LA CUCINA ITALIANA 1943

DOPO LA VENDEMMIA DEL MIELE Per I apicida Ji campagna Al Congresso d'apicultura tenuto a Trento si constatò che l'Italia, pur aven- do dovizia di corolle nettarifere e la più laboriosa delle api operaie — capace di battere cento voli nello stesso spazio di tempo che l'ape tedesca compie cinquan- ta voli —• pur avendo un clima favore- vole, è la meno provvista d'alveari. Di fronte alla piccola Svizzera che conta 250.000 alveari, l'Italia ne ha ap- pena 200.000. Eppure occorre accrescere la produ- zione! Intanto per avere più miele occorrono più api. E per avere più api occorre pre- venire l'apicida (più o meno volontario) e il rozzo melaiolo, che non sa raccoglie- re il miele senza asfissiare le bestioline che glielo procurano, come occorre av- vertire i contadini d'usare gl'insetticidi prima che le piante fioriscano. Non pochi montanari uccidono le api perchè credono che esse, lacerando i fio- ri, danneggino la fruttificazione. _ Il Sartori ha calcolato che le api di cinquanta alveaari collaborano alla fecon- dazione giornaliera di quindici milioni di fiori. L. Lorain Langstroth (inventore del- l'arnia a telaino mobile) sperimentò dei ciliegi che allegavano solo quando i fiori erano stati visitati dalle api. La ragione è semplice. Si sa che il vento e la pioggia diffondono il polline, ma questa diffusione sarebbe insufficien- te se non intervenisse l'ape. La brava vi- sitatrice entra nel fiore e, dondolando gli stami, riceve dalle antere i granellini di polline che le cadono sul corpo. For- matine dei grumoletti, l'ape li comprime con le sue cestelle degli zampini poste- riori e l'accomoda in due pallottoline. Passando di fiore in fiore, i granellini di polline, rimasti in parte appiccicati ai peli del suo corpo, lambendo ovari e pi- stilli li fecondano. Gli incroci di simili fecondazioni assicurano la vigoria d'una pianta: spesso l'esistenza. Negli Stati Uniti alcuni frutticoitori cedono gratuitamente un lembo dei loro orti agli apicoltori. L'Eagle narra che nel Massachussetts fu venduto un podere ad altissimo prez- zo perchè il frutteto produceva assai. Nelle annate seguenti la produzione delle frutta diminuì talmente che il com- pratore accusò il venditore di inganno. Ma non c'era stato nessun inganno: soltanto che il venditore, nel trasferirsi, s'era portato via i suoi alveari. Per i apicida Ji cillà Durante gli svaghi estivi — specie dove ci sono pianticelle di timo, di sulla. di trifoglio, di melissa, davanzali con vasi di fiori, o dintorni con pioppetti, betulle, ontani, faggi, acacie — capita di udire certi ronzii. Se l'insetto ha qualche tono giallo- cromo si grida: « Oh, la vespa, la ve- spa! ». Il fastidio, o il timore d'essere punti fan correre a scacciare l'importuna, tal- volta a stritolare la creduta vespa. Ma era una vespa? Chi conosce la varietà dei ronzii, sa che basta ascoltare per distinguere il ronzio d'una vespa da quello d'un'ape. Anche la struttura aiuta a conoscerle. Il corsaletto dell'addome o la congiuntu- ra del torace consiste in un tubo sottile, ma nell'ape è meno scoperto, più breve che nella vespa e nel filanto apivoro (lupo delle api). L'ape operaia o nutrice ha un suono" (che sprigiona dalla trachea per la ten- sione muscolare quando vola) sommes- samente stridulo. La Regina (cioè la ma- dre) ha un tui-tui meno cupo. Il fuco (maschio delle api) ha un rombazzo fra- goroso da scapestrato. Stoudi Riceerch Genealogich Stemmi, r icerche storico-nobi l iari, alberi genealogici, prove del la di- scendenza ariana, e : c . Viale Lorenzo Maga l ot t i, 11 - Fi renze Questi tre componenti della stessa fa- migliola sono di carattere indipendente, energico, ma non aggressivo. Non pungo- no se non disturbati o irritati. Il fuco poi è privo di pungiglione. Schiacciare la vespa sì, che ruba il miele negli alveari, e fora le buccie del- l 'uva; schiacciare il filanto apivoro che da vero lupo piomba sul dorso dell'ape e la sbrani' nella sua galleria scavata in terreno arenoso. Ma l'ape operaia ovificatrice, piccola balia in cerca della « pars mellifera fiori propria » (come diceva Virgilio), cioè di quell'umore rugiadoso zuccherino che è in filamenti e ghiandolette delle corolle, per esempio della boraggine, dei gladioli, detto nettare, o in cerca di polline, o di propoli (resina di abeti, pioppetti, ecc.) merita altro trattamento. Anche ad assalire le frutta la prima è h vespa che sforacchia le buccie. L'ape interviene a lambire l'umore solo dopo l'assalto della vespa. Nè c'è da temere infezioni, perchè l'ape preferisce acque limpide. Se non trova sali nelle acque, si rassegna a cercarli nei letami: ecco una delle colpe dell'apicultore. Dell intelligenza delle api Nei l' American Fee Journal , Bickford raccontava d'aver architettato vari favi artificiali, uno composto di carta imbe- vuta di cera, con celle tali da ingannare qualsiasi apicultore. Le api s'avvidero della mistificazione e ridussero tutto il favo in segatura... e ricostruirono le cel- le con la loro cera. Lo stesso Napoleone che aveva altro per la testa, diceva all'Antonmarchi : « V ' è qualcosa di più dell'istinto nelle api. Credereste che io non abbia cercato d'eluderle? Ho trasportato un vaso di miele in tutte l'estremità della camera. Hanno impiegato due, tre giorni a cer- carlo, ma alla fine l'hanno trovato ». Del resto la stessa ricchezza della let- teratura apistica significa che cotesto i- menottero d'oro per incantare la mente di uomini che vanno da Empedocle ad Aristotele, da Varrone a Quintiliano (che difese le api con l'arringa: « Apes pau- peris contra divitem »), dal Culumella al Rucellai, dal Darwin al Pascoli, deve pos- sedere doti singolari meravigliose. Non si capisce perchè 1 giardini, 1 par- chi pubblici, le ville private, gli orti bo- tanici non siano provvisti d'un reparto per arnie d'osservazione. Sarebbe divertente osservare come do- po essersi impinzate di miele e polline, un primo paio d'api, con gli unghielli delle zampine anteriori s'aggrappi al sof- fitto del telaino, altro paio s'appenda alle zampine delle prime finché, succes- sivamente, formino una catena. Ciò farà sorridere. Ma dopo circa 24 ore che restano in simile posizione trasudano la cera. Que- sta cera, plasmata con le loro mandiboli- ne, con le loro pinzette l'attaccano al te- laino. Così s'inizia il favo. Alle api giovani è riservata l'architet- tura del favo, alle adulte la raccolta del vitto, alle anzianotte la milizia: vero corpo di vigili alle porte dell'arnia, ad altre la pulizia, ad altro gruppo l 'ufficio di ventilatrici — vibrando rapidissima- Ristoraent S. CAROL p r im ' o r d i n e, ser- vizio s c e l t i s s i mo Corso Umberto, 120 - Tel. 62.518 PREZZI MODICI

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