LA CUCINA ITALIANA 1941

IL « P R E M I O D E L LA N O T T E DI N À T A L E » La sagra delle domestiche Sette giornalisti fra ì più brillanti d'Italia hanno condotto un'inchiesta per conto del grande industriale An- gelo Motta, che ha istituito a Mila- no il « Premio della notte di Na- tale » destinato a compensare atti di bontà, di solidarietà, di abnegazione. Il risidtatn di questa indagine è stato pubblicato in un volume che, setto il titolo « Sette giornalisti cer- cano la bontà •>, costituisce il più bel monumento che si possa elevare al cuore umano. Ecco qualcuno de- gli episodi narrati nel libro uscito in questi giorni. Rosa Amalia Squarzoni, fu Luigi, nata a Sant 'Ambrogio Valpolicella il 28 feb- braio 1885, per ben 37 anni diede prova d'abnegazione e d'altruismo, con sacrifi- cio della propria persona. Nel 1902 venne a Verona, presso una ricca famiglia, in qualità di domestica. Ma se questa è stata dapprima la sua mansione, ben presto la mutò in quella della sostenitrice della famiglia stessa, la quale per causa di ma- lattie e di rovesci di fortuna, si era ri- dotta alla miseria. Nel 1902 la famiglia si componeva di cinque fratelli : due maschi e tre femmi- ne. Dopo qualche anno morì la signora più anziana, e questa, al letto di morte, fece promettere alla domestica che non avrebbe abbandonato la famiglia. Mori- rono in seguito anche i due fratelli, e rimasero quindi solo le due signore, vec- chie, ammalate, povere. I bisogni erano senza numero e nessun mezzo esisteva per soccorrerle. Oltre a ciò erano rimasti debiti da soddisfare ed incombeva conti- nuo il tormento dello sfratto perchè i padroni non avevano più potuto pagare la pigione. Inutile dire che la Squarzoni, dopo qualche anno di servizio in tali condi- zioni, non percepiva più alcun compenso. Fu allora (nel 1915) che la Squarzoni risolse di affrontare qualunque sacrifizio, pur di salvare la situazione. Si cercò un servizio ad ore e, tornando a casa la sera, lavorava fino a tarda ora di cucito, in modo da provvedere con le sue mani alle necessità della vita. Intanto una delle signore si ammalò, rimanendo a letto sette mesi. Morì nel 1927. L'altra, l'ultima rimasta, si ammalò pure l 'anno dopo e la domestica se l'eb- be inferma sulle spalle per undici anni. Divise allora la sua vita fra il servizio, che continuava a prestare a ore. la ri- chiesta di soccorsi a persone conoscenti e le cure all ' inferma, la quale morì a 83 anni, due inverni or sono. Non vi pare di sperdervi, come in una terribile caverna, dove a una voce ri- sponde un'altra voce, e poi un'altra e un'altra ancor più lontana e tremenda: 'un inseguirsi di cose sempre più cupe e misteriose, dove per davvero la mente si spaura? Pensate che questa storia autentica è la storia di tutta una vita. Quarant'anni di resistenza; una povera donna entrata come domestica presso una ricca famiglia, che a poco a poco delibera di mescolare il proprio destino a questi destini, che uno dopo l 'altro soccombono. Alla fine dell'opera sua è sola, vec- chissima, superstite di cinque tragedie, che ha tentato di consolare. Si est tibi servus fiidelis, sìt tibi quasi anima tua. Questo caso non può neppur chiamarsi un caso eccezionale. E ' sul limite di as- surdo e di favola, dove tante altre serve sono arrivate coi lora scialletti neri sulle spalle e le povere scarpe scalcagnate. * # * Vi ve nel Comune di Cerano d'Intelvi certa Zanotta Clara fu Giuseppe, di anni 78, che malgrado la grave età, presta ancora servizio come domestica presso la famiglia di certo dottor Spinelli, dalla quale è stata assunta all'età di 18 anni. E fin qui, all'infuori di un atto di lunga fedeltà, nulla vi sarebbe da rilevare. Il fatto che devesi far risultare — e che dimostra di quanto spirito di sacri- ficio e di bontà sono capaci anche gli umili cuori — è che nel 1928 il dottor Spinelli si ammala gravemente e la fa- miglia Spinelli, anzi ormai l'unica figlia Spinelli, poiché di due altri figli emigrati all'estero non ha più notizia — si accorge che le condizioni finanziarie sono ridotte ad un vero disastro e che essa non di- spone di nessun mezzo per fronteggiare le spese di malattia. La Zanotta Clara, che già da diverso tempo non percepisce più alcun salario, per sostenere le spese della malattia e per il normale andamento della casa mette a disposizione della fa- miglia Spinelli i suoi modesti risparmi, unitamente a quelli che le erano perve- nuti in eredità da sua madre. Venuto a morte il dottor Spinelli, la fedele domestica non abbandona la figlia del dottore, che è sempre malaticcia e inabile a qualsiasi lavoro proficuo; ma continua a prestare il suo servizio senza pretendere un soldo di salario, e poiché le condizioni finanziarie lasciate dal dott. Spinelli sono disastrose, la Zanotta deve provvedere anche al mantenimento della figlia Spinelli, ed a ciò ha poi sempre provveduto per circa venti anni, sia la- vorando qualche campo, sia prestando la sua opera presso terzi, dimodoché alla Spinelli, fino a poco tempo f a, non è mai venuto meno il necessario. Ora però le condizioni di salute della domestica,, anche in considerazione della sua età, vanno peggiorando e la situa- zione di queste due povere donne si fa ogni giorno più precaria ed è prevedibile che dovranno fare appello alle pubbli- che Istituzioni. Giovanna Leonardi di Faenza, fedelis- sima domestica, ha dedicato essa pu- re l'intera sua vita per il bene dei suoi padroni, che da una florida agia- tezza si ridussero a poco a poco alla più squallida miseria, aiutati soltanto da lei, che presta servizio presso altre famiglie, per portar loro il contributo del suo la- voro. Ma c'è di più: una nota veramente di senso minaccioso ed arcano, come l'ombra dell 'Antico Testamento. I suoi padroni ebbero la sventura di perdere otto figli, in piena giovinezza, colpiti da morbo in- guaribile, ed essa, con affetto devoto, li ha visti spirare tutti nelle sue braccia. Veramente questa semplice rievocazione ha qualche cosa di biblico: questa po- vera donna, che da sola assiste, umile e sgomenta, all'abbattersi di una specie di fato sterminatore sopra una disgrazia- tissima famiglia. Questi casi, che ho ricordato, si di- rebbe precipitino verso un epilogo tra- gico e le figure delle domestiche sem- brano quelle meste figure di personaggi superstiti, in certe tragedie, che con- templano, come inebetiti, massacri e car- neficine. La loro presenza in queste vi- cende persecutorie pare una glorificazio- ne dell'umiltà, come se — all'infuori di ogni pompa e di ogni bene terreno — per assistere e quasi mescolarsi ai de- creti di un severa provvidenza, non fosse ritenuta degna che la vita anonima di una povera serva. Altre volte la lotta, che queste povere donne combattono, ha impegni più u- mani e terreni; ha perfino buone spe- ranze di successo, tanto può la forza dello spirito contro ogni sorta di avver- sità. ENZO FERRIERI S I A T E P R E V I D E N T I ! ! ! tenendo sempre in casa qualche scatola di combustibile solido di sicurezza M E T A in tavolette. Sostituisce anche il gas nei periodi di eventuale sospensione. — P r e s s o i g r anai Hagazsini ed il Vost ro Or ogh i e re — 14

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