LA CUCINA ITALIANA 1941

prezzemolo tr i to, cipol la prev iamente sof- f r i t ta e sale a suf f i ceinza. Quindi lo f r iggo nel burro ( 1 ) . Piemontesina ( 1 ) Ma con quale sistema raccogl ie- te questo sangue? La pastiera napoletana Per l 'Abbonata 75566 di Comi so: Il grano per la classica pastiera va pre- parato così, che a dire il vero è il più sempl ice, più gustoso e più prat ico modo di quanti ne ho provat i: Per una torta che vada in una tegl ia da 30 cm. 10 met to a bagno 1 50 gr. di grano « te- nero » ( i l grano, come è noto, è di due qual i tà: « d u r o » e « t e n a r o » ) p e r ' d ue giorni, cambi ando l ' acqua 3-4 vol te al giorno. A l terzo giorno met to a bol l ire det to grano spugnato con una bella cuc- chiaiata di st rut to casal ingo (quanto una grossa noce) e tanta acqua quanta ne occorre perchè restì coperto il grano. Si fa bol l ire a fuoco lento per 5 -6 ore ba- dando, quando l 'acqua sta per prosciugar- si , di versarne altra bol lente, che terre- mo a scaldare sulla stessa pentola in un rec ipiente sovrapposto. Il grano così trat- tato deve risultare collóso: ogni chicco deve mostrare il suo interno grosso e gonf io. Dopo di che si unisce agli al- tri ingredienti della imbot t i tura, e tro- vo superf luo spiegare in c he. consista questa, dato c he si è domandato sol tanto 11 t rat tamento del grano. Nel caso però che si volesse conosce- re l ' intera ricetta sono a disposizione. « El le e Bi » Mosto cotto Per l ' abbonato di Chi eti (chissà se co- nosce una mia zia Super iora a Ch i e t i ?) ecco la r icetta del mosto o v ino dolce cot- to. Si prende del mosto sgorgato dal l 'uva pr ima di pigiarla, si cola at traverso una tela che faccia passare il l iquido. Que- sta operazione è necessaria, perchè il mosto può tenere con se f rammenti di terra. Quindi si passa il mosto nel la cal- daia O nel le ca l da i e ,e con un fuoco assai lento si restr inge ad uni terzo il l iquido. Quando il decotto è abbastanza concen- trato, si togl ie ancora caldo dal la caldaia. E ' ot t imo così, ma volendo si aggiunge del lo zucchero per renderlo più dolce. Carpignano Salent ino Conigli e polli A l l e massaie che hanno una conigl ie- ra indico un r imedio empi r ico, ma quan- to mai ef f icace, contro una malat t ia mol- to faci le a propagarsi fra i conigl i: la rogna. La prima cosa da fare quando si pre- sentano i sintomi del male, è di isolare il conigl io ammalato. Prendere poi della ruta ( la fet ida ruta) e pestarla in un mortaio, f ino a che non sia ridotta in poltigl ia. Inzuppare in questa specie di unguento un batuf folo di cotone idrofi- lo, e passarlo più vol te al giorno sulla parte amma l a ta della bestia, fasciandola, poi. se è possibile. Questo r imedio serve anche per i gat- ti e per i cani. Quando i polli hanno la bolla in gola, ecco come bisogna curar l i: Anz i t u t to met tere una trent ina di goccie di t intura di ¡odio o un cucchiai- no di zol fo nel l ' acqua del rec ipiente in Il vostro avvenire? Domandatelo a l l ' A S T RO L OCO del « Giornale della Domenica » : leggete oggi una copia di quel giornale e sa- prete cosa occorre fare per conosce- re, gratis, il proprio dest ino e avere, in dono' compl etamente gratui to, un tal ismano-portafortuna con l ' o r o- scopo. cui bevono i polli. Ogni mat t ino, prende- re le gal l ine, una alla vo l t a; con l ' aiuto di qualcuno, apr i re loro ¡1 becco e spennel- larle in gola con un po' di cotone idro- fi lo avvol to intorno ad uno stecco, e ba- gnato in una soluzione di jodio e nitra- to d' argento a l l ' uno per mi l le. Ripetu- ta questa operazione per parecchie mat- t ine, si ot t iene la guar igione completa. Margher i ta Pel legr ini Ot t. Conserva di fichi L ' abbonata Cina Novi ha chiesto la ri- cet ta della conserva di f i chi : io sono l ieta d' insegnargl iela assicurandola che col se- guente procedimento si ot t iene una con- serva ot t ima e che si conserva a lungo. Prendete una buona quant i tà di f ichi, dot tat i, verdini, insomma del la qual i tà che credete, purché siano ben matur i, dolcissimi. Sbucciatel i, pesatel i, passate- li alla macchinet ta e met teteli in un re- cipiente di terragl ia, aggiungendovi lo zucchero in ragione di 850 grammi ogni chi logrammo di f ichi. Mi sch i a te bene zucchero e f ichi e lasciate tut to in ri- poso per 12 ore: dopo le quali fate cuo- cere il composto in una casseruola di terragl ia. Quando la consèrva avrà preso un colore bruno, aggiungete una presa di acido sal ici l ico ( c i rca 10 g r ammi ) . Fate dare l ' ul t imo bol lore e sistemate la con- serva ancora tiepida nei vasetti di vetro. Quando sarà fredda, copr i tela con una carta oleata bagnata nel l 'alcole. Sul lo stesso argomento I' abbonato V i t tor io TiDaldi ci manda questa sua ri- cet ta diversa: Pel ate dei t ichi (possibi lmente bianchi e piccol i, quel li col la goccia che si rac- colgono in set tembre ) , pesate tanto zuc- chero quanto la metà del peso dei f i chi. Versate lo zucchero in una casseruola di terra, aggiungete poca acqua, da mezzo a un bicchiere, secondo la quant i tà del lo zucchero, me t t e te a fuoco e quando lo zucche, o sarà ben sciolto, aggiungete la polpa dei f ichi, un pizzi cò di cannel la in polvere, oppure una cart ina di vanigl ina. Fate bol l ire non t roppo\for te per 15-20 minut i, mescolando di cont inuo con un cucchiaio di legno. Leva te dal fuoco, ver- sate in vaset ti di vetro, lasciate raffred- dare, cospargete ogni vaset to di un sot- ti l issimo strato di alcole puro e chiudete ermet i camente con paraf f ina. ® S S Ma ecco che la abbonata Nel la Chec- chi da Fratta Magg i ore ci manda una ri- cet ta più economica. Qui lo zucchero sarebbe in gran par- t e sost i tui to dal fuoco. Essa dice infat t i: Si sbucciano, si met tono a cuocere con 100 gr. di zucchero per ogni chi logram- mo di f ichi. Il segreto per evi tare che la marmel lata avvizzisca è tut to nel la den- si tà: se si dispone di un forno è megl io, dopo fattoi la marmel lata, f inir di pro- sciugarla in forno. Quando è quasi fred- da, e messa in vaso, vi si versa sopra un pochino di rhum. L ' impor t ante è che sia soda e ben tirata (e per ciò scura) al tr i- menti succede. .. quel lo che è successo al la abbonata a cui rispondo. Cima ripiena alla genovese Procuratevi della « c ima » in quant i tà proporzionata al numero del le persone che dovranno mangiar la. Fate poi uno stracotto di carne macinata aggiungendo- vi piselli e carciofi in scatola, un po' di cervel lo e di animel la. Quando la carne e il resto saranno fredde, mischiatevi un uovo intero e del formaggio grattugia- to; poi r i empi te la cima, met tendo nel mezzo del ripieno un uovo sodo. Cuc i te la cima e cucinatela, sia in umido, sia lessa, e servi tela con un contorno di ver- dura. Un par t i colare pret tamente folklo- ristico. A Genova, quando ad un macel- laio v i ene ordinata la c ima, egli pensa da sè ad aggiungere ad essa quanto oc- corre per il ripieno, cioè: carne, cervel lo, animel la. s s Lisciva in polvere Per l 'abbonata che desiderava la ricet- ta della l isciva: Mescol ando i sottosegnati art icoli si ha un ' ot t ima l isciva: carbonato di soda Solvay gr. 3 0 0 ; borace gr. 2 5 ; iposolfito di sodio gr. 30 ; cloruro d ' ammonio gram- mi 30. Per ogni l itro di acqua s' impie- gano 85 grammi di detta lisciva. Le pro- porzioni si possono natura lmente aumen- tare a piacere. Giuseppina Francia SIAET PREVIDENTI!! ! tenendo sempre in casa qualche scatola di com- bustibile solido di sicurezza HI E T A in tavolette. Sostituisce anche il gas nei periodi di eventuale sospensione Presso i grandi Magazzini ed il Vostro Droghiere 87

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