LA CUCINA ITALIANA 1942
n a 9 f 9 In ogni ceto, in ogni strato sociale, c'è sempre il momento in cui si sente che il denaro che si ha a propria disposizione non basta. .. Poche sono a questo mondo le persone contente dei loro stato finan- ziario. Possibile dunque che nessuno sia completamente felice? Possibile che quello che a taluni sembra tanto, per altri sia pochissimo? Possibile che nes- suno sappia contentarsi del proprio stato? Si sa che non c'è niente di più noioso al mondo, specialmente per una donna, del dover continuamente fare dei conti; niente è più difficoltoso del trovarsi alle prese con calcoli interminabili, alla l'i- cerca di un equilibrio, talvolta impos- sibile a raggiungere. Ma dopo tutto, i casi nella vita sono due : o essere sec- cate prima di spendere o esserlo dopo aver speso: il che in genere è assai grave! Un tale aveva mese per mese una certa somma a disposizione: dal primo al quindici del mese faceva il signore: invitava, spendeva, fumava sigarette di lusso... Dal quindici al venti, fumava sigarette di poco costo, non invitava più nessuno; dal venti al ventisette, non lo si vedeva più uscir di casa e fumava le popolari, dal ventotto al trenta pagava i debiti. Quando le persone che gli erano affezionate avevano provato a farlo ragio- nare e capire che, spendendo un poco meno sregolatamente, avrebbe potuto fare a meno di chiedere denari in prestito, dopo il venti del mese, e fumare sempre lo stesso tipo di sigarette senza variare dal lusso al popolare, rispondeva : « Non posso essere sempre alle prese con l'arit- metica! ». E non capiva che facendo come faceva si rendeva la vita impossibile. Sa- per amministrare il proprio, piccolo o grande, patrimonio significa essere domi- natori dell'aritmetica invece che dominati da questa. Molti, molti anni or sono, quando uno stipendio di 60 lire al mese equivaleva a quello di 1200 lire attuali, (che oggi è uno stipendio medio di moltissime per- sone), una signora aveva trovato que- sto sistema. Quando il marito le portava a casa le 60 lire dello stipendio le divi- deva: 30 pezzi da un lira, 10 da due lire, 2 da cinque lire = a 60 lire. Faceva delle buste, in ognuna delle quali met- teva 7 pezzi da una lira; ne risultavano quattro. Una busta alla settimana per il vitto. Altra busta con le due lire ser- viva per il fitto di casa. Era un modo semplicista di fare i calcoli preventivi. Ma col suo sistema non aveva mai un debito e la sua casa funzionava a mera- viglia mentre nessuno mancava di niente. Il caso contrario è avvenuto invece per un ricchissimo signore che aveva una rendita, prima della guerra, di centinaia di migliaia di lire annue. Case aperte, do- mestici senza fine, spese di ogni genere da parte di tutta la famigl ia: mai un conto, mai un limite... Dopo pochi anni le rendite non bastavano più. Intaccò il capitale; mori in stato di fallimento e carico di debiti. Non si può vivere senza contare. Le più grandi fortune non resistono a questo sistema. Figuratevi le piccole! Non c'è esempio di ricchezza capace di sopportare il disordine e la mancanza di metodo. II potere « togliersi ogni capriccio ». non è di questo mondo, perchè tanto più si ha, tanto più si vorrebbe. C'è chi sogna un panfilo proprio, con equipaggio e servi- tori, c'è chi vuole quaranta vestiti di un grande sarto, quell'altra che sogna col- lane di smeraldi e quello che vuol viag- giare il mondo, in compagnia di amici e servitori. Ebbene : non saranno con- tenti nemmeno quando avranno avuto tutto, perchè non c'è nessuno che potrà dire di avere i quaranta vestiti che va- dano tutti bene, e anche se fosse, man- cherebbe' qualche altra cosa. I servitori di quell'altro, non lo serviranno mai abbastanza, e l'ospitalità agli amici, non regolata, creerà spese enormi. La vecchia signora con le sue buste di monetine era certo più tranquilla e felice di tanti re del denaro, che si com- plicano la vita e sarebbero assai più felici se sapessero contare. Bisogna farsi una regola e sapere quel- lo che si può spendere. La piccola noia di oggi può evitare la grande angoscia di domani; e per quanto denaro abbiate, contate! Perchè non c'è grande fortuna che non possa arrivare alla fine! Per una donna sola, che disponesse di mille lire nette al mese di stipendio, al netto delle ritenute d'ufficio, — " e ce ne sono moltissime, di donne impiegate, che hanno presso a poco questa disponi- bilità — ecco un programma-tipo che potrebbe essere seguito da altre donne nello stesso caso : Tasse personali lire 12; affitto lire 200; gaz e luce lire 40; vitto lire 450; spese diverse lire 35; vestiario lire 100; parruc- chiere lire 20; profumeria-farmacia lire 8; vacanze e divertimenti lire 80; mezzi di trasporto lire 33. Totale lire 978. (Non mi dite che con 100 lire non si fa un vestito perchè lo so: io vi risponderei che tutti i mesi non si fanno vestiti). Rimangono così 264 lire all'anno per Istitutrice settentrionale, colta, trentottenne insegnamento elementare com pleto, sorveglianza classi supe riori, lingua francese, cerca po sto casa signorile primo ottobre Qualsiasi città o provincia Italia centrale e settentrionale. Specificare località, numero bambini e classe. Scrivere: R. A . B. Istitutrice presso la « Cucina Italiana », Via Cassiodoro, 15 - Roma. gli imprevisti. Nel le spese diverse ho considerato: giornali, libri, francobolli, fiori, mancie, ecc. Naturalmente si do- vrebbe accantonare ogni mese quello che si deve pagare in rate semestrali, o, come appunto i viaggi, una volta all'anno. Si capisce che con queste povere mille lire non si potrà fare la vita dei cresi, ma non si mancherà di nulla. In caso di spe se imprevedute, occorre sacrificare qual- che cosa a beneficio dell'impreveduto. Se si spenderà di più per una cosa, limitarsi in un'altra. Solo così si terrà l'equilibrio. E con l'equilibrio la felicità o almeno la tranquillità. RINA SIMONETTA I O L I ELL ' ESPERT UN OTT IMO TÈ E C O N OM I CO Preparare dalla sera avanti un infuso di origano (un pizzico per ogni tazza di acqua) e tre o quattro grani di anice. Dopo il primo bollore levare dal fuoco e lasciare l ' infusione fino all'indomani così come sta. La mattina seguente si fa bol- lire un'altra volta, e si sarà ottenuto un ottimo té economico. La seconda bolli- tura si può fare insieme col latte. SOTT'ACETI DI N U O VO GENERE Le bucce degli aranci, di limoni, e dei cedri si possono benissimo utilizzare, ta- gliate a liste di mezzo centimetro, ponen- dole in un barattolo di vetro con aceto, qualche rametto di origano e rosmarino, delle cipolline, e dischetti di carote gial- le. Possibilmente aggiungere qualche chiodo di garofano e grano, di pepe. È un ottimo ingrediente per insalate. Qua- lora non si voglia o si possa adoperare l'aceto, si può lasciar macerare queste bucce nell'acqua salata. In questo caso, prima di mangiarle, occorre lavarle bene in acqua corrente, per liberarle della sa- lamoia. F ORMAGG IO E C O N OM I CO Se riuscite ad avere della ricotta, per ogni etto spremetevi il sugo di mezzo li- mone, aggiungendo due cucchiaini di sa- le, due cucchiai di olio, un pizzico di pe- pe. Poi lavorate il tutto con la lama di un coltello. Con la crema che ne risulterà si può spalmare il pane come si fa col burro : se si vuole che duri ancora, si rimesta di nuovo unendovi qualche goc- cia di olio e sugo di limone. IN SOSTITUZIONE DEL S A PONE Un'acqua igienica e detersiva per la- vare mani e volto si ottiene mettendo la sera in una catinella la quantità di acqua necessaria, e spremendovi mezzo limone. La buccia va lasciata entro la catinella. La mattina dopo l'acqua sarà profumata dell'essenza che contiene la corteccia, e conterrà Tacito citrico del li- mone, adatto come antisettico e rinfre- scante. Si possono usare nello stesso mo- do le bucce degli aranci e dei mandarini. E. B . 1 1 8 .
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