LA CUCINA ITALIANA 1942

Per riparai rs dla fredod Ripararsi dal freddo, specialmente nei paesi dell ' Italia settentrionale, è una delle preoccupazioni necessarie, quest'anno in cui il riscaldamento è cominciato dopo i primi di dicembre e deve durare soltanto nove ore al giorno. Nel meridionale, e anche nel centro d' Ital ia, dove il sole splende quasi sempre e dove, per la con- formazione del nostro paese, il clima è mite, la preoccupazione del freddo non è grande. Anche in tempo di pace non si sente un gran bisogno del riscalda- mento, e ancora sono poche le case che posseggono un calorifero centrale oppu- re autonomo. Qualche stufa e un cami- netto, nella maggior parte delle case, è sempre stato sufficiente a intepidire i locali nei quali si vive. Ma in alta Ita- lia, rTelle città sepolte sotto la neve o ammantate di umida e fredda nebbia, un buon riscaldamento era, si può dire, in- dispensabile. In previsione di questo, in previsione delle inevitabili restrizioni di guerra, molte sono le donne che duran- te la primavera e l'estate hanno provve- duto a far palle di carta coi giornali vec- chi: quelle palle di carta che, se ben confezionate, solide, servono ad alimen- tare moltissimo il fuoco e a risparmiare legns e carbone. Ma la giornata è di ven- tiquattro ore, e su queste, soltanto nove ore il calorifero o Je stufe vengono ac- cese: nei paesi freddi il tepore fa presto ad andarsene e se non si provvede in modo adeguato e con raziocinio a salva- guardarsi, è assai facile prender raffred- dori o anche malanni peggiori, lo spero che le donne italiane, le quali sono piene di buon senso e di spirito di economia, non abbiano mài sciupato e sprecato nul- la: spero che in certi sacchetti o in cer- te cassette apposite, avranno tenuto tut- ti i ritagli di lana, di pellicce, di stoffe pesanti, che son servite nel passato a far rappezzi, accomodature, strofinacci o prese per i ferri e le pentole. Adesso in- vece tutti questi ritagli, tutti questi avanzi vengon utilizzati per ripararsi dal freddo. E come? Ecco: noi stiamo spesso in casa per molte ore, sedute ad agucchia- re. I nostr-i ragazzi vanno a scuola e stan fermi nei banchi; vengono a casa e stan- no a tavolino a eseguire i compiti e stu- diare le lezioni; molte signorine sono im- piegate e hanno da scrivere a macchina o a mano per ore e ore. Molte donne son sarte, cucitrici ricamatrici... Ci sono un' infinità di mestieri che richiedono di star ferme, sedute, e starci con la casa ben scaldata non è nulla, ma rimanerci al freddo... gelano le mani, gelano i pie- dini, non si può più lavorare... Come si fà? Si va a" prendere tutti quei famosi ri- tagli: si fa con un pezzo di carta di giornale la forma di una scarpétta alta. Sul giornale si cuciono 1 ritagli di stoffa o di pelliccia (il giornale si lascia, non si toglie dopo cucite le stoffe o ¡1 pelo perchè serve anch'esso a tener caldo) . Si fa una suola di stoffa pesante trapun- tata parecchie volte, come le suole del- ,e pantotole del Friuli. Su la suola si cuce la tomaia di ¿¡ornali e ritagli. Natural- mente, se non vogliamo sembrare ..ine- leganti dovremo ricoprire il tutto con una stolta qualsiasi, anche leggera ma di un solo colore (una vecchia sciarpa, un pez- zo di velluto ricavato da un abito vec- chio van bene.). Si cuce la tomaia in maniera che rimanga il pelo o la lana all'interno, dalla parte che ha contatto col piede. Ed eccoci nella possibilità di rimaner sedute senza patire, senza peri- colo di geloni, senza malanni in vista. E per le mani? Ricorderete tutte certamente i polsi- ni che si facevano a maglia in altri tempi, non appena nelle scuole elementari ci mettevano in mano i ferri da calza; quei polsini , a due diritti e due rovesci che le nostre nonne portavano quando il calori- fero non esisteva ancora. Ebbene quei polsini che ognuno può fare da sè con ri- tagli di lana, sono assai utili per tener caldo il braccio. Ma se non bastasse, fate addirittura a maglia dei mezzi guanti, le antiche « mitene » della honna (orribile gallicismo, ma comodo riparo) e indos- sateli. Potrete ugualmente lavorare per- chè la prima falange delle dita rimane li- bera, ma la mano sarà calda e non senti- rete il disagio del freddo. Se poi non aveste lana in casa, nemmeno da ricava- re da un vecchio indumento disusato, al- lora prendete altri ritagli di stoffa, fate la forma di un guanto; prendete poi un guanto vecchio, e tagliate la parte supe- riore delle dita, imbottitelo d,' pelliccia o di stoffa: badate però che sia un guanto molto largo, altrimenti vi sentireste mani e dita legate e sareste nell'impossibilità di muoverle per lavorare. Un altro indu- mento che non ricordavamo più è la sot- tana: la vecchia sottoveste della nonna, fatta a maglia: ferri o uncinetto, di lana: la vecchia sottana che tiene calde le gambe e il petto, che si indossava sem- pre sotto qualsiasi vestito. Che aveva le maniche lunghe la scollatura quadrata, che era l'antenata delle combinazioni di ( 1 oggi, tutte leggerezza e merletti e sete e mussole: perchè la forma era come u- guale press'a poco ma la sostanza era di- versa. E con una sottoveste simile addos- so la casa può esser fredda... ma il corpo rimane caldo! So di molte donne, di mol- te ragazze che non vogliono sentirne parlare perchè trovano che si tratta di indumenti ineleganti: ma voglio dir loro che hanno torto. Non sono più ineleganti di una camicetta a maglia: se son fatte bene queste sottovesti, se son di lana chiara, rosa, azzurra, viola, bianca, sono anzi molto civettuole e carine. E si ha il vantaggio di poter indossare anche un a- bito leggero, senza sentir freddo. lo consi glio tutte le donne che hanno delle matasse di lana in casa a sferruz- zarsene -almeno un paio di queste combi- nazioni; mi ringrazieranno poi a inverno finito. E se non avessero la lana da lavorare, allora, potrebbero farsi de.lle sottovesti utilizzando dei vecchi vestiti di lana. Oppure sfacendo indumenti vec- chi a maglja (fossero pure mutande e maglie del marito, divenute strette o lo- gorate, oppure indumenti dei ragazzi in- duriti, ristretti ). Sfacendo tutto con pa- zienza, lavando la lana, rifatta a matas- se, tingendola tutta di un colore (da noi stesse, a freddo con le polverine appo- site) si potrà esser in caso da rifarsi poi la gonna nuova. Insomma io l'idea ve l'ho data. A voi adesso sfruttarla come meglio crederete. BINA SIMONETTA VIA REGINA ELENA. 52-T EL. 480.170

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