevole consuetudine vigeva anche nel periodo della Rivoluzio- ne Francese se il galateo del tempo pre- scriveva di asciugare sempre il proprio cucchiaio quando si doveva prendere qualche cosa in un piatto comune. Del resto uno o due secoli fa cia- scuno poteva assaggiare una vivanda con il cucchiaio immerso nella scodella cen- trale. Ma. la buona creanza esigeva che prima di rimetterlo a posto, lo si... pu- lisse e asciugasse con la propria salvietta! La buona creanza... IOLANDA. 230

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