LA CUCINA ITALIANA 1941

"SALUTE DALLA TERRA MEDICINE INSOSPETTATE I mesi di ottobre e novembre hanno la spiccata caratteristica di un'attività sen- za confronti. Il lavoro ferve; tutta la ter- ra freme di vitalità feconda; ogni ener- gia si anima ritemprata dall'aria frizzan- te che carezzando, sprona. Ma questi me- si rappresentano anche U cambiamento di stagione, e come si sente la necessità di mutar d'abiti^ per poter venire incontro alle variazioni della temperatura, cosi è urgente preparare l'organismo alle even- tuali sorprese, non certo piacevoli, che l 'autunno può recare. E' veramente ne- cessario che le energie umane, lé quali dovranno prodigarsi senza risparmio e senza soste per un lungo periodo, si rin- novino scacciando dall'organismo tutte le impurità che per mesi e mesi si sono accumulate in esso. Anche le persone sa- ne debbono essere previdenti se vogliono conservare il dono della salute. Il male è un subdolo nemico che lavora nell'om- 1 bra pronto a ghermire, proprio quando meno ce lo aspettiamo. Esso si annida ovunque; i suoi assalti sono improvvisi, insospettati, pericolosi: quindi noi dob- biamo armarci per poter resistere alla sua violenza e combatterlo vigorosamen- te. Il nostro organismo, per quanto sano, è sempre indebolito dal lavoro, e qual- che volta anche da una vita disordinata. In tali condizioni quale resistenza po- trebbe esso opporre ad ogni eventuale attacco del nemico? Ed allora occorre sa- lutare l'autunno pensando a rinnovarsi seriamente ridando al nostro sangue vi- gore e purezza, in modo che da forte possa resistere alle insidie che covano, sorde e nemiche. Molti si lamentano, ad ogni cambiar di stagione, di pustolette che, oltre a procurar noia e dolore, nuoc- ciono all'estetica rendendo le persone che ne sono affl itte irascibili e malinconiche. Quante giovanette e signore si ram- maricano di questo inconveniente nemi- co giurato della bellezza! Di chi la col- pa?... Del sangue, la cui impurità si ri- vela nelle malattie della pelle. E' noto come l'ottimo funzionamento degli orga- ni; la piena efficienza dei tessuti; la perfetta espulsione di tutte le sostanze nocive all'organismo umano; il sano equi- librio.della vitalità, dipendano esclusiva- mente dal sangue, il quale per operare in maniera perfetta, deve essere puro. Mol te cure depurative e di stagione sono consigliate in questi casi. Innume- revoli specialità esistono quasi tutte di effetto problematico ma sempre costose e quindi non accessibili ad ogni borsa. Ma vi è una sentenza di Sirach, la quale dice: « Il Signore fa crescere le medicine sulla terra, ed il savio non le disprezza ». Osserviamo gli animali. Quando essi si sentono afflitti da qualche male, ricer- cano tra le erbe proprio quelle verso cui l'istinto della conservazione li spinge, e divorandole ne provano sollievo. Fin dai tempi più remoti si conosceva il potere salutare delle erbe, e perfino nella biblio- teca dell'antichissima Ninive, in alcune tavole sonò incise alcune ricette ed il nome di piante medicinali.. Ed allora... cerchiamo di rivolgere la nostra attenzio- ne ai prodotti della terra distillando da essi i farmachi mediante i-quali, con un minimo di spesa, noi potremo ritrarre i vantaggi più indiscutbil. Nella vostra fa- miglia esiste un soggetto spesso mala- ticcio, dal viso pallido o deturpato da foruncoli od erpete? Ebbene, ricercate per lui I '« Al l ium ursinum » ( 1) , prezio- sissima pianta la quale a»ma l'ombra delle siepi e degli alberi nel cui mistero rigo- gliosamente cresce offrendo all 'uomo la sua salutare messe dal marzo al giugno, mese in cui muore malinconicamente se nessuno l'ha colta col proposito di valer- si delle sue virtù altamente medicamen- tose. Infatti, servendola cóme insalata o triturandola finemente per poi aggiun- gerla alla minestra in brodo, essa purifi- cherà l'organismo espellendo tutte le so- stanze dannose o malate. Al tri depurativi del sangue efficacissi- mi, sono forniti dal « Lamium » il cui tè, ottenuto con una ebollizione di 10 o Anguille marinate Per il solito in famiglia si fa la ma- rinata a pesci fritti avanzati a tavola o a pesci di qualità inferiore. Ma le anguil- le marinate, ossia « carpionate », che si trovano in commercio,. specie verso Na- tale, non vengono fritte prima della ma- rinata, bensì arrostite allo spiedo. Una massaia può benissimo arrostirle in for- no; l'esito sarà ugualmente buono. Fac- cia così la nostra massaia: prenda una bella anguilla, supponiamo di un chilo- grammo, la sventri accuratamente, ma non la .spelli, poi le tagli la testa, la co- da, la lavi ben bene, e ne faccia sei o sette pezzi. Metta questi pezzi in una teglia con pochissimo olio, sale, pepe, due fogline di alloro, e faccia cupcere il tutto in forno per un'oretta. Quando i pezzi dell'anguilla sono cotti li levi, li tenga per pochi istanti a sgocciolare sopra un panno pulito, quindi li rac- colga in un tegame di terra dal fondo piatto in modo che rimangano stretti l'uno all'altro. Ora metta al fuoco due bicchieri di aceto con due foglie di al- loro, due spicchi d'aglio, sale, pepe, qual- che grano di pepe, qualche chiodo di ga- rofano, e se Grede due foglioline di ro- smarino. Faccia bollire tutto assieme per un minuto o due, e poi rovesci la ma- rinata nella terrina. Cuopra il recipiente e lasci stare l'anguilla in fusione per tre o quattro giorni, rivoltandone i pezzi', di tanto in tanto, affinchè possano incorpo- rare l'aceto da tutte le parti. — ^ — — — a — — — — ATHOS CASTONE BANTI, Direttore FANNY DINI, Condirettrice e gerente Stab. Grafico F. Capriotti - Roma 15 minuti, risulta eccellente, e dall '« Ar- noglossa », la quale, dopo essere stata es- siccata-, si deve far bollire insieme ad al- cune coccole di ginepro e foglioline del- la stessa pianta per circa tre ore. L' in- fuso viene filtrato, poi fatto di nuovo bollire, aggiungendovi una dose sufficien- te di zucchero, per altre due ore. Una volta freddo, questo sciroppo si pone in bottiglie che occorre conservare in luo- go fresco, e deve essere bevuto spesso durante il giorno, ma specialmente a di- giuno. Nel preparare l'infuso occorre re- golarsi poiché esso non si mantiene a lungo. Però se alcuno non conoscesse tali piante o gli riuscisse difficile ii procurar- sene, rivolga la sua attenzione all 'anice verde («pimpinel la an i s um» ), così co- mune ovunque. La> virtù medicinale di questa pianta risiede nella radice che si deve tagliare a fettoline sottilissime le quali fatte prima seccare e quindi maci- nate danno una fine polvere che va be- vuta con acqua, vino, orzo o latte. L'ef- fetto di questa radice è uno dei più ener- gici tanto è capace di espellere dagli in- testini, dai polmoni e dalla trachea tutte le sostanze impure che producono suppu- razioni od intossicazioni varie, ed ha an- che il potere di dissolvere e far sparire catarri polmonari o localizzati nell'inte- stino. Avreste mai immaginato che la tanto deprecata ortica dalla quale uomini e bestie rifuggono con sacro terrore, ab- bia potere altamente detersiyo dello sto- maco e dell'intestino? Eppure questa è la verità; ed infatti se noi abbiamo biso- gno di una pulizia radicale di tali orga- ni e facciamo bollire foglie di ortica con coccole di ginepro, arnoglossa e timo, sor- bendo spesso, durante il giorno, questo infuso ben caldo, non tarderemo a verifi- carne il prodigioso effetto. Ed ora cantiamo l'elogio della men- tuccia dall'aromatico profumo, che tut- te le massaie conoscono e che con tanto piacere adoperano in cucina. Anche quest'umile pianta che cresce nei prati, ha il potere di eliminare, con il suo infuso, le sostanze dannose che si accumulano nel nostro organismo, quanto quello di espellere i gas tanto fa- stidiosi e nocivi. Raccoglietela quindi senza risparmio e l'apprezzerete mag-- giormente, ora ohe ne conoscete anche la virtù medicamentosa. Non sarà superfluo aggiungere come una o due tazzine di questo tè di ec- cezione saranno anche gradite al palato nonché all 'olfatto delicatamente solleti- cato da quell'odore silvestre che vi ram- menterà gioconde gite estive nella cam- pagna fiorita, -canti lieti sotto il "cielo terso, ed anche qualche parolina tenera sospirata in sordina mentre il tramonto incendiava l'orizzonte ELISA ARMENI (\) Vedi nota a « Salute dalla terra » del numero precedente. 248

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